l'iniziativa

Il Kenya ricorda Alice Magnani, la campionessa altoatesina che amava l’Africa

Un ospedale intitola il reparto di pediatria in onore della giovane numero uno mondiale di palla tamburello, che gareggiava sfidando i limiti di una malattia invalidante



NAIROBI. Un’iniziativa per premiare chi, nonostante le difficoltà, si impegna con tutte le proprie forze. È quella dell'ospedale di Tabaka, nel Kenya nord occidentale, che ha intitolato il proprio reparto di pediatria alla memoria di Alice Magnani, campionessa mondiale di tamburello morta nel 2015 in un incidente stradale a soli 22 anni.

La giovane altoatesina praticava questo sport ad alti livelli nonostante una forma giovanile e invalidante di artrite reumatoide. La sua forza di volontà e l'impegno sociale nell'aiutare l'associazione che si occupa della malattia, pochi mesi prima del suo decesso, erano stati premiati a Roma dal presidente del Coni Giovanni Malagò.

«Alice sognava di poter viaggiare un giorno in Africa e aiutare la gente bisognosa» ha spiegato ai media Massimo Gabbani, membro dell'associazione Tabaka Mission Hospital's Friends.

«Così il padre Dino ha fondato l'associazione in sua memoria e tramite le donazioni giunte in questi anni è stato possibile creare un reparto di pediatria all'ospedale della missione di Tabaka».

Così, una volta conclusi i lavori, il direttore responsabile della struttura, Padre Elphas Kolia, ha deciso di dedicare il reparto alla campionessa.

«Alice era una ragazza con una forza eccezionale, abituata alle sfide fin da bambina quando tutti le sconsigliavano l'attività sportiva – prosegue Gabbani – e lei non solo è andata avanti, ma è diventata campionessa mondiale della specialità indoor nel 2013. Su ognuno dei tamburelli con cui si cimentava, c'era la scritta “credici”».

Oggi e domani (sabato 16 luglio), in occasione della Festa della famiglia, per Alice è stato pensato un memorial sportivo, con tornei di pallavolo e calcio a cui partecipano circa 200 ragazzi delle scuole di Tabaka.

«È un'occasione per avvicinare i ragazzi keniani allo sport, nello spirito che contraddistingueva la giovane campionessa che, tramite l'attività sportiva, affrontava le sfide della vita, e superava gli ostacoli, nella speranza che anche gli altri potessero lo stesso», ha concluso Gabbani.













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