emergenza abitativa

67 mila posti di lavoro e poche case «Così la città muore»

Fattor: «Concentrati nel capoluogo attività e servizi, non si è pensato alle case». Prezzi alle stelle, mutui della durata di 40 anni mentre solo il 17% della popolazione è sotto i 18 anni


Antonella Mattioli


BOLZANO. «Bolzano con 107 mila abitanti ha 67 mila posti di lavoro (il rapporto è del 62%); l’area metropolitana di Milano - tanto per fare un raffronto - con 3 milioni e 200 mila abitanti ha un milione e 480 mila posti di lavoro (il rapporto è pari al 46%). Ciò significa che il capoluogo altoatesino in questi anni è stato caricato di una quantità incredibile di attività e servizi: turismo, commercio, università, produzione, agricoltura. Ma non si è pensato alla parte residenziale. Risultato: la situazione sta esplodendo. Con la conseguenza che gli alloggi vengono venduti a peso d’oro; le banche arrivano ormai a stipulare mutui a 40 anni; i giovani under 18 rappresentano solo il 17% della popolazione. Non servono solo nuove aree in tempi brevi; c’è bisogno anche di una visione della città. Non fare nulla, significa rischiare il declino».

A lanciare l’allarme l’assessore comunale alla mobilità Stefano Fattor, dopo che sull’emergenza abitativa ha preso posizione anche il vescovo Ivo Muser, invitando Provincia e Comune ad aprire un tavolo, per consentire alla Curia di aiutare le fasce più deboli della popolazione. Si dice pronto a rispondere all’appello Fattor nella sua veste di assessore che, nelle competenze, ha anche l’edilizia abitativa. «Tutte le componenti politiche, economiche e sociali devono mettersi intorno ad un tavolo e decidere quale deve essere lo sviluppo futuro del capoluogo; l’alternativa è “spegnere” una della tante funzioni. Visto che le dimensioni sono quelle che sono: l’area residenziale si estende su 6 km quadrati, dove vivono 104 mila persone; 3 sono quelli occupati dal settore produttivo, 12 dall’agricoltura di cui 6,8 da frutteti».

4.000 alloggi entro il 2030
Le previsioni di sviluppo del capoluogo quantificano in 4 mila alloggi il fabbisogno di qui al 2030. «Se anche i cantieri - prevede Fattor - dovessero aprire tutti domani mattina, per quella data se ne realizzerebbero solo la metà, visto che 1200 sono quelli previsti sull’areale fs, 250 al posto delle caserme Huber, 150 nella zona artigianale di viale Druso e un centinaio sull’area Reinisch ai Piani». C’è bisogno dunque, di nuove aree da destinare agli alloggi. «Giusto aprire le facoltà di Ingegneria e Medicina però docenti, ricercatori, studenti dove li mettiamo, se poi quando arrivano non trovano casa». Fattor immagina un’espansione edilizia non nel cuneo verde, ma nelle campagne verso Laives e oltre via Resia, verso via Castel Firmiano. Serviranno però terreni anche per fare strade. «Per alleggerire il traffico in zona produttiva, si punta a riaprire i ponti Resia e Palermo in entrambe le direzioni: ciò comporterà un aumento del traffico su via Resia. Se non vogliamo che scoppi, bisogna pensare di realizzare una strada che corra parallela».

Espansione verso Laives
«Con 52 chilometri di superficie - spiega il sindaco Renzo Caramaschi - Bolzano è il più piccolo comune dell’Alto Adige, anche perché dalla cifra complessiva bisogna togliere le pendici e le zone a rischio idrogeologico dove non si può costruire. Trento, per capirsi, è tre volte tanto. Bisogna aprire un tavolo di discussione con i comuni limitrofi a partire da Laives». Bene i tavoli e gli studi, il problema sono i tempi con cui si risponderà all’emergenza. «La legge provinciale sull’urbanistica - spiega il sindaco - è molto complicata. Non c’è più il Puc, ma si parla di Piano di sviluppo territoriale che prevede che si approvino prima il Piano della mobilità sostenibile, il Piano del verde, il Piano sociale. Per vedere come funziona, è partito per primo un anno fa Racines e non hanno ancora concluso l’iter. Noi abbiamo avviato il lavoro e pensiamo di essere pronti per il 2025. Solo allora sapremo dove crescerà il capoluogo; come e quanti saranno i nuovi alloggi».

Il fienile di via Fago
In via Fago la Curia e i Benedettini, proprietari del fienile e dei terreni adiacenti, avevano già il progetto per la realizzazione di una sessantina di alloggi da affittare a prezzo calmierato. «Ci hanno bloccato tutto», ha detto Andreas Mumelter, direttore dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero. «Se tutto è fermo - ribatte Luis Walcher, vicesindaco nonché assessore all’urbanistica – la colpa non è sicuramente del Comune. Io avevo firmato l’autorizzazione all’abbattimento del fienile, ma ho dovuto revocarla - cosa che mi è capitata solo due volte in quattro anni - perché è intervenuta la Sovrintendenza ai beni culturali che ha messo sotto tutela il vecchio fienile e si è bloccato tutto. So che sono in corso delle valutazioni in Provincia. Non possiamo fare nulla, se non aspettare eventuali nuove decisioni». ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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