In Italia 44 banche del latte ma arriva a 1 neonato fragile su 3



(ANSA) - ROMA, 16 MAG - Il latte umano donato è il primo sostituto del latte materno per i neonati più vulnerabili, come i prematuri, quelli affetti da gravi malattie o che si trovano in situazioni di emergenza. Nel mondo ci sono più di 750 banche che lo raccolgono, fornendo oltre un milione di litri a più di 800.000 neonati ogni anno. Con 44 banche attive l'Italia è il primo paese in Europa, seguito dalla Germania con 37 e dalla Francia con 36. Ma, nel nostro Paese, solo un neonato fragile su tre lo riceve e manca una rete nazionale che assicuri una distribuzione omogenea. A ricordarlo è la campagna di informazione lanciata per la Giornata Mondiale della Donazione del Latte Umano, che si celebra il 19 maggio.
    "Per i neonati vulnerabili, che non hanno disponibilità del latte della propria mamma, il latte umano donato può essere una vera e propria medicina salvavita. Grazie ai suoi effetti protettivi è un ponte nutrizionale terapeutico, fino a quando non sarà possibile un'alimentazione con il latte della propria mamma o non sarà terminato il periodo critico. ricorda Massimo Agosti, presidente della Società Italiana di Neonatologia.
    Dai dati raccolti nell'indagine condotta in Italia nel 2024, spiega Guido Moro, presidente dell'Associazione Italiana Banche del Latte Umano Donato (Aiblud), "è emerso un incremento di mamme donatrici (1.523), un aumento del volume del latte donato (quasi 10.000 litri) e una durata media di donazione di 137 giorni. Nonostante ciò, il fabbisogno non è ancora soddisfatto, perché le banche sono distribuite in modo disomogeneo. Lo riceve solo un terzo dei neonati vulnerabili. Inoltre, solo il 32% delle Banche risulta in rete con le altre e solo il 50% rientra in una normativa regionale. La speranza, concludono gli esperti, è che in tempi brevi tutte le Regioni italiane si diano una propria regolamentazione in materia, per passare poi alla messa in rete di tutte le banche a livello nazionale. Alcune regioni hanno già risolto il problema (Toscana), altre lo stanno affrontando grazie a delibere Regionali (Veneto, Sicilia, Calabria) o con proposte organizzative (Puglia). (ANSA).
   









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