Negli ospedali il 92% mammografi e 96% Tac ha più di 10 anni



(ANSA) - ROMA, 20 FEB - Negli ospedali italiani pubblici e privati gli apparecchi di diagnostica per immagini come Tac, mammografi e risonanze magnetiche sono sempre più vecchi, sono quasi 37mila quelli non più in linea con l'attuale livello di innovazione. A scattare la fotografia è la ricerca dell'Osservatorio parco installato (Opi) di Confindustria dispositivi medici in collaborazione con Sirm (Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica) e Aiic (Associazione Italiana Ingegneri Clinici). Secondo l'analisi, tra quelle più vecchie di 10 anni ci sono il 92% dei mammografi convenzionali, il 96% delle Tac (meno di 16 slice), il 91% dei sistemi radiografici fissi convenzionali, l'80,8% delle unità mobili radiografiche convenzionali, il 30,5% delle risonanze magnetiche chiuse (1-1,5 tesla).
    Per Aniello Aliberti, Presidente Elettromedicali e Servizi Integrati di Confindustria Dispositivi Medici, hanno influito fattori come "la limitatezza degli investimenti e dei finanziamenti dedicati alla sanità, l'assenza di attenzione all'innovazione nelle politiche pubbliche di acquisto, il permanere di livelli e logiche di rimborso delle prestazioni non incentivanti l'ammodernamento tecnologico. Ci auguriamo - dice - che questo studio possa essere un utile riferimento per individuare le tecnologie su cui è prioritario intervenire con gli investimenti previsti dal Pnrr". "Il Pnrr - aggiunge Antonio Orlacchio della Sirm - ha previsto l'ammodernamento del parco tecnologico con la sostituzione di 3.133 apparecchiature installate da oltre cinque anni. Le risorse del piano non appaiono, però, completamente sufficienti a sopperire alle criticità emerse dallo studio. E investire nelle sole apparecchiature non è sufficiente, c'è bisogno di un adeguato reclutamento e valorizzazione economica dei radiologi, del personale tecnico e infermieristico per assicurare efficace e completo funzionamento delle apparecchiature". "L'obiettivo è arrivare ad una condivisione tra aziende produttrici e distributrici, utilizzatori ed esperti di tecnologia, di criteri che individuino quale complessità tecnologica sia davvero necessaria per produrre una determinata prestazione e quante prestazioni rendano appropriata la disponibilità di una grande apparecchiatura", conclude Giovanni Guizzetti di Aiic. (ANSA).
   









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