società

Impaurita dal carovita, ecco la Bolzano dei nuovi poveri

L’allarme del Comune. La sociologa Brentani: «Fratture sociali sempre più visibili. Chi non ce la fa si sente molto solo». A pesare di più è il caro-casa



BOLZANO. La Bolzano che non vedi è quella dei nuovi poveri. È una città impaurita e anche sola. Se ne sta in disparte e guarda al resto di chi ci vive con la chiara sensazione che il divario tra loro e gli altri si sia fatto sempre più largo. Il problema è che sono tanti. «Il carovita ha prodotto fratture sempre più visibili», dice Milena Brentani. Lei è una sociologa e presidia l’osservatorio comunale per le politiche sociali.

È la prima linea di fronte tra la Bolzano delle mille ciclabili e dei milioni di turisti che caracollano in mezzo ai B&b che prima erano case e quella che è stata rimandata nei quartieri o che ci vive da sempre e vede il suo potere d’acquisto eroso da prezzi non fatti per loro e per stipendi o pensioni sempre uguali. Non è sempre stato così. Ma è ormai un po’ di tempo che lo è.

Ad esempio, la casa. «I risparmi non bastano mai - commenta ancora la sociologa - e appena si mettono da parte un po’ di soldi che sembrano abbastanza, il mercato fa di nuovo lievitare i prezzi degli appartamenti». La casa resta “il” problema. Non parliamo dei giovani. Che spesso scappano in cerca di luoghi e padroni di casa meno esosi. Ma non parliamo anche degli anziani. «Nel loro caso - spiega Juri Andriollo - l’altro divario che produce spesso sensazioni di emarginazione è quello digitale».

Le pratiche si fanno al computer, l’impiegato comunale che fino a poco fa aiutava a mettere una firma o a indirizzare all’ufficio competente, non c’è più o se c’è è irraggiungibile dietro un risponditore automatico o annidato in uno spid. L’assessore al sociale parla di un divario doloroso quanto quello economico. Ma il carovita bolzanino non fa danni solo su queste questioni. «I prezzi sempre più alti, l’inflazione cittadina alta come in nessun altro luogo del Paese - insiste Milena Brentani - fa sì che gli stessi nostri servizi sociali inizino a lamentare carenza di personale e di conseguenza chiusura o ridimensionamento dei servizi».

I possibili impiegati fanno due conti tra stipendio possibile e affitto impossibile e vanno altrove. E anche nel volontariato il carovita morde. Al punto che uno dei settori strategici sul piano dell’affiancamento alle strutture pubblico inizia ad avere il fiato corto. E i privati che integrano i servizi vogliono naturalmente essere pagati. Caricando sui bilanci comunali le conseguenze di un disorientamento di prospettive ormai molto visibile. È questa la Bolzano che tenta di ritrovare o, nel caso, consolidare la propria qualità di vita. E lo fa iniziando da una estesa ricerca tra cause e effetti del malessere. Soprattutto ascoltando.

E così ieri Juri Andriollo ha voluto accanto a se in Comune il suo funzionario Carlo Alberto Librera e Milena Brentani per condividere una prima risposta strategica: via dalla sola assistenza e ricerca invece della possibile condivisione con i cittadini. Da qui parte il nuovo Piano Sociale per il prossimo anno, da una indagine quanto più statistica ma anche diretta possibile intorno a tutte le fasce d’età ed economiche e partendo da una domanda: cosa vi serve? Soprattutto: cosa vi sta mancando?

Decine di interviste, centinaia di questionari riempiti in una ricerca a tappeto che non poteva non individuare criticità ormai molto presenti: l’abitare, integrazione socio-sanitaria, carico nella gestione famigliare, povertà e impoverimento, persone fragili. Tutto dentro la consapevolezza, emersa in termini evidenti, che il carovita è il vero nemico. Con le sue ricadute a pioggia. Le donne, ad esempio. «Il carico famigliare è sempre più nelle mani delle donne - denuncia la sociologa - perché spesso è la donna che o rinuncia al lavoro o ne viene esclusa per via della crisi».

Prospettiva: proprio la donna bolzanina è il soggetto maggiormente esposto alla povertà futura. Poi l’insicurezza. Da un lato dovuta agli episodi di criminalità diffusa, dall’altro da una percezione probabilmente sbagliata: «In molti casi gli interlocutori ci hanno risposto di avere la sensazione che la politica badi agli ultimissimi, cioè ai nuovi cittadini, agli immigrati, invece che agli ultimi». Ma non è così, spiega Andriollo: «La casa, la difficoltà a trovarne una a prezzi accessibili è un problema comune. Riguarda giovani e anziani, studenti e immigrati, stranieri e no». Dunque se ne esce insieme, mirando alle qualità urbane di qui: molteplicità delle culture, interetnicità, ricchezza della diversità. Questo è il primo step.

In autunno, via agli incontri e poi stesura del Piano. Obiettivi: accompagnamento alla digitalizzazione, integrazione degli aiuti famigliari dentro un quadro di maggiore consapevolezza anche dal basso, contrasto al carovita con una attenta vicinanza, partendo dalla clamorosa assenza di case e dai loro costi. «Non delegate - conclude Andriollo - ma diventate protagonisti della Bolzano che vorreste». Con un invito anche alla politica: «Dovrebbe avere maggiore capacità di visione - aggiunge Milena Brentani - con l’obiettivo di tenere insieme più assessorati perché i problemi non sono di uno solo…»   P.CA.













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