Covid, automotive in stallo Vendite giù almeno del 10% 

Pesano i lockdown. Ad ogni chiusura tra Comuni il mercato dell’automobile si ferma I concessionari: chi vuole cambiare auto aspetta. Male il settore premium, gli altri vanno peggio



Bolzano. L'auto arranca. Per dire: ad ogni chiusura tra Comuni il mercato va in stallo. Non perché le concessionarie non siano aperte e i nuovi modelli non allettino, anzi; ma per la ragione che chi ha in animo di spendere per comprarsi una nuova macchina aspetta, ci ripensa e rimanda al prossimo mese. "Sono gli stop ad go a fisarmonica che ci impediscono di fare per bene il nostro lavoro" lamenta Thomas Weithaler. Che guarda all'anno appena trascorso e a quello già iniziato dall'osservatorio dell'Audi bolzanina, concessionaria InCar. Punto di snodo per guardare in particolare ai numeri: nel 2020 si è registrato un -10% sulle vendite. Decremento comunque plausibile. E molto meno marcato di altri marchi. Ma che mostra come la pandemia abbia inciso proprio nel momento in cui stavano per essere ribaditi risultati molto positivi. Certo, la fascia "premium", quella cui appartiene Audi assieme ad altre aziende dell'automotive su un livello di prestigio (e di costo) elevato, ha sofferto meno di altre in settori più popolari ma anche più esposti alle variabili pandemiche.

"Se il cliente non può muoversi è difficile per noi mantenere le posizioni - commenta Weithaler - ma ci stiamo sempre provando. Ad esempio: non si è mai smesso di valorizzare nuovi modelli e di attivare politiche di marketing adeguate". Dunque, si aspetta il 2021 per capire se il settore potrà riprendere a correre a pieno ritmo. Per ora sono giunti in concessionaria le nuove proposte, dalla nuova Audi A3 ai Suv, che sono sempre in cima ai desideri: dalla Q2 alla Q3, per finire con la Q5. Ma cosa servirebbe per consentire all'automotive di non continuare a soffrire? "Innanzitutto coerenza di provvedimenti - dice il direttore di InCar - senza continuare a chiudere dopo aver, forse, troppo riaperto". In pratica? "Magari che anche l'Alto Adige si agganci ai provvedimenti nazionali complessivi: quando il Paese si ferma, fermiamoci anche noi. E riapriamo in sicurezza insieme a tutte le altre regioni. Anche per non creare confusione nella clientela. La nostra, ad esempio, non è solo bolzanina o altoatesina". E il direttore punta il dito anche sull'atteggiamento privilegiato che si è riservato fino ad ora a settori specifici, come quello turistico: "E ignorando quelli trainanti, anche in termini di Pil, come quello quell'auto e delle concessionarie sul territorio".

La Audi bolzanina, poi, è anche garanzia di occupazione: sono al lavoro attualmente 34 dipendenti. Ma molti di loro sono finiti in cassa integrazione nella prima ondata. Vi sono ritornati a novembre ed ora, con queste tre settimane di nuove chiusure, ci andranno di nuovo. "Ma noi siamo sempre aperti - tiene a precisare Weithaler - e i nostri nuovi modelli stanno a significare anche una precisa volontà di ripresa". L'auto, come negli anni Sessanta, come motore per muovere tutta l'economia.













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