agricoltura

Mele altoatesine, cala la produzione e diminuiscono i prezzi: colpa anche dell'estate bollente

Nel 2022 prodotte in Alto Adige 862 mila tonnellate (circa -6% rispetto al 2021). Kössler, presidente Consorzio: «Calano i consumi di frutta, crescono le spese di produzione». I nuovi mercati? I Paesi arabi


antonella mattioli


BOLZANO. «Cala la produzione, ma a preoccupare è soprattutto la diminuzione delle quotazioni delle mele che - se non verranno riviste - non potranno garantire un’equa remunerazione al produttore». Georg Kössler, presidente del Consorzio Mela Alto Adige, fotografa così la situazione del mercato della mela in Alto Adige, dopo che la Camera di commercio ha pubblicato i dati sulla quantità di frutta raccolta quest’anno: le mele hanno raggiunto le 862.415 tonnellate (di cui 97 mila destinate all’industria), circa un 6% in meno rispetto al 2021; a queste cifre si aggiungono le 432 tonnellate di pere. Anche per quanto riguarda le pere c’è stato un calo, quantificato in 112 tonnellate in meno rispetto all’anno precedente. Al primo posto nella produzione di mele ci sono le Golden Delicious (28,1%), seguono le Gala (18,5%), le nuove varietà (11,5) e le Red Delicious (10,6%); la produzione altoatesina di pere che comunque è piuttosto limitata è “dominata” dalle Williams Christbirne (90,7%).

Presidente, come si spiega il calo di produzione?

Le motivazioni della flessione sono sostanzialmente due: la presenza di molti impianti giovani che come tali producono meno e il caldo torrido di quest’estate che ha influito negativamente sulle dimensioni della mela. Anche per questo abbiamo importanti quantità destinate alla Vog products di Laives per la trasformazione.

A preoccupare però è soprattutto il calo delle quotazioni delle mele.

Non è facile, ma stiamo lottando per ottenere le quotazioni degli altri anni. Anche perché - come tutti gli altri settori - stiamo subendo gli effetti dell’esplosione dei costi di produzione, logistica, energia, imballaggio. Tutto è complicato dal fatto che, negli ultimi mesi, si registra un calo generalizzato dei consumi nel settore dell’ortofrutta.

Cosa significa che - dovendo risparmiare - le famiglie non acquistano più né frutta né verdura?

Per acquistare, acquistano. Ma in quantità minori.

Le mele biologiche vanno meglio per quanto riguarda la remunerazione del produttore?

Le mele bio stanno vivendo un momento negativo. C’è un forte aumento dell’offerta, ma il consumatore non è disposto a spendere di più, per coprire le maggiori spese che la produzione biologica richiede.

Il principale mercato delle mele altoatesine resta quello nazionale?

Sì, con circa un 32-34% della nostra produzione; segue la Germania con il 20-22%, quindi Spagna, Belgio e Paesi scandinavi.

Nuovi mercati?

I Paesi Arabi.

E la Cina?

C’è l’accordo a livello nazionale per esportare le pere - da noi però la produzione è limitata - ma non le mele.

Oggi quali sono le mele con maggior appeal per il consumatore?

La nostra filosofia è avere più varietà per andare incontro ai diversi gusti. Faccio un esempio: al cliente italiano piace di più la mela grande, dolce e succosa; mentre il cliente germanico preferisce il gusto agrodolce.

Colore più richiesto?

Rosso e bicolore. Si lavora sempre in stretta collaborazione con il Centro sperimentale di Laimburg per rinnovarsi continuamente sia per quanto riguarda la produzione che la conservazione delle mele.

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