>ANSA-FOCUS/Anestesista Bergamo,reggeremo pochissimo



(di Manuela Correra (ANSA) - ROMA, 15 MAR - Una corsa contro il tempo per salvare quanti più pazienti affetti da Covid-19 possibile. All'Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo se ne intubano in Terapia intensiva almeno 7 al giorno e gli anestesisti-rianimatori lavorano senza sosta. Se va bene, si riesce a fare un turno di riposo ogni 14 giorni. E se il trend dell'epidemia "continuerà con questo ritmo, Bergamo reggerà ancora per pochissimo". E' la testimonianza all'ANSA di Ivano Riva, anestesista-rianimatore all'ospedale bergamasco e vice presidente dell'Associazione degli anestesisti rianimatori ospedalieri italiani Aaroi-Emac Lombardia.    I numeri, racconta, "crescono di giorno in giorno, di ora in ora: oltre 300 contagi in più in un solo giorno, per un totale di circa 2mila positivi nella sola provincia di Bergamo.    L'epicentro dell'epidemia, per numerosità di contagi, si sta spostando dunque da Lodi a Bergamo e la situazione qui è gravissima". L'imperativo, in queste ore, è aumentare i posti in Terapia intensiva: "Al Giovanni XXIII siamo arrivato a 70 posti letto, più altri 20 in terapia sub-intensiva dove vengono impiegati i caschi per la respirazione e la ventilazione non invasiva. Stiamo allestendo altri 12 posti in Terapia intensiva, ma prevediamo che verranno occupati nelle prossime 24 ore. Ci sono altri pazienti positivi che vengono ricoverati in 'reparti Covid' nell'ospedale, sono almeno un centinaio". In sostanza "i posti di Terapia intensiva si stanno saturando e non solo a Bergamo. Anche i 400 aggiuntivi della rete lombarda, il cui totale è stato portato da 600 a 1000, si stanno esaurendo. Se non si frena il numero dei contagi il sistema andrà in default".    Anche perché sono da considerare i pazienti con altre patologie o traumi che necessitano di Terapia intensiva: "questi - prosegue - da Bergamo vengono redistribuiti in altri ospedali".    Il problema è pure il personale: "Siamo 117 anestesisti, e si corre ai ripari grazie agli specializzandi. Ne arriveranno 9, ma sarebbero necessari almeno 20 in più". Senza contare che qualcuno tra gli anestesisti è risultato positivo ed è in quarantena. La conseguenza è che si lavora "ininterrottamente": "In pratica, abbiamo sospeso ferie e riposi".    Quanto alla tipologia di pazienti, "sono di tutte le fasce di età e ci sono molti giovani tra 30 e 50 anni che non hanno storie di malattie pregresse, ma sono comunque in Terapia intensiva. Inoltre - sottolinea Riva - il Covid-19 porta a degenze molto più prolungate, fino a 20 giorni, rispetto alla normale polmonite, e i posti non si liberano facilmente. Un numero così alto di casi in poco tempo ha messo in crisi il sistema". La priorità dunque, è il messaggio del medico, "è rimanere a casa e ridurre i contagi per salvare vite, altrimenti siamo davanti ad uno scenario di potenziale catastrofe sanitaria". Un'esperienza che segna anche a livello umano e personale: "Ho allontanato i familiari per prudenza - racconta - e vivo da solo. Questa emergenza sta stravolgendo la vita di noi tutti". Pesa pure la stanchezza fisica: "Stare per ore sotto la pesante 'bardatura' di camici e dispositivi di protezione è dura. Vari di noi hanno piaghe da decubito sul naso per il continuo uso delle maschere". Il calore delle persone però è forte: "Prima che chiudessero, pizzerie e bar ci portavano pizze e cornetti gratis in ospedale e fuori sono stati appesi striscioni con la scritta 'eroi'. Fa piacere, ma oggi il miglior modo per aiutare noi medici è stare a casa". Quando tutto ciò sarà finito, conclude, "spero che rimanga in ogni cittadino la consapevolezza del valore del nostro Servizio sanitario. Quando serve è pronto a rispondere, e questo salva la vita". (ANSA).   









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