Telethon, tutele e salari crescenti per attrarre i talenti



(ANSA) - ROMA, 14 MAG - Un percorso di carriera chiaro e attrattivo, che si basi su tutele e reddito crescente, per chi sceglie di occuparsi di ricerca scientifica restando (o tornando) nel nostro Paese. È questa la strategia della fondazione Telethon per portare a sé i migliori ricercatori in un settore caratterizzato da forte precarietà, contratti atipici, come borse di studio e assegni di ricerca, e stipendi bassi. Nel convegno tenutosi alla Camera dei Deputati, sono stati presentati i risultati emersi a due anni dall'adozione del contratto collettivo nazionale aziendale di lavoro di Telethon, sviluppato in collaborazione con il sindacato Fir Cisl.
    A seguito della contrattazione è stato introdotto un salario minimo crescente per ogni fase del percorso professionale dei ricercatori e diverse tutele, tra cui contributi previdenziali, indennità di malattia, congedi, ferie retribuite e welfare aziendale. Nell'indagine condotta dalla fondazione, i 116 ricercatori (di cui 41 postdoc e 36 ricercatori tecnici) a cui è stato applicato il contratto hanno evidenziato soddisfazione in particolare per tre aspetti del nuovo modello: l'abolizione dei contratti atipici e precari; l'introduzione del welfare aziendale, che ha contribuito a un migliore equilibrio vita-lavoro e al sostegno del reddito; e infine la garanzia delle tutele proprie del lavoro subordinato, come la tredicesima mensilità e il tfr.
    Questo modello, che è stato già adottato da diversi enti di ricerca privati italiani, può rivelarsi un asset strategico in uno scenario internazionale in mutamento. Con i recenti tagli alla ricerca negli Stati Uniti, infatti, l'Europa potrebbe tornare ad essere una destinazione attrattiva per molti ricercatori internazionali.
    "Il nostro è un modello pensato per rendere l'Italia un Paese più accogliente per chi fa ricerca - ha spiegato Francesca Pasinelli, membro del consiglio di amministrazione della fondazione Telethon - ci dà soddisfazione sapere che altre istituzioni di ricerca private italiane hanno adottato contratti simili". (ANSA).
   









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