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L'Ape dice addio all’Italia: dopo 76 anni la Piaggio ferma la produzione a Pontedera e va in India

Sarà realizzata esclusivamente nel Paese asiatico dove le normative in fatto di sicurezza e inquinamento sono meno stringenti che in Europa



ROMA. Un'epoca che si chiude. Dopo 76 anni l'Ape Piaggio non sarà più prodotta negli stabilimenti di Pontedera (Pisa). Un pezzo di storia che se ne va dall'Italia, ma non un addio in senso assoluto. La celebre tre ruote vivrà una seconda vita in India, dove è già prodotta da anni.

Il primo modello dell'Ape fu progettato nell'immediato secondo dopoguerra dall'ingegnere aeronautico Corradino D'Ascanio che aveva inventato anche la Vespa, seguendo un'intuizione di Enrico Piaggio. A distanza di 76 anni la decisione dell'attuale proprietà di abbandonare la produzione, dovuta essenzialmente alle nuove norme dell'Unione europea sui veicoli, come fanno trapelare fonti vicine al gruppo industriale confermando quanto rivelato dai sindacati.

L'Ape verrà fabbricata esclusivamente in India, per il mercato locale e per quello africano, dove i vincoli in materia di emissioni inquinanti non sono stringenti. Non si tratterebbe di una delocalizzazione all'estero, bensì di riconversione industriale. Piaggio si sta attrezzando per produrre a Pontedera il Porter elettrico, furgone che dovrebbe sostituire lo storico motocarro a tre ruote. La decisione è stata comunicata nei giorni scorsi ai sindacati che però non sono stati colti di sorpresa dall'annuncio.

"Al di là dell'aspetto romantico del legame col territorio è una scelta in qualche modo obbligata. L'Ape è un Euro 4 a due tempi, immaginare un due tempi Euro 5 è una cosa complicata dal punto di vista della meccanica. Sarebbe necessario cambiare la motorizzazione ma a quel punto non sarebbe più un'Ape", le parole di Angelo Capone, segretario Fiom Pisa. Anche per Samuele Nacci, segretario provinciale Uilm, "con le attuali normative non ci sono più margini per produrre in Italia. Il nostro dispiacere è per un pezzo di storia di Pontedera che se ne va, con l'Ape che sarà ancora realizzata in altri stabilimenti di altri Paesi. Forse certe leggi sono state introdotte un po' frettolosamente, sembra che solo l'Europa si preoccupi dell'inquinamento, mentre al resto del mondo non frega nulla".

Al momento non sembrano esserci particolari preoccupazioni per quanto riguarda le ricadute occupazionali, nonostante l'annuncio della cassa integrazione per tre settimane dal 2 dicembre per quasi 1.100 lavoratori dello stabilimento. Il dispiacere espresso dalle organizzazioni sindacali è anche per il lato 'romantico', per la perdita di un simbolo italiano noto in tutto il mondo. Era già accaduto in occasione della dismissione del 'Calessino', altro modello di Ape.

"Quando ci hanno comunicato la notizia - sottolinea Flavia Capilli segretaria regionale Fim Cisl - c'è stata preoccupazione sul momento, però abbiamo avuto rassicurazioni sul fatto che ci sono altri modelli da sviluppare su cui investire, le linee saranno riorganizzate, anche se spiace per questo 'pensionamento'". Tuttavia rimane "una cauta preoccupazione, che c'è sempre quando ci sono di mezzo gli ammortizzatori sociali. Tre settimane di cassa integrazione per 1.100 operai hanno comunque un impatto forte. Però il vero tema è sapere quanto prima su quali prodotti saranno fatti gli investimenti, come avverrà la riorganizzazione. Ancora non lo sappiamo".













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