Storia Notturna, mostra collettiva a Centrale Fies 

Long Day Performance. Fino all’8 agosto Oggi intanto, dalle 18, una vera non stop Opere di: Camoni, Fonassi e tanti altri


Katja Casagranda


Dro. Conclude il primo fine settimana di XL Capitolo IV a Centrale Fies di Dro con “Storia Notturna” in Long Day Performance. Si anima e prende vita acquisendo significato attraverso l’attivazione in performance la mostra collettiva omonima che sarà visitabile fino all’8 agosto. La mostra a cura di Simone Frangi e Denis Isaia indaga gli innumerevoli rapporti tra oggetti e loro attivabilità. Per il 2020 la collettiva riunisce artisti ed artiste internazionali che nel loro percorso hanno saputo approfondire la relazione reciproca tra oggettualità e performance. “Storia Notturna” trae il suo titolo dall’opera storico-filosofica di Carlo Ginzburg dedicata all’analisi del sabbah, della stregoneria e di prassi di cura e trasformazione materica che, iscritte in una soglia “crepuscolare”, notturna o oscura, hanno influenzano modi di abitare il mondo “oltre la razionalità”, caricandosi nella storia alternativa dell’Occidente di profondi significati sociali e politici. Dalle 18 quindi Centrale Fies ospita la non stop di performance che vedono coinvolti gli artisti in allestimento in una sorta di rito collettivo all’ombra delle falesie di Dro. Il viaggio prevede un’indagine su circolazione delle risorse e conoscenze spesso acquisite attraverso violento sfruttamento sull’altro o sulla natura a cura dell’artista multidisciplinare Mercedes Azpilicueta. Sono sculture oggetto quelle di Chiara Camoni nate dalla promiscuità di uso comune e rituale come i fischietti o le collane portate a Dro. Moving Landscape è una sintesi tra impulsi pittorici, scultorei e di movimento frutto dello studio di Darius Dolatyari Dolatdoust. Commissionata da Museo Burel per un ciclo di mostre curate da Daniela Zangrando nel 2019, l’opera “of Work (poema selvatico)” di Francesco Fonassi elabora, con i mezzi della ricerca sonica, la figura ferale dell’“Om Selvarech”. Un ponte fra folklore e miti personali è quello di Anna Perach che porta a Dro i suoi personaggi mitici femminili o femminizzati creati tramite la tecnica del tufting in cui i tessuti di tappeti fatti a mano assumono forme antropomorfe e zoomorfe. e dei ruoli di genere. Raffaela Naldi Rossano riattiva in mostra alcuni frammenti del progetto espositivo “I confess”, ricerca sul potenziale mnemonico dei materiali e sulla loro capacità di funzionare come elementi transizionali e di costruzione dell’esperienza memoriale personale. In una ricostruzione frammentaria e non lineare a livello temporale e spaziale. 38074 di Luca Frei è un lungo filamento di bastoni e catene mutevole per forma e dimensioni che si propone di attivare in chiave dinamica lo spazio statico della scultura.













Altre notizie

Attualità