PREVIDENZA

Previdenza complementare: una scelta che riguarda tutti

di Marco Lombardo, giornalista esperto in economia ed educazione finanziaria



Le prospettive offerte dal sistema pensionistico pubblico sono sempre meno rassicuranti: con le ultime riforme ed il passaggio ad un metodo di calcolo interamente contributivo, gli assegni mensili tenderanno ad alleggerirsi. 

Per poter mantenere il nostro tenore di vita anche dopo aver smesso di lavorare, diventa sempre più importante la scelta di costruire, per noi o per i nostri familiari, una pensione integrativa imparando a conoscere gli strumenti di risparmio pensati appositamente con questa finalità.

Le varie forme di previdenza complementare, strutturate nel modo giusto, si possono adattare alle diverse esigenze personali e godono di agevolazioni fiscali. Pensarci per tempo è fondamentale perché effettuare versamenti in modo costante, fin da quando si è giovani, permette di costruire rendimenti più significativi.

La consulenza personalizzata di un professionista può accompagnarci nel progettare al meglio quello che viene definito il “secondo pilastro” della nostra pensione, impostando un piano che tenga conto delle nostre esigenze e del nostro reddito, individuando la linea di investimento più adatta a noi.

Volksbank, in collaborazione con il giornalista Marco Lombardo - esperto in economia ed educazione finanziaria – ha dedicato sul proprio sito un esaustivo approfondimento che accompagna l’utente, un passo alla volta, ad esplorare il mondo della previdenza complementare condividendo dati e riflessioni, approfondendo vari aspetti con contributi specifici.

Ne proponiamo di seguito un estratto.

Previdenza complementare: perché fare i conti con la nostra pensione

Qualcuno potrebbe averla ricevuta negli ultimi anni, molti ne avranno sentito quantomeno parlare, tutti dovremmo - in un modo o nell’altro - conoscerne il contenuto. È la busta arancione, ovvero una simulazione del futuro assegno pensionistico che ci spetterà in base alla legislazione vigente.

L’immagine è ormai tradizionalmente legata a questo colore scelto dalla Svezia, che nell’ormai lontano 1996 iniziò a inviare questa comunicazione ai propri cittadini. In Italia solo alcune categorie di lavoratori sono state interessate da un analogo invio postale, anche se molti possono, facilmente, ottenere le informazioni online grazie al servizio La mia pensione futura dell'INPS. Virtuale o cartacea che sia la nostra busta, ciò che conta è che - purtroppo - aprendola difficilmente vi troveremo delle buone notizie.

Tasso di sostituzione: questo sconosciuto?

Dal 2011, infatti, il sistema pubblico calcola la mensilità che riceveremo basandosi sul metodo contributivo, che definisce l’assegno principalmente in base ai contributi che versiamo nel corso della vita lavorativa. In precedenza il metodo retributivo - che è stato mandato, è il caso di dirlo, gradualmente in pensione - rapportava invece la cifra alla media delle retribuzioni degli ultimi anni lavorativi. Viene meno la certezza di mantenere, smettendo di lavorare, il proprio tenore di vita e diventa fondamentale prendere confidenza con il tasso di sostituzione, ovvero la proporzione tra l’ultimo stipendio che incassiamo e il primo assegno pensionistico che lo seguirebbe: la pensione potrebbe essere - ad esempio - il 70 o il 60% dell’ultimo stipendio così come scendere sotto il 50%. Sarà sempre più difficile stabilirlo a priori, ma la tendenza deve preoccupare in particolare i giovani: “chi versa poco incassa poco” e i periodi di mancata contribuzione, sempre più probabili in tempi di precarietà e discontinuità dei rapporti di lavoro, hanno senza dubbio un impatto negativo sul calcolo.

Una pensione complementare per colmare il gap

Simulazione dell’assegno e tasso di sostituzione - quindi il confronto con il nostro stipendio o, meglio ancora, quello che ci auguriamo di percepire a fine carriera - possono, insieme, darci l’idea di un vuoto da colmare per assicurarci un futuro sereno. Qui entrano in gioco le scelte personali di risparmio che possono permetterci di compensare ciò che dal sistema pubblico non potrà più arrivare e, in particolare, l’adozione di strumenti previdenziali progettati appositamente con questa finalità. Si distinguono in fondi pensione negoziali (o chiusi) – istituiti dai rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro nell'ambito della contrattazione collettiva nazionale – e fondi pensione aperti, proposti ai privati da banche, società di gestione del risparmio (SGR) e società di intermediazione mobiliare (SIM), e a cui tutti quindi possono liberamente accedere. Tra le forme di previdenza complementare vengono poi annoverati anche i PIP, “Piani individuali pensionistici” di tipo assicurativo, che fanno capo alle imprese di assicurazione.

Adesioni in crescita, pochi i giovani

Il numero degli italiani che hanno deciso di costruire quello che viene definito “il secondo pilastro” della propria pensione è in crescita: stando ai dati Covip (l’autorità che vigila su questo settore) a metà 2019 erano circa 8 milioni e 120mila i nostri connazionali iscritti ad una forma di previdenza complementare, con una crescita dall’inizio dell’anno di 182mila unità, il 2,1 per cento. Ancora bassa, però, la quota di under 35, che ad oggi sono circa il 20% del totale. Insomma, a preoccuparsi di integrare la propria rendita è soprattutto chi, la pensione, la vede più vicina. Una prospettiva che andrebbe ribaltata, se consideriamo che il modo migliore per costruire un capitale adeguato tramite l’adesione a un fondo pensione sarebbe proprio quello di effettuare versamenti, anche piccoli, in modo costante, fin dall’inizio della propria carriera.

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