Loacker, un patto etico con i produttori di cacao 

L’azienda. Accordi con Farmstrong Foundation in Costa d'Avorio e con Maquita in Sudamerica Per un’economia eco-sostenibile rispettosa dei territori, dell’ambiente e delle comunità locali



Bolzano. Loacker e i suoi gnomi del bosco volano dal Renon al Sudamerica. E poi anche in Africa. Lo fanno per due ragioni, una molto industriale, l’altra invece che ha a che fare con un nuovo umanesimo produttivo: «Vogliamo verticalizzare le nostre forniture di cioccolato» dice Wanda Hager, responsabile del settore agricoltura dell'azienda altoatesina. E questa è il primo asse: controllare la filiera, dalle fave di cacao alla produzione.

«Il cioccolato, nelle sue varianti di prodotto è ormai il 14% del fatturato Loacker», spiega Martina Postal, a capo del mercato strategico. Poi c'è un altro scenario. Che tiene insieme un po’ tutto: filosofia d'impresa, predisposizione eco di “famiglia”, sostenibilità, vista la provenienza delle origini. Si tratta di andare dove si produce e aiutare i produttori.

In particolare in Costa d'Avorio e in Ecuador, i due snodi cui l'azienda fa riferimento per gli approvvigionamenti della materia prima.

«Paghiamo una sorta di tassa della sostenibilità» commenta a questo proposito Hans Peter Dejakum, membro del cda. Questa “tassa” non è altro che l'ingresso della Loacker nel corpo sociale vivo di quei paesi. Dove una volta agivano le multinazionali, spesso senza scrupoli, ora sono presenti fondazioni umanitarie attente alla qualità del prodotto, alle ricadute economiche in loco ma anche alla qualità della vita delle persone. Loacker ha così stretto accordi con Farmstrong Foundation, in Costa d'Avorio e con Maquita in Sudamerica.

Attraverso questa collaborazione sul campo i dirigenti altoatesini sono in grado di affiancare, anche economicamente, la formazione del personale, la sua istruzione, applicando nuove tecniche di diversificazione delle coltivazioni per non sfinire i terreni. Questo nei villaggi. Ma poi, su scenari di più ampio respiro, questa presenza aziendale trova applicazione anche in un vasto programma di monitoraggio della foresta pluviale, fulcro ecologico di intere comunità, il quale è mirato a contrastare la deforestazione che, soprattutto in Africa, rischia di pregiudicare l'esistenza di milioni di persone, ponendosi anche alla base di tanta parte del fenomeno migratorio.

«Con questi due progetti di grande portata - dicono alla Loacker - che a lungo termine mirano ad assicurare gli approvvigionamenti strategici, tutti noi contiamo di aiutare sul posto i produttori e le loro famiglie».

Assicurando equo compenso e controllo della qualità a chilometro zero. Un salto di qualità anche culturale per l'azienda altoatesina fondata sopra Bolzano nel 1925 da Alfons Loacker e che, da una singola pasticceria, si è estesa in cento Paesi del mondo.

Stabilimenti ad Auna di Sotto e a Heinfels, presso Lienz, sta investendo molto da anni sulla produzione di nocciole e di vaniglia, alla base di tanti prodotti storici, partendo dai wafer.

E ora il cioccolato che sta entrando, in termini di marketing, nel ventaglio di offerte. E visto che è nel terzo mondo che si coltiva il cacao, ecco la scelta: che tiene insieme verticalizzazione della filiera e sostenibilità umanitaria. ( p.ca.)

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