Appello contro la violenza in sala parto
(ANSA) - ROMA, 28 NOV - Appello al Governo, al Parlamento e alle Regioni di affrontare il tema "della violenza perpetrata durante i parti", sottolineando come ci siano "violazioni o procedure mediche non raccomandate" che vengono poste in essere nelle sale parto: lo ha lanciato a Roma l'Osservatorio sulla violenza ostetrica (Ovo) in Italia, nell'incontro organizzato dallo stesso osservatorio e dalle associazioni Ciao Lapo e La Goccia Magica per presentare la traduzione in italiano del Rapporto della relatrice speciale delle Nazioni Unite Dubravka Šimonovi? sul tema del maltrattamento e della violenza ostetrica nei servizi di salute riproduttiva e nel parto. "In quanto utenti dei servizi di assistenza alla maternità, le donne generalmente non vengono considerate come partecipanti attive nei processi decisionali e sono escluse dalla partecipazione alle politiche sanitarie", ha rilevato Elena Skoko, coordinatrice della campagna mediatica #bastatacere e fondatrice con Alessandra Battisti di Ovo Italia. "In Italia - ha proseguito - ad oggi non ci sono percorsi che permettano alle donne di esprimere le loro preferenze di parto e il sistema sanitario non garantisce la scelta dei luoghi di nascita e nemmeno delle modalità di assistenza. Le donne che hanno vissuto un parto traumatico esprimono la propria sofferenza sui social perché non ci sono altri luoghi di ascolto. Dalle istituzioni di un Paese avanzato e democratico ci si aspetterebbe di più dell'indifferenza e dell'ostilità noi confronti delle madri, dei neonati e anche degli operatori sanitari". Secondo l'avvocato Alessandra Battisti "trattamenti medici senza consenso e in assenza di indicazioni cliniche vengono qualificati come inumani e degradanti, e in taluni casi persino tortura, mentre le espressioni offensive e sessiste durante il parto integrano una forma di violenza psicologica". Secondo i dati della ricerca Doxa "Le donne e il parto" del 2017, commissionata proprio da Ovo, il 21% delle donne del campione intervistato dichiara di avere subito una qualche forma di violenza durante il parto e il 41% si ritiene lesa nella propria dignità personale e nell'integrità psicofisica. (ANSA).