Dalla Huber al mondiale Lo skiroll celebra il campione bolzanino

Val casies. “Fulmineo come l’aquila, forte come il leone”. È uno dei tanti motti degli alpini che ben si addice a Matteo Tanel, il bolzanino che in questi giorni sta portando al collo un “pesante”...



Val casies. “Fulmineo come l’aquila, forte come il leone”. È uno dei tanti motti degli alpini che ben si addice a Matteo Tanel, il bolzanino che in questi giorni sta portando al collo un “pesante” fardello, un oro ed un argento mondiali! Incontriamo Matteo in val Casies, in occasione della festa che il comitato della famosa granfondo altoatesina ha organizzato per i propri partner commerciali.

Matteo, alpino della Tridentina, fresco campione del mondo team sprint e argento individuale mass start di skiroll, a Casies è di casa. Teresa, la sua ragazza, è della val Casies, dove gestisce una malga con le sorelle. «Vengo qui ad allenarmi nel weekend, quando ho tempo libero, e poi do una mano in malga quando posso. Poi d’inverno c’è la granfondo Val Casies, che secondo me è una delle più belle, con tanto pubblico, un post gara bellissimo, insomma sono due giorni organizzati veramente bene. Ho vinto la corta due anni fa, mentre nell’ultima edizione sono arrivato terzo». E dalla val Casies arriva anche Michel Rainer, il DT della nazionale di skiroll.

Ma andiamo con ordine, chi è il nuovo protagonista mondiale dello skiroll?

Ho 26 anni, sono nato a Bolzano e abito a Bronzolo, sono militare alla Huber di Bolzano, vengo dal Centro sportivo Esercito dove sono rimasto come fondista per 5 anni, poi non ottenevo più i risultati che contavano e ho iniziato a fare il militare a Bolzano, dove ho potuto coniugare la mia grande passione per lo skiroll col lavoro. Tutto è nato con lo Sci Club Appiano, che ringrazio. Lì ho trovato delle brave persone che mi hanno veramente insegnato molto, e pian piano è nata la passione per il fondo. C’erano Barbara Antonelli e altri delle Fiamme Oro, un po’ alla volta ci sono “cascato dentro”, mi piaceva proprio fare le gare. Mi piacevano sia classico sia skating, e mi allenavo sempre al Lavazè. Poi con lo Skiroll Appiano è nata la passione per questo sport complementare al fondo. Nelle categorie giovanili una o due gare l’anno di skiroll le facevo sempre, gare in salita. Andavo bene, mi piaceva, poi dallo sci di fondo al rollerski il passo è stato breve. Alla caserma Huber lavoro al magazzino di sci alpinismo, mi lasciano un po’ di tempo per prepararmi alle gare, prima c’era il tenente colonnello Daves, adesso il tenente colonnello Brini: sono i comandanti che mi hanno permesso di dedicare un po’ di tempo alla preparazione.

Parliamo dei risultati di quest’anno, in Lettonia è stata una gran trasferta…

Ho iniziato con un quinto posto in tecnica classica, un risultato che non mi aspettavo perché non è la mia tecnica, inoltre con quei mostri sacri di Bolshunov, Chervotkin (che ha vinto la GF val Casies 2019, ndr) e tutti i russi non era tanto pensabile. Poi la team sprint, lì ero concentratissimo, Francesco Becchis la mattina era in palla, anche se aveva dormito poco. Pensavo che fosse agitato, ma sapevo che se fosse arrivato a 500 metri dall’arrivo nei primi tre non sarebbe stato argento o bronzo, ma oro! È uscito all’ultima curva “alla Checco”, come sa fare lui, e ce l’abbiamo fatta. Per quanto riguarda la mia prestazione, dovevo solo cercare di portarmi nelle prime posizioni e di rimanerci, mettendo lui nella miglior condizione per arrivare allo sprint. Avrei voluto fare gara dura con gli svedesi, ma ho visto che nessuno aveva le gambe, così sono arrivato con loro e ho gestito la situazione. Il primo pensiero appena abbiamo vinto è stato ai tanti sacrifici di questi anni: ero contento per tutta la squadra, è stato proprio un risultato collettivo.

Parliamo di questi sacrifici...

Allenarsi la mattina alle 5 e alle 8 montare di guardia per ventiquattr’ore, poi la mattina alle 8 di nuovo ad allenarsi e più tardi anche di pomeriggio, vuol dire chilometri, vuol dire anche sacrificio economico per avere i materiali, anche se certe cose mi vengono fornite dalle aziende, come i bastoncini della Yes Skiwax, gli attrezzi della Skirollo, gli occhiali della Blitz. Ci sono dei costi e io sto cercando uno sponsor.

E l’argento?

A quella gara ci tenevo, la medaglia ce l’avevo in mente, però quando ho visto al via Bolshunov e quella gente lì mi sono detto che sarebbe stata dura. Poi a metà gara ho visto che ero ancora lì, infine all’ultimo giro, quando pensavo ne mancasse ancora uno, ho tirato, di energia ne avevo ancora tanta. È andato tutto bene, la tattica come l’avevo pensata, tutto secondo i piani. Quelle cose che ti capitano una volta ogni morte di papa. Si spera comunque che ricapiti!

Ma vale di più un oro nella team sprint o un argento nella individuale?

Sono tutte e due belle, in una pensi ai tuoi sacrifici e nell’altra pensi ai sacrifici di tutti. Alla fine anche l’argento è un argento di squadra, perché con la squadra hai lavorato e ti sei allenato, ed è sempre la squadra a metterti nella condizione migliore per fare tutto questo. E ciò ti ripaga di tutto. Adesso si torna alla Coppa, in Russia, con altre quattro belle gare. Lì i russi arriveranno con l’artiglieria pesante.

Ma tu con l’artiglieria ci sei abituato, sei nella Tridentina con gli alpini.

Da buon soldato penso che se c’è un obiettivo si va avanti step by step, sempre avanti, un passo alla volta.

La Coppa del mondo finisce il 14 e 15 settembre in val di Fiemme. Un finale come quello del 2018 con una tua bella vittoria?

Sì, ho già vinto la Mass Start, invece sul Bondone sono arrivato secondo. In val di Fiemme è bellissimo, è bello il clima, poi tanta gente a seguire le gare e un percorso perfetto, con l’arrivo al Cermis. L’anno scorso gli svedesi hanno fatto lavoro di squadra per staccarmi e distruggermi e ci sono riusciti, quindi l’ho un po’ patita, però quest’anno è più corta. In val di Fiemme saranno scintille!

La famiglia ti aiuta?

Se non ci fossero loro io non sarei nessuno! Da mamma Paola che lava tutte le mie cose dopo gli allenamenti e porta pazienza, a papà Roberto che va a prendere gli skiroll e i ricambi, al nonno Gervasio che mi viene a prendere sulla Mendola dove mi alleno – lo chiamo e lui arriva –, sono sempre tutti a mia disposizione e di questo li ringrazio. Ho un fratello più giovane, Luca, che non va con gli skiroll. A lui piace studiare: lui ha testa e io le gambe.

Queste medaglie le hai festeggiate?

Le festeggerò, non ho avuto ancora il tempo, magari a fine stagione dopo la Val di Fiemme.

E magari con la Coppa in mano?

Mai dire mai, io ce la metterò tutta come ho sempre fatto, e mi devo divertire, altrimenti non arriva niente!













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