lettera di un genitore 

scuola d’emergenza, un pasticcio dietro l’altro 

Vorrei richiedere alcuni chiarimenti riguardo la vicenda del cosiddetto "servizio di emergenza" che avrebbe dovuto essere attivato a seguito delle decisioni della giunta provinciale di Bolzano per...



Vorrei richiedere alcuni chiarimenti riguardo la vicenda del cosiddetto "servizio di emergenza" che avrebbe dovuto essere attivato a seguito delle decisioni della giunta provinciale di Bolzano per gli alunni di scuole primarie, dell’infanzia e di ogni altro ordine e grado per i soli alunni con handicap (titolari di un relativo certificato di accertamento si sensi della legge 104/92), relativamente alle scuole in lingua italiana.

Il 12 maggio la giunta provinciale decide di attivare detto servizio, sebbene con modalità differenti dalla didattica normale e limitati ad un solo servizio di vigilanza, volto a consentire la custodia dei figli di genitori che lavorano e non possono usufruire del cosiddetto "lavoro agile". Viene predisposto un modulo per l’iscrizione da consegnare compilato entro la mezzanotte del giorno successivo, 13 maggio.

Il 13 vengo avvisato da mia moglie di questa iniziativa. Provo a cercare maggiori informazioni sul sito della provincia ed effettivamente trovo la pagina predisposta, senza però trovare menzione in merito a questa scadenza molto ravvicinata, che trovo così assurda da ritenerla poco verosimile. Chiamo presso la scuola di nostro figlio: nessuno ne sa niente. Per il momento, visto che ritengo poco verosimile una scadenza così vicina, lascio perdere.

Il giorno successivo (14 maggio) chiamo l’intendenza scolastica italiana. Anche qui ottengo poche informazioni e vengo invitato a richiamare più tardi. Richiamo più tardi e mi si conferma che ormai la scadenza è passata e vengo invitato comunque a provare a sentire la scuola. Chiamo nuovamente la scuola e di nuovo nessuno sa niente. A questo punto lascio definitivamente perdere la questione e mi rassegno. Al momento mia moglie lavora e io fortunatamente ho la possibilità di lavorare da casa, ma non so per quanto e in caso il mio datore di lavoro mi chiedesse di tornare in ufficio avrei veramente un problema grosso. I genitori miei e di mia moglie vivono rispettivamente a Mantova e in Albania.

Arriva il giorno 15 maggio. Leggo sul quotidiano “Alto Adige” che la sovrintendenza ha deciso di non attivare il servizio per le esigue richieste ricevute. In serata (o forse il giorno successivo, non ricordo) leggo poi le giustificazioni di assessore provinciale e sovrintendente, i quali dirottano la responsabilità dell’accaduto sui dirigenti, che si sarebbero rifiutati (per motivi non meglio specificati) di attuare il servizio, evidenziando il loro disaccordo con questi ultimi.

A questo punto mi sorgono alcune domande:

- L’azienda servizi sociali di Bolzano sta riattivando il servizio di asilo nido. A tal fine sono stato contattato dalla stessa il giorno 8 maggio via Sms e via email invitandomi a compilare moduli per la riammissione del mio figlio più piccolo, da presentare entro il lunedì successivo (11 maggio). Perché non si è adottato un simile approccio anche per il servizio di emergenza scolastico comunicando singolarmente agli interessati la riattivazione del servizio e invitandoli a presentare le domande dando loro un tempo ragionevole per presentare la domanda? È accettabile che una decisione di questa portata debba giungere agli interessati tramite canali informali, lettura di quotidiani o aggiornamento compulsivo della sezione "notizie" del sito della provincia?

- Leggo che le adesioni sono state “esigue”, nell’ordine del 5-10% sulla platea degli interessati. Sarebbe stato possibile aspettarsi numeri più alti, visti i modi e i tempi di comunicazione dell’iniziativa (vedi punto precedente)? Credo proprio di no. Mi sembra evidente che urga una riflessione su questo aspetto.

- In ultimo, come si può valutare la reazione di assessore e sovrintendente che accusano i dirigenti di non aver voluto attivare il servizio? A chi rispondono i dirigenti scolastici riguardo al loro operato? Esclusivamente a loro stessi oppure, come sarebbe auspicabile, al sovrintendente e in ultima analisi, all’assessore competente? E questi ultimi, non avrebbero potuto dare perlomeno un’immagine più decorosa delle istituzioni che rappresentano, assumendosi la responsabilità dell’epilogo di questa vicenda, invece di rappresentare i dirigenti come cani sciolti che possono permettersi di fare il bello e il cattivo tempo?

Mi dispiace per la durezza di questa lettera e spero di non aver urtato la sensibilità delle persone coinvolte. Capisco benissimo la situazione di emergenza che tutti stiamo vivendo e la pressione a cui sono sottoposti i vertici di qualsiasi organizzazione, ma spero che capiate anche il mio stato d’animo e dunque vi domando: a questo punto non sarebbe stato meglio non cercare nemmeno di attivare questo servizio e dire da subito “non lo facciamo per N motivi, punto e basta”?















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