Quel che resta del pensiero  di Alexander Langer 

L’anniversario. Lunedì 22 febbraio il politico altoatesino avrebbe compiuto 75 anni Una lunga serie di iniziative messe in campo dalla Fondazione per tenere vive le sue idee Mezzalira: «Su integrazione europea, transizione ecologica e migrazioni, Alex è stato profetico»  


Marzio Terrani


Bolzano. Lunedì 22 febbraio 2021 Alexander Langer avrebbe compiuto 75 anni. L’anno scorso la Fondazione che porta il suo nome, ha voluto festeggiare con una giornata di lavori e un incontro aperto al pubblico il suo compleanno a Vipiteno, dov’era nato nel 1946, con la presenza di amiche e amici da tutta Italia e una delegazione bosniaca e dell’associazione “Adopt Srebrenica”, con cui intercorrono da oltre un decennio rapporti di amicizia e collaborazione.

Il 2020 è stato per la Fondazione Langer un anno importante: ricorrevano, infatti, contemporaneamente i 25 anni dalla scomparsa di Langer e dal genocidio di Srebrenica e dalla fine della guerra in Bosnia Erzegovina. Proprio per documentare l’impegno del politico sudtirolese, in quegli anni parlamentare europeo, per la costruzione della possibilità di un’alternativa pacifica per i Balcani, Sabina Langer e Edi Rabini hanno curato un’antologia di suoi scritti “Quei ponti sulla Drina. Idee per un’Europa di pace” (Infinito Edizioni, 2020). Come ha scritto Adriano Sofri nella postfazione, la lettura degli articoli raccolti in questo libro è un itinerario via via più precipitoso verso una doppia rovina: la morte di Alex e la catastrofe di un orrendo crimine genocida nell’Europa dopo Auschwitz. La pandemia ha cambiato solo in parte la programmazione della Fondazione che ha spostato online gli eventi “Albania e l’arte di vivere insieme” organizzati per la ricorrenza dei trent’anni dall’ inizio delle rivolte degli studenti in Albania, ha presentato il libro di Federico Faloppa “#Odio, Manuale di resistenza alla violenza delle parole” e film di Paolo Vinati e Roberta Dapunt, “Capaci di volere”, che racconta il percorso di accoglienza e integrazione tramite il progetto SPRAR in una comunità della Val Pusteria. Inoltre ha partecipato a incontri e presentazioni di “Dialogo sull’Albania” (Edizioni alpha beta Verlag), il libro che raccoglie gli scritti di Alexander Langer e Alessandro Leogrande, un racconto dei principali avvenimenti del paese al di là dell’Adriatico tra il 1990 e il 2017. L’emergenza Covid-19 ha limitato l’accesso fisico all’archivio Langer, ma non il servizio offerto alle studiose e agli studiosi impegnati nelle loro ricerche e il centro di documentazione Pro Europa è stato riorganizzato per dare la giusta visibilità al materiale collegato ai premi Langer e alle attività della Fondazione. Sul territorio è stato avviato, con la cooperativa Savera, il progetto “Inter-azioni: cittadinanza europea con Alexander Langer” (a cura di Sabina Langer e Nazario Zambaldi) che prevede percorsi con ragazze e ragazzi delle scuole e che lancia - in occasione del 21 febbraio 2021, Giornata Internazionale della Lingua Madre - la proposta di raccogliere un alfabeto di parole in tutte le lingue che abitano il Sudtirolo, partendo dalla suggestione dell’opera incompiuta di Langer “Sudtirolo ABC Südtirol” (Edizioni alpha beta Verlag).

Il 2021 si è aperto per la Fondazione con molti progetti da realizzare, tra i quali: il seminario internazionale “Radicalismo umanistico e ambientale: Illich e Langer” (in collaborazione con Green European Foundation, Fondazione Girolomoni, Movimento Nonviolento di Verona, associazione Lupus in Fabula di Fano) e il ciclo di formazione “L’arte di prendersi cura”, che mira a mettere le basi per una comunità di operatori e operatrici nella gestione e nella mediazione dei conflitti. Proseguirà, inoltre, l’opera di valorizzazione dell’archivio di Alexander Langer, attorno ai temi che ne hanno contraddistinto l’impegno. A parte le iniziative “sul campo”, chiamiamole così, per far restare viva la memoria di Langer, è la realtà stessa di questi giorni, di questi mesi, a tenere costantemente sul filo dell’attualità lo sguardo di Langer sul mondo, tra Europa ed ecologia. Ne abbiamo parlato con Giorgio Mezzalira, membro del direttivo della Fondazione.

Il premier Draghi, un banchiere, vuole inserire l’ambiente nei valori da tutelare a livello costituzionale. Ne ha fatta di strada il pensiero di Langer...

Langer è stato il primo a parlare di conversione ecologica, o transizione ecologica, come vi pare, in tempi in cui la politica istituzionale, quella in doppiopetto, era lontanissima forse persino dal comprendere il significato profondo di trasformazione che Alex le attribuiva. La sua lezione resta quindi oggi attuale più che mai. Dobbiamo vedere però che alle parole segua anche una politica coerente fatta di buone pratiche. Speriamo.

Ci sono altri due temi che tornano costantemente nella riflessione di Langer: l’Europa con le sue aree di crisi e la questione delle migrazioni. Partiamo dall’Europa.

Langer voleva un’Europa sempre più unita ed integrata. Guardava con sospetto alle entità statuali che avevano ed hanno in sé, come poi i sovranismi hanno ampiamente dimostrato, un potenziale distruttivo fatto di egoismi contrapposti. Dai suoi scritti esce invece un’idea di Europa fatta di cessione di sovranità, e quindi di integrazione, tanto verso l’alto quanto verso il basso. Gli Stati allentano la presa e si allargano ad una visione sovranazionale, ma nello stesso tempo valorizzano come interlocutori le comunità regionali, le autonomie, le istanze rappresentative più vicine alle persone. Fermo restando che, nell’idea di Langer, le autonomie sono per definizione architetture aperte, non chiuse nei particolarismi. Se volessimo sintetizzare l’idea di Langer su questo punto, potremmo dire che Alex voleva sostituire la parola “sovranità” con “cittadinanza”, un orizzonte aperto contro un orizzonte chiuso.

E la questione migranti?

Su questo passi avanti ne vedo davvero pochi. Ci sono scritti di Langer che risalgono a oltre vent’anni fa in cui si parla delle migrazioni come fatto sistemico che richiede risposte condivise e su scala europea. Aveva ragione. Le scene che si vedono in queste settimane sul confine orientale dell’Europa raccontano però un’altra storia, completamente diversa e lontana da quella analisi per certi versi profetica. Sono il manifesto di un fallimento collettivo, che va molto oltre il pensiero di Langer e che tocca tutti.

La Fondazione ha in programma qualche iniziativa particolare per questo 2021?

Beh, sì. Ricorrono quest’anno i 40 anni dal censimento, che fu forse il punto più alto di contestazione e di messa in mora del sistema sudtirolese delle “gabbie etniche”. Vogliamo ricordarlo, vedere quale bilancio possiamo trarre oggi di quelle lotte e soprattutto vorremmo capire quale insegnamento si può trarre da quella vicenda rispetto alle nuove ambizioni autonomistiche che serpeggiano oggi in giro per l’Europa.















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