Stipendi, Bolzano al top in Italia. Ma i sindacati: «Qui la vita costa troppo»
Le retribuzioni annue medie in Alto Adige ammontano a 34.804 euro. Solo Milano è davanti
TRENTO. La provincia di Bolzano seconda a livello nazionale nella classifica degli stipendi. La retribuzione media annuale 2024 (su dati 2023) dell'Osservatorio Job Pricing vede l'Alto Adige arrivare a quota 34.804 euro, preceduto soltanto dalla provincia di Milano con 37.661 euro.
Il vicino Trentino è al 22° posto tra le province con 31.6596 euro lordi annui. Rispetto ai 12 mesi precedenti Bolzano scala una posizione in classifica, mentre Trento ne perde 7. Ma non è tutto oro quel che luccica, come affermano i sindacati, tirando in ballo alcune variabili: la prima il costo della vita.
Ma andiamo per ordine. Il rapporto mostra che le differenze salariali - la retribuzione globale annua lorda (Rga), ottenuta dalla somma tra la Ral (retribuzione fissa annua lorda) e la retribuzione variabile effettivamente percepita dai lavoratori - sono in gran parte determinate da fattori quali la domanda e l'offerta di lavoro, le strutture economiche regionali e il costo della vita.
Regioni come Lombardia e Lazio restano in cima alla classifica, grazie alla presenza di Milano e Roma con i loro mercati del lavoro dinamici, l'elevata domanda di competenze professionali e il costo della vita più sostenuto. Al contrario, le regioni meridionali, ad esempio Calabria e Basilicata, nonostante lievi miglioramenti, continuano a restare indietro con salari medi più bassi.
Il rapporto sottolinea che queste variazioni creano distinti "mercati salariali" in tutto il Paese, con anche le province vicine che mostrano notevoli differenze dovute a fattori come la presenza di distretti industriali specializzati o diverse attività imprenditoriali.
Sul secondo posto di Bolzano i sindacati altoatesini mostrano prudenza. «Teniamo presente che questo è il reddito medio, quindi ci saranno lavoratori che guadagnano di più ed altri molto di meno. Certo qui da noi il pubblico impiego ha stipendi in media più alti rispetto ad altre realtà italiane, ma bisogna considerare il costo della vita che in Alto Adige è tra i più alti d'Italia, se non il più alto e parametrare le retribuzioni a questa realtà», sottolinea Donatella Califano, segretaria provinciale della Sgb/Cisl.
E allora? «Bisogna lavorare, oltre che sui contratti collettivi, anche su quelli di secondo livello e territoriali, per mettere in grado il lavoratore medio di poter pagare un mutuo per la prima casa, oggi impossibile se non si ha un certo patrimonio alle spalle», ancora Califano, chiedendo anche alla Provincia di «adeguare, tra il resto, le prestazioni sociali all'inflazione». Dal canto suo anche Cristina Masera, segretaria della Cgil/Agb spinge sulla contrattazione: «Importante che tutte le categorie datoriali capiscano la responsabilità anche sociale del loro ruolo ed alcuni lo riconoscono, perché altrimenti senza redditi adeguati al costo della vita, ne risente alla fine tutta la società ad iniziare dai più deboli».