«Stasera? Sarò da solo con il mio pianoforte» 

Intervista a Sergio Cammariere. Al Cristallo il primo concerto di “Racconti di Musica” «Non sono l’erede dei cantautori, certo è che condividiamo l’amore per musica e poesia» 


Daniela Mimmi


Bolzano. Dalla musica etnica alla classica, dal jazz alla bosa nova, dai ritmi brasiliani a quelli balcanici. C’è tutto questo, oltre a testi intimi e profondi, nella musica sfaccettata di Sergio Cammariere. Uno che la musica ce l’ha nel sangue da quando, a 7 anni entrò nel coro di voci bianche della sua città, Crotone, e iniziò a suonare il pianoforte. Adesso, all’età di quasi 55 anni, il cantautore e compositore calabrese è arrivato al decimo album, uscito nel maggio scorso, che si intitola “La fine di tutti i guai”. E lo stesso titolo ha dato al lungo tour che sta attraversando l’Italia, e che lo porterà a Bolzano oggi 15 ottobre, al Teatro Cristallo, primo appuntamento della rassegna Racconti di Musica. Cammariere è arrivato al successo con la sua partecipazione al Festival di Sanremo nel 2003 con la canzone “Tutto quello che un uomo”, che è arrivato al terzo posto oltre al Premio della Critica e al Premio “Migliore Composizione Musicale” e due dischi di platino. Nella sua carriera, oltre ai dieci suoi album originali, ha dedicato concerti e live ai grandi cantautori italiani come Sergio Endrigo e Giorgio Gaber, ha composto innumerevoli colonne sonore per il cinema, come quella de “L’abbuffata” di Mimmo Calopresti che vinse il “Premio per la Migliore Colonna Sonora” al Festival Internazionale del Cinema Mediterraneo di Montellier, e per il docu-film di Cosimo Damiano Damato “Prima che il gallo canti - il Vangelo secondo Andrea”, e tanti altri ancora. Quindi torna due volte a Sanremo: nel 2008 con “L’amore non si spiega” e nel 2018 ospite di Nina Zilli con il brano “Senza appartenere”. Lo abbiamo intervistato.

La prima volta a Bolzano. Che concerto sarà?

Sarò da solo con il mio pianoforte. Sarà un bel concerto, intimo, un cerimoniale particolare. Non so perchè non sono mai stato a Bolzano, ma tante volte in Trentino, anche ai Suoni delle Dolomiti. Credo sia a causa di certe coincidenze...

Come mai ha scelto “La fine di tutti i guai” per dare il titolo all’album e al tour?

Perchè è un buon auspicio. Con molto impegno, molto lavoro, i guai finiscono. Quando avevo 20 anni, per la precisione 35 anni fa, suonavo il pianoforte all’Hotel Golf di Madonna di Campiglio. Da allora ho lavorato molto e oggi sono arrivato al decimo album. Forse è anche un titolo un po’ utopico.

Come mai per questo album ha scelto l’amore?

Parlo di amore sotto tutti i punti di vista e da tutte le angolature: l’amore tra un uomo e una donna, tra donne, tra uomini, l’amore puro, l’amore per Dio. Guardo l’amore come se stessi alla finestra. È una scrittura allusiva.

Questo “La fine di tutti i guai” è supportato da un video bellissimo firmato da Cosimo Damiano Damato. Come ha scelto i vari personaggi?

Nel film, a cartoni animati, io guido un vecchio taxi giallo per le strade deserte di Roma notturna. Via via carico Pasolini e la Callas, Fellini e Alberto Sordi, Che Guevara e Gandhi, Kurt Cobain e Martin Luther King, mentre i Beatles attraversano sulle strisce pedonali davanti a Castel Sant’Angelo e Frida Kahlo dipinge un murales. Sono personaggi del cinema, della musica, della cultura e anche uomini politici, personaggi emblematici che portano tutti un bellissimo messaggio di pace e di amore.

Si sente, come è stato scritto, l’erede dei grandi cantautori?

No, non mi sento l’erede di nessuno. Con molti di loro ho collaborato, come Lauzi, Endrigo eccetera. Abbiamo sicuramente un dna comune, amiamo tutti la grande poesia e la bella musica.

Come sta la canzone d’autore? Resterà sempre una musica di nicchia, secondo lei?

La canzone d’autore non finirà perchè noi regaliamo sensazioni ed emozioni attraverso la musica. Solo a Roma ci sono 5-6 giovani cantautori molto interessanti. Usano un linguaggio nuovo, fresco, ma non sono troppo attenti all’armonia, che per me è la cosa più importante. E purtroppo i giovani non ascoltano Bach, Beethoven o Chopin. Ascoltano di tutto, ma non hanno una vera cultura musicale perchè l’Italia è l’unico paese al mondo dove a scuola non si insegna la musica.

Lei che musica ascolta quando è in macchina?

Di tutto, grazie alla tecnologia che ci permette di ascoltare tutto dappertutto. La Sagra della primavera di Stravisky è una scelta fissa, soprattutto quando sono in autostrada. Poi ascolto la musica brasiliana e i cantautori latino-americani, la musica indiana e araba e etnica in generale, Miles Davis e i padri del jazz, e le colonne sonore, che sono un mondi infinito.

Da 35 anni sta girando il film della sua vita. Quando lo realizzerà?

Chissà! Ci vuole un sacco di tempo perchè ho ore, mesi di registrato. Tra 6-7 mesi uscirà un nuovo album di solo piano, e sto scrivendo le canzoni del mio undicesimo album...

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