Torna “Solstizio d’Estate” e stavolta si parla di fame 

Da domani il Festival. “Fame” intesa come voglia di cibo, di libertà, di conoscenza, di giustizia Fino al 21 giugno teatro, musica e performance. Il via con “Fame mia, quasi una biografia”


KATJA CASAGRANDA


Trento. Domani inaugurazione di Solstizio d’Estate, il Festival che quest’anno affronta ogni sfumatura del significato della parola “Fame”, intesa come fame di cibo, di conoscenza, di giustizia, di passione e chi più ne ha più ne metta, ma anche nemica da sconfiggere nella battaglia verso la civiltà, attraverso i vari linguaggi della creatività umana.

Un percorso che si snoda lungo i centri della Piana Rotaliana. Dal 5 al 21 giugno, giorno astronomico appunto del solstizio d’estate, quando il giorno conta le sesse ore della notte e il sole è nel suo zenit all’equatore, attraverso teatro, musica e arti performative, ma anche cinema e parole scritte e parlate, si racconta il cibo, che da un lato è mezzo di coesione e condivisione, dall’altro è anche nutrimento dell’anima. Il tutto in un contesto mondiale dove due terzi del mondo soffre la fame mentre un terzo pare ossessionato dal cibo, da un lato fra diete e mode alimentari, dall’altro fra abbuffate in cui si amplificano programmi televisivi e immagini fotografiche. E proprio di questo rapporto caotico con il cibo parla l’appuntamento inaugurale del Festival. Apre l’edizione 2019 di Solstizio d’Estate lo spettacolo “Fame mia, quasi una biografia” con Annagaia Marchioro per la regia di Serena Sinigaglia che domani sera, 5 giugno, sarà proposto a Roverè della Luna. Appuntamento a Casa Casatta, ore 21.30 con lo spettacolo liberamente ispirato al romanzo di Amelie Nothomb. Incentrato sulla storia di una ragazza affamata di cibo ed esistenza, che racchiudono quella che è una fame spietata di vita, anche quando la vita appare odiosa, incompleta, insoddisfacente. Ambientata in una cucina a Venezia, la protagonista parla al pubblico di una fame talmente intensa ed immensa da togliere l’appetito, la curiosità e la vita stessa.

“Fame mia” ne risulta quindi uno spettacolo “dedicato a chi si sente alienato da un mondo distante, a chi è costretto all’ascolto di luoghi comuni e di consigli non richiesti, a chi fatica a credere di valere qualcosa, a chi non si sente mai sazio, forse perché sentirsi pieni è un lusso per pochi eletti”. Tragedia e comicità si fondono, nella fame di Annagaia Marchioro, che è la stessa “di tutti quelli che talvolta si sono sentiti niente, inetti, inadatti. Fame di una bellezza autentica, della risposta ad un malessere comune, quella paura di vedere la propria vita sfuggire tra le mani”. Lo spettacolo “Fame mia” vincitore del premio “L’Alba che verrà ” 2016 e del Premio “Giovani Realtà del Teatro” 2015 dell’Accademia dell’Arte Drammatica Nico Pepe di Udine, viene identificato come “un percorso di formazione, dall’infanzia all’età adulta alla ricerca di sè, una strada piena di curve e di salite ma anche di prati su cui riposare. Dedicato a tutte quelle persone che non si sentono abbastanza belle, che non si sentono abbastanza amate, che non credono di bastarsi per essere felici. Uno spettacolo un po’ per tutti: chi è senza peccato, scagli la prima pietra.”

Il Festival Solstizio d’Estate proseguirà quindi con un fitto calendario che prevede venerdì 7 giugno l’appuntamento con la proiezione del film della rassegna “Cinema Amore”, selezione di pellicole dalla Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico, dal Trento Film Festival e dal Religion Today Film Festival.













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