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«Tra i nostri allievi jazz anche un 85enne» 

Intervista a Ewald Kontschieder. Bilancio più che positivo per il condirettore di Merano Jazz «Con due docenti come Dave Douglas e Cristina Zavalloni ci siamo ulteriormenti arricchiti» 


Giuseppe Segala


Merano. L’atmosfera che si respira a Merano Jazz è particolare. Vi si mescolano l’entusiasmo, il desiderio di mettersi in gioco degli allievi dell’Accademia mitteleuropea, che quest’anno si trovavano di fronte, tra gli altri, a docenti come Franco D’Andrea, Dave Douglas, Cristina Zavalloni, Dan Weiss, e l’attività dei concerti, con gli appuntamenti di alto profilo, con cartelloni che in venticinque anni di programmazione hanno visto passare sui palchi meranesi tanti protagonisti della storia del jazz, tra cui Carla Bley, Geri Allen, Roswell Rudd, Jack DeJohnette, Joe Lovano. Nell’edizione 2021, dal 13 al 15 luglio, oltre all’omaggio intenso della vocalist Maria Pia De Vito ai “Dreamers”, ad artisti come Joni Mitchell, Bob Dylan, David Crosby, Paul Simon, Tom Waits, che hanno fatto sognare generazioni intere, e al concerto di un’autentica enciclopedia vivente come il pianista Kenny Barron, i riflettori del programma si puntavano sul quartetto inedito, diretto in coppia da Franco D’Andrea e Dave Douglas, con Federica Michisanti al contrabbasso e Dan Weiss alla batteria. Se l’essenza del jazz poteva essere misurata da un lato nel concerto degli All-Star di Barron, dall’altro il quartetto di D’Andrea e Douglas ha mostrato nel senso più pregnante a quale livello di empatia, di dialogo, di ascolto reciproco e costruzione in tempo reale possa giungere la musica chiamata jazz.
Tali criteri di ascolto e dialogo intenso, di rispetto della tradizione e provocazione verso nuove avventure sono stati sviluppati, prima dai due leader, poi dal quartetto al completo, pure nei corsi della masterclass alla Scuola Musicale meranese, con parole precise e stimolanti, ma anche con eloquenti esempi musicali. Senza dubbio un ricordo che resterà impresso nella mente degli allievi, e avrà modo di farli crescere nella loro vicenda artistica. La Jazz Academy meranese, dopo vent’anni di impegno didattico diretto dallo stesso D’Andrea e da Ewald Kontschieder, vede i risultati di questo lavoro impegnativo e prezioso. Come ci racconta Kontschieder in un bilancio delle attività, che si sono protratte fino a domenica 18 con i concerti degli allievi e docenti al ristorante Aurora, «Una delle maggiori soddisfazioni sta nel vedere che molti dei ragazzi iscritti ai primi anni ora sono professionisti, molti sono diventati docenti ai nostri corsi e sono entrati nel nostro staff. Il batterista e percussionista Pietro Ricci, ad esempio, era venuto a Merano per la prima volta molti anni fa, con un gruppo di allievi triestini. Allora aveva quindici anni. Si è poi perfezionato a Graz ed ora svolge attività di musicista e di musicoterapeuta. È un fondamentale collaboratore dei nostri corsi. Allo stesso modo, il contrabbassista trentino Andrea Ruocco e tanti altri».
La macchina dell’Accademia è progredita e si è fatta complessa. Inoltre, quest’anno Franco D’Andrea non poteva partecipare agli aspetti organizzativi, perché molto impegnato dal tour di concerti del quartetto e dalla masterclass. Qual è l’apporto dello staff di collaboratori?
Per l’aspetto organizzativo è fondamentale. Ora il gruppo è formato da più di dieci persone: tra questi, oltre alla competenza di Giorgia Lazzaretto, vorrei ricordare l’apporto fondamentale del chitarrista Matteo Scalchi, che è pure tra gli insegnanti, e la costante presenza del veterano Rolf Klaus Friedrich, al nostro fianco fin dall’inizio. Ma tutti sarebbero da citare. Alla fine, la soddisfazione maggiore è stata ricevere i complimenti degli allievi, l’assicurazione che si tratta senz’altro di un’esperienza da ripetere.
Quest’anno, tra i docenti, c’erano Dave Douglas e Cristina Zavalloni…
Due didatti di prima qualità. Douglas lo conoscevamo, perché è stato già Artist in residence nel 2010. La sua precisione e concentrazione sono preziose. Ha voluto svolgere una parte didattica all’aperto, di dialogo quasi socratico a contatto con la natura, nel giardino della Chiesa Evangelica. Un ottimo stimolo. Zavalloni era con noi per la prima volta: si tratta di una docente con ampia esperienza, anche nel campo della danza e del teatro. Dal 2017 insegna improvvisazione e canto jazz presso la Saint Louis School of Music di Roma. Il suo apporto è stato dunque molto versatile, con lavori complessi per voci, con un’attenzione al dialogo tra voci e strumenti, in particolare la batteria, e con l’approfondimento delle relazioni tra canto e movimento del corpo. Senz’altro sarà tra i nostri docenti anche l’anno prossimo.
Tra i vostri allievi non si vedono solo giovani, ma anche persone di una certa età. Cosa li spinge alla frequentazione?
Dopo una vita di lavoro, puoi riposare, ma puoi anche metterti in gioco. Quest’anno, tra gli allievi, abbiamo avuto nuovamente Luis Dejakum, di ottantacinque anni. Non aveva mai suonato jazz prima dello scorso anno. Abbiamo avuto anche due direttori di banda, di Salorno e di Egna. Un ampliamento di orizzonti importante per la nostra realtà, così ricca di interessi musicali ad ampio raggio.
In conclusione, ricordiamo i nomi degli allievi vincitori delle borse di studio 2021?
Nella categoria sotto i vent’anni, ha vinto il sassofonista contralto Maximilian Tribus, di Tesimo, che compiva i sedici anni proprio lo scorso 19 luglio. Nella categoria musicisti, abbiamo premiato la clarinettista trentenne Belinda Miggitsch di Innsbruck; in quella dei vocalist, la ventenne Anja Milicevic, sempre di Innsbruck.













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