L'età della madre influenza la salute dei bambini alla nascita



(ANSA) - ROMA, 24 GIU - Dare alla luce un figlio dopo i 40 anni sta diventando sempre più comune, ma può comportare un rischio maggiore per il bambino. Un nuovo studio basato sui dati di oltre 300.000 nascite in Svezia mostra che i figli di madri 'anziane' nascono più spesso prematuramente o con complicanze, soprattutto quando la madre ha 45 anni o più.
    Ricerche precedenti hanno dimostrato che le madri anziane differiscono dalle madri più giovani sotto diversi aspetti, come un indice di massa corporea più elevato, più ricorso a tecniche di procreazione assistita, maggiore percentuale di taglio cesareo. Nel nuovo studio, pubblicato su Acta Pedriatica, i ricercatori hanno voluto indagare gli effetti sul figlio.
    Esaminato i dati del Registro Nazionale delle Nascite Medico svedese, hanno incluso nello studio 312.221 bambini nati da donne di età superiore ai 34 anni nel periodo 2010-2022, escludendo i parti gemellari. I bambini sono stati suddivisi in tre gruppi in base all'età della madre: 35-39 anni, 40-44 anni e 45 anni e oltre. "Abbiamo anche scoperto che i figli di madri anziane presentano un rischio maggiore di morte fetale, parto prematuro, basso peso alla nascita in relazione alla durata della gravidanza e ipoglicemia rispetto ai bambini nati da madri tra 35 e 39 anni. Lo studio ha dimostrato che i rischi più elevati si riscontrano nei bambini nati da madri di 45 anni o più", afferma Sofia Voss, autrice principale.
    La morte fetale è rara ma si è verificata nello 0,83% delle gravidanze in donne di età pari o superiore a 45 anni. Mentre è dello 0,42% nelle donne tra 35 e 39 anni. Per quanto riguarda il parto prematuro, il 4,8% di questi casi si è verificato nel gruppo di madri di età compresa tra 35 e 39 anni. Tra le donne di età compresa tra 40 e 44 anni, la percentuale saliva al 6,1%, mentre tra le donne over 45 anni all'8,4%. "Questi risultati possono contribuire a fornire informazioni migliori e più mirate alle donne che pianificano future gravidanze", concludono i ricercatori. (ANSA).
   









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