Andrea e Matteo due figli d’arte al volante sulle strade dei genitori

Gargazzone. Con il prestigioso endorsement di Jean Todt, Presidente della Federazione Internazionale dell’Automobilismo, che ha voluto essere presente nella Repubblica di San Marino, a sostenere...



Gargazzone. Con il prestigioso endorsement di Jean Todt, Presidente della Federazione Internazionale dell’Automobilismo, che ha voluto essere presente nella Repubblica di San Marino, a sostenere Rallylegend e con il plauso da parte di Michèle Mouton, ispettrice safety per la FIA, che ha preceduto tutte e tre le tappe del rally e anche il Legend Show, apprezzando e approvando la struttura e l’organizzazione della sicurezza dell’evento è andata in archivio un’edizione di Rallylegend di quelle da ricordare, dato anche il momento storico complicato che stiamo vivendo. La manifestazione non ha fatto mancare gioia e commozione quando al via si è presentato un equipaggio con due cognomi importanti: Ercolani e Roggia. Forte è stata l’emozione nel vedere insieme, nell’abitacolo della stessa auto,

Due figli d’arte. I figli di due grandi e compianti personaggi che hanno scritto importanti pagine nella storia del rally nazionale e internazionale sulla linea di partenza del Rallylegend del Cuore. A bordo di una Ford Sierra Cosworth: Andrea Ercolani Volta, figlio di Massimo Ercolani, il più grande campione di rally della Repubblica di San Marino e Matteo Roggia, primogenito di Loris, tra i più grandi navigatori del panorama italiano e internazionale e della bolzanina Cristina Larcher, a sua volta navigatrice (oltre che di Ercolani anche di Edi Orioli, vincitore della Dakar in moto prima di passare ai rally). I due ragazzi hanno deciso di indossare tuta e casco per rinnovare il ricordo dei loro indimenticabili papà e i destini incrociati delle rispettive famiglie. Massimo Ercolani, classe 1957, imprenditore sammarinese con la passione delle auto è stato uno dei più forti interpreti dei fondi sterrati in Italia e ha avuto per navigatrice sia Cristina Larcher che quello che è diventato poi suo marito e padre dei suoi tre figli, Loris Roggia, vicentino nato nel ’53 a Pianezze, trapiantato in Alto Adige, grande navigatore con oltre 45 presenze nel Mondiale, organizzatore di gare automobiliste e tra i padri di uno dei primi portali internet delicati ai rally in Italia, rallylink. Loris Roggia ha perso la vita nel Rally del Salento del 2003, il 20 giugno, quando l’auto di cui era navigatore si schiantò su un muretto a secco nei pressi di Santa Maria di Leuca. Massimo Ercolani ha dovuto arrendersi ad un male incurabile il 20 agosto 2009.Matteo Roggia - come poi anche i fratelli Christian e Alessandro - è cresciuto a “pane e corse”. Ai rally si è avvicinato ben presto, accompagnato da mamma Cristina per seguire da vicino babbo Loris.

Qual è stata la molla che ha indotto lei e Andrea a formare un equipaggio così speciale?

“L’idea di partecipare ad un rally insieme l’avevamo da tempo. Entrambi siamo cresciuti in questo contesto, entrambi rimasti lontano dal mondo delle corse per un certo lasso di tempo. Quest’anno, dopo aver ricevuto una cortese richiesta non ci siamo tirati indietro. Abbiamo accettato di realizzare una fantasia cullata da bambini, salire anche noi su una macchina da rally. I motivi per farlo sono stati molti: salire sul palco di un rally prestigioso come questo significava chiudere un cerchio che avevano iniziato a tracciare i nostri genitori, con noi alti un metro e venti all’arrivo ad aspettarli. Le nostre famiglie hanno condiviso situazioni simili a più riprese e il contesto era composto poi da tante persone che con i nostri genitori avevano avuto importanti rapporti professionali, di amicizia, di collaborazione eccetera. Noi con la stessa livrea, indossando le stesse tute dei nostri padri e nella gara a loro tanto cara abbiamo voluto solo dimostrare che la vita va avanti, ma molte cose restano nel cuore, addirittura migliorano come i rapporti di amicizia”.

