Il Milan immortale di Sacchi e Berlusconi che cambiò il calcio 

Tifo da stadio per i rossoneri. L’Auditorium Santa Chiara ha fatto fatica a contenere  l’entusiasmo degli appassionati. L’avvento di Arrigo, con le iniziali perplessità di capitan Baresi e dei suoi compagni, le difficoltà di Costacurta e Van Basten, prima della cavalcata trionale


Paolo Trentini


Trento . Applausi per tutti e tifo da stadio per il Milan degli “Immortali”. Non poteva essere altrimenti quando sul palco c’era la squadra che a fine anni ’80 ha cambiato il calcio mondiale, i trofei vinti, il tecnico e i relativi dirigenti. L’Auditorium Santa Chiara ha faticato a contenere l’entusiasmo dei tanti tifosi venuti per vedere i loro idoli di quando erano bambini o, addirittura, di quando ancora non erano nati ma di cui hanno sentito spesso parlare. Lo sfondo è simile a quello visto lo scorso anno con l’Inter del Triplete: giocatori su una gradinata a sinistra, tecnico e dirigenti di allora alla destra. In mezzo i trofei. Tra il pubblico, in prima fila, c'è Zvonimir Boban e al microfono anche Carlo Pellegatti che chiama uno alla volta i protagonisti della rivoluzione: mancano Gullit, Donadoni e Maldini ma gli altri ci sono tutti, dal capitano Baresi ad Ancelotti, da Van Basten a Massaro. Dall’altra parte l’allenatore Arrigo Sacchi e i due dirigenti storici Ariedo Braida e Adriano Galliani. È proprio quest’ultimo a spiegare come è nato quel Milan, a partire dal tecnico: «Il destino ha voluto che in stagione avessimo incontrato quattro volte il Parma allenato da Sacchi e per quattro volte non siamo mai riusciti a vincere. Il ragionamento di Silvio Berlusconi è stato semplice: abbiamo i giocatori migliori ma se il Parma ci batte vuol dire che ha l’allenatore migliore e dobbiamo comprarlo».

Il profeta di Fusignano

Il resto è storia, con il profeta di Fusignano alla guida il Milan in pochi anni vince uno scudetto, 2 Coppe dei Campioni, una Coppa del Mondo per Club, due Supercoppe Europee e una italiana. Tra gli aneddoti e le testimonianze anche il retroscena per l’acquisto last minute di Ancelotti: «Mi ha chiamato Galliani – ha affermato Sacchi - dicendo che aveva provato invano a convincere il presidente. Sconsolato mi ha detto che avrei potuto provarci io. Erano le una e ho chiamato Berlusconi chiedendo di prendere Carlo. Quando mi ha spiegato le perplessità sulle sue lacune tecniche ho ribattuto che mi sarei preoccupato se le lacune le avesse in testa e che se l'avessimo preso avremmo vinto il campionato. Ci ha pensato due secondi e ha acconsentito».

I metodi di Sacchi erano rivoluzionari e nei primi mesi i calciatori hanno faticato ad adeguarsi, a partire da capitan Baresi: «Ci siamo messi alla prova – ha spiegato - perché non eravamo abituati a tutta quella intensità e attenzione negli allenamenti. Credo siano stati fondamentali il coraggio e le idee del mister, uniti alla qualità giocatori e alla competenza della società». Il più spaesato è stato Alessandro Costacurta: «Il primo mese pensavo di essere arrivato in un mondo di pazzi – ha affermato -. L’anno prima eravamo atterrati in elicottero all’Arena di Verona e ora avevamo un mister che chiedeva cose strane come una riunione tattica in ritiro dopo cena. Col tempo abbiamo capito quanto fossero importanti e personalmente è stato fondamentale il cambio di prospettiva: io ero nello stesso ruolo di Baresi e sognavo di diventare come lui. Sacchi un giorno mi ha preso da parte e mi ha detto “Non devi voler diventare come Baresi, devi diventare come Filippo Galli”. Questo cambiamento di prospettiva mi ha fatto migliorare tantissimo».

Le sofferenze di Van Basten

Ma anche Van Basten non è stato immune: «All'inizio non stavo molto bene – ha rivelato - in Olanda siamo abituati a parlare di tattica con gli allenatori, ma se lo facevi in Italia dicevano che attaccavi l’allenatore. Anche l’ambientamento non è stato facile: differenza di lavoro, ambiente, lingua e modo di giocare. Dopo è stato più facile».

La serata si è chiusa con la celebrazione delle due semifinali contro il Real Madrid, quando tutta Europa ha capito cos’era il Milan e come stava cambiando il calcio, prima del bagno di folla finale.

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