Red, testimone del tempo non soltanto musicale 

L’intervista. Canzian stasera con il suo tour fa tappa a Merano in piazza Terme e qui lo racconta «Faccio rivivere con le canzoni la storia di questi ultimi decenni, anche dal punto di vista sociale»


Daniela Mimmi


Merano. Non c’è che dire, Red Canzian è stato proprio un testimone del tempo. L’ha visto dal di dentro, quel tempo in cui nasceva una musica nuova, nascevano ideali nuovi e, come dice lui, «i ragazzi avevano sogni». L’ha vissuto da dentro soprattutto come bassista dei Pooh, dal 1973 fino al loro scioglimento avvenuto nel 2016. E ha intitolato proprio “Testimone del tempo” il terzo album da solista e il primo dopo lo scioglimento dei Pooh e così ha intitolato anche il tour che lo porterà in piazza Terme a Merano, alle ore 21, di oggi, giorno di Ferragosto. Il concerto ce lo presenta lui. «È un po’ una evoluzione estiva del tour autunnale. È un lungo racconto della storia della musica rock, e anche della mia vita, dal 1956 in poi. In tutto canterò e suonerò una trentina di canzoni, molte cover, alcuni pezzi miei e altri dei Pooh. Cominciamo con le origini della musica rock, da canzoni tipo “Tutti frutti” e “She loves you”, “California dreaming” e “All you need is love” e “Your song”. E poi ci sono anche le canzoni pop che hanno segnato un’epoca, come “Il cielo in una stanza”. E naturalmente quelle dei Pooh, da “Piccola Katy” a “Brennero 69”, da “Uomini soli” a “Chi fermerà la musica”, a “Parsifal”, da “Eleonora mia madre” a “Dammi solo un minuto”. C’è il grande schermo su cui scorrono video e foto, anche loro testimoni del tempo. Con me sul palco c’è la mia band, c’è mia figlia Chiara che canta, fa il coro e suona il basso in un paio di pezzi, Phil Mer, il figlio di mia moglie Bea alla batteria e Bea che sta dietro le quinte e cura la regia».

Tutta la famiglia al gran completo!

«Sì, per me la famiglia è una delle cose più importanti della vita e mi piace dividere con loro questa esperienza».

Lei in questo spettacolo oltre a cantare chiacchiera parecchio. Cosa racconta?

«Un po’ la storia di questi ultimi decenni, dal punto di vista musicale ma ovviamente anche sociale. E poi racconto diversi aneddoti della mia vita di musicista, con e senza i Pooh».

Lei è stato un testimone diretto degli ultimi decenni ai quali si riferiva. Cos’è cambiato oggi?

«Purtroppo molte cose. Oggi si dà tutto per scontato. Noi eravamo forse ingenui, ma eravamo puri, volevamo cambiare il mondo, avevamo sogni. Oggi i ragazzi non hanno sogni, solo bisogni, di cose materiali come l’ultimo cellulare...».

Dopo 50 anni, cosa le dà ancora, stare sul palco?

«Il palco è la mia dimensione, perchè ogni concerto è diverso. Mi dà entusiasmo, energia vedere la gente felice intorno a me. Lo affronto da solo ed è una bella sfida, perchè adesso tutto, successo e critiche, dipendono da me. Non scenderei mai dal palco. Questi concerti sono molto faticosi, perchè facciamo tanti pezzi, 30 pezzi, ma quando mi accorgo che anche quel viaggio sta per finire, divento triste. I fari si spengono. Del resto, se uno fa questo mestiere è perchè ama stare sotto i fari».

E dopo questo tour?

«Questo tour terminerà in ottobre, poi mi rimetterò al lavoro al mio progetto più ambizioso, una vera opera, nè lirica, nè rock, ambientata nella Venezia del Settecento. Dovrebbe debuttare entro un anno. E poi faccio un sacco di cose. Televisione per esempio: ultimamente con Frassica e la Cuccarini, e poi il 4 settembre andrà in onda su Rai Due “Un palco per due”, con Roy Paci. Scrivo molto, scrivo sempre! Mi diverto, sto bene, sono felice di quello che ho perchè l’ho fatto con le mie mani. Amo la mia famiglia e amo la natura e quando posso mi richiudo nella mia casa in Val Badia...».

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