Com’è nata l’idea?

“La decisione di ricreare l’equipaggio Ercolani-Roggia non ha un reale inizio, con Andrea abbiamo spesso parlato dell’idea, spesso scherzando, sempre consapevoli che entrambi dal rally abbiamo ricevuto e perso tanto. Ogni estate ci troviamo a casa sua e l’argomento riaffiora, anche perché è risaputo che lui alla guida ci sa fare. Quest’anno sono andato a pranzo con lui e con un’altra persona importante e molto legata a mio padre, Daniele Ceccoli, un allievo portato a livelli importanti. E’ stato lui ad offrirci la sua auto da rally, una Ford Sierra dell’88 e tutta l’assistenza pur di ricostituire l’equipaggio”.

Questo quand’è accaduto?

“A sole tre settimane dalla gara. Abbiamo fatto le cose velocemente e ci siamo presentati al via della gara ideata da mio padre, tanto cara a Massimo Ercolani e alla sua famiglia e a mia mamma Cristina. Ho trascorso tante estati della mia infanzia nella direzione-gara o nei parchi assistenza del rally di San Marino. Insomma, un palcoscenico perfetto e condizioni ideali: macchine di un tempo, equipaggi esperti, ambiente familiare sotto tutti i punti di vista. Non c’è stato il tempo di sentire l’emozione dell’attesa”.

Il navigatore lo aveva già fatto?

“Ero salito in macchina solo per fare qualche giro durante qualche esibizione, mai da co-pilota. Quello a cui mi sono sottoposto per quattro giorni è stato un corso intensivo e accelerato di navigatore con mia madre. Poi nessun test. Cinture allacciate sulla linea di partenza, pronti, via. Mi sono trovato subito a mio agio, mi è sembrato tutto naturale, anche se non avevamo tutti gli attrezzi del mestiere, anche perché non era un rally da grande competizione”.

Della macchina cosa ci dice?

“Una signora macchina, da grandi emozioni per entrambi. Nell’abitacolo siamo stati bene, siamo riusciti anche a scherzare. Abbiamo condotto la gara con grande impegno e grande determinazione. Grande è stata l’emozione di gareggiare con i nostri nomi scritti su quei finestrini e commovente è stato capire veramente quando abbiamo significato per questo sport. Ce ne siamo resi conto all’arrivo, quando tante persone ci hanno rivolto un grande applauso. Sono contento e fiero di vedere che dopo tutto questo tempo le persone continuano ad emozionarsi per la semplice esistenza di un equipaggio Ercolani-Roggia”.

Ma sua mamma come ha reagito?

“Nell’ordine: sono riuscito ad avere il suo permesso, mi ha fatto il corso intensivo da navigatore, ha assistito alla gara e ha fatto quello che doveva fare una mamma, si è commossa. Dopo 27 anni di scherzi sulla sua ansia alla sola idea che uno di noi potesse salire in una macchina da rally, quando le ho comunicato che io e Andrea avremmo partecipato al Legend lei rispose con un “dobbiamo trovare delle tute uguali”, che secondo me testimonia che era giunta l’ora”.

Cosa le resta ancora negli occhi e nel cuore?

“Il sorriso di Daniele Ceccoli, condividere con lui sensazioni, passioni, emozioni forti. Ci ha messo a disposizione tutto il possibile per creare l’equipaggio con i due cognomi illustri a lui tanto cari. E poi il finale. Abbiamo chiuso l’esperienza sul palco, sul quel palco in cui salivo da bambino a portare i premi, in cui mi sono scattato foto da giovane, ma che non avevo mai calcato salendo da dietro, dopo un rally, a San Marino, insieme ad Andrea, indossando le tute con i nomi dei nostri due genitori e di fronte a tanta gente entusiasta. Bello il rally, il primo, forse l’ultimo. Da batticuore il contesto”.















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