Diabetologi, l'industria alimentare produca cibi più sani
(ANSA) - ROMA, 16 OTT - Ridurre il grado di processazione degli alimenti, limitare l'uso di additivi superflui, contenere l'uso di zuccheri aggiunti e di sale; rivedere i sistemi di conservazione dei prodotti e promuovere un marketing più veritiero e trasparente. In sintesi: etichette più comprensibili, con liste ingredienti più corte e chiare. E' l'appello lanciato ai rappresentanti dell'industria alimentare, in occasione della Giornata mondiale dell'alimentazione, dai diabetologi riuniti per il 25/mo congresso dell'Associazione Medici Diabetologi (Amd), in corso a Bologna fino al 18 ottobre.
A firmare l'appello, oltre all'Amd, anche l'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e Slow Food Italia. E' la prima volta, si legge in una nota dell'Amd, che specialisti impegnati quotidianamente nel fronteggiare il diabete, che ha tra i principali fattori di rischio un modello alimentare scorretto, rivolgono il loro sguardo e monito proprio a chi quel cibo lo produce, chiedendo un'assunzione di responsabilità concreta nei confronti della salute pubblica.
"Numerosi studi epidemiologici hanno dimostrato che le attuali abitudini alimentari dominanti sono associate a patologie croniche come obesità, diabete tipo 2, malattie cardiovascolari e alcuni tumori - dichiara Riccardo Candido, presidente Amd. A destare preoccupazione sono l'eccesso di zuccheri, in particolare nelle bevande, l'elevata densità calorica dei cibi pronti, l'uso di grassi idrogenati e sale per migliorarne gusto, l'abuso di additivi per prolungarne la conservazione e il crescente grado di processamento degli alimenti. L'allarme, sia scientifico che sanitario, è chiaro: riguarda il benessere delle generazioni presenti e future. Con questo appello chiediamo all'industria alimentare di essere alleata della prevenzione, perché il cibo può e deve diventare un veicolo di salute".
"Per l'industria alimentare è il momento di assumersi responsabilità concrete, rendendo l'innovazione alimentare più sana e trasparente - ha aggiunto Silvio Barbero dell'Università di Pollenzo -. Il cambiamento è possibile, privilegiando ingredienti naturali, processi produttivi e distributivi sostenibili. Salute e competitività possono andare di pari passo". (ANSA).