Emicrania, anticorpo monoclonale riduce attacchi mensili



Con l’anticorpo monoclonale fremanezumab in oltre un caso su due vi è una riduzione importante del numero di giorni mensili con emicrania nell’arco di sei mesi dalla prima somministrazione. Questi i dati positivi che emergono dallo studio Pan-European Real World (Pearl), presentati per la prima volta allo European Academy of Neurology (Ean) Congress a Vienna, in Austria da Teva. Lo studio, ancora in corso e sponsorizzato da Teva Pharmaceuticals Europe BV, fornisce maggiori informazioni sul trattamento dell'emicrania nella pratica clinica real world e i dati relativi all’analisi ad interim, che hanno riguardato 389 pazienti su un totale di 1110 partecipanti alla ricerca, mostrano che il 54,7% di coloro che sono stati coinvolti nello studio hanno avuto una riduzione pari o superiore al 50% del numero di giorni mensili con emicrania nell’arco di sei mesi dalla prima somministrazione. Durante lo stesso arco temporale si sono inoltre osservati miglioramenti anche per quanto riguarda la disabilità correlata all’emicrania. Lo studio, particolarmente rilevante per gli specialisti clinici per via dell’eterogeneità dei pazienti coinvolti nello studio provenienti da 11 Paesi diversi e da circa 100 centri, continuerà a raccogliere dati sull'efficacia e sulla sicurezza di fremanezumab così come sull’impatto legato a un’eventuale interruzione o ripresa dei trattamenti. “I pazienti con una grave forma di emicrania - rileva il professor Messoud Ashina del Danish Headache Center e del Department of Neurology del Rigshospitalet Glostrup in Danimarca, coordinatore per lo studio Pearl - potrebbero trarre dei benefici da una terapia preventiva, ma l'accesso a tali trattamenti non è ancora ottimale. Questi primi risultati forniscono evidenze real world di come l’impatto dell’emicrania possa essere ridotto dando al paziente la possibilità di accedere al trattamento con anticorpi monoclonali, come il fremanezumab. I neurologi in tutto il mondo stanno già riscontrando questo aspetto nei pazienti che non hanno risposto positivamente a precedenti trattamenti preventivi”. “Lo studio Pearl è incoraggiante - aggiunge il dottor Danilo Lembo, Vice President and Head of EU Medical Affairs in Teva - poiché questi risultati confermano che il trattamento preventivo dell'emicrania cronica ed episodica con fremanezumab risulta appropriato nella pratica clinica. Il nostro impegno negli studi di real world evidence aiuta gli specialisti a comprendere meglio l'esperienza vissuta dalle persone affette da emicrania, a sostenere l'evoluzione delle migliori pratiche cliniche e a dimostrare sia l'impatto dell'emicrania sia il contributo dei trattamenti preventivi”.









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