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Javorcic: «L'addio al Südtirol? Ho scelto per me e la mia famiglia»

L’ex tecnico biancorosso parla dei motivi che lo hanno portato a scegliere Venezia e lasciare Bolzano dopo il successo: "Per me una nuova sfida"


Filippo Rosace


BOLZANO. La nuova vita di Ivan Javorcic. A poco più di un mese dal pianto liberatorio sfogato sul terreno triestino del Nereo Rocco che ha didascalizzato la storica promozione in serie B, il tecnico croato ha avviato il divenire calcistico in Laguna sulla panchina del Venezia. Un passaggio di tute sul quale pochi avrebbero scommesso, a giudicare dall’intensità e dalla profondità del legame che Javorcic ha saputo modellare e sviluppare con il gruppo biancorosso. Società compresa.

E invece, come spesso capita anche nei sodalizi, a prima vista, ritenuti più forti e coesi, l’addio di Javorcic ha spezzato quell’alchimia che si spera si possa ricreare col nuovo allenatore, Lamberto Zauli.

«Cosa mi ha convinto a lasciare il Südtirol? Diciamo che questa non è l’espressione a mio avviso giusta, perché ritengo che nella carriera di un giocatore ed anche di un allenatore ci siano dei momenti che vanno valutati ed approfonditi - risponde il tecnico oggi alla guida del Venezia –. Devo dire che è successo tutto all’improvviso, l’impatto con il mondo del Venezia è stato sviluppato dal contatto avviato dal presidente, una persona di grande spessore che mi ha prospettato quello che è la sua visione, ma non solo quella calcistica ma della vita in generale.

Questo è stato il primo il primo aspetto che mi ha colpito. Ritengo, comunque, che non sia giusto paragonare quello che è stato e quello che sarà, perché comunque l’esperienza a Bolzano avrà sempre un posto speciale nel mio percorso. È inutile paragonare le due esperienze, perché ognuna ha avuto ed ha un suo perché.

Non ho deciso subito di lasciare, ma la decisione è arrivata dopo un momento di confronto sviluppato anche in seno alla mia famiglia. Venezia rappresenta per me una nuova sfida, frutto anche di scelte personali ed anche private. Rimarrò sempre legato a quello che ho vissuto a Bolzano, adesso devo occuparmi ad affrontare nel migliore dei modi questa nuova sfida. Sono due percorsi diversi che, a mio avviso, non vanno paragonati».

Il Südtirol, in ogni caso, rimarrà orfano del suo carisma e carattere. Caratteristiche che il nuovo allenatore dovrà cercare immediatamente di implementare.

Penso che il Südtirol non avrà nessun problema a riproporre quanto di buono è stato fatto nello scorso campionato – continua Javorcic –. Sotto questo punto di vista ho sempre ritenuto che il valore del gruppo non è altro che la somma dei singoli. Un solo attore non può fare la differenza. La mia figura, come la figura dei giocatori o di qualsiasi altro dipendente, sono figure di passaggio, l’importante è il lavoro ed il messaggio che ognuno di questi riesce a trasmettere per la crescita della squadra e della società. Il futuro del Südtirol non dipende dunque dal singolo. Sicuramente ho dato il mio contributo ma come ho spesso detto il calcio è un gioco di squadra, ed in questo gioco va valorizzato il lavoro di tutti, anche di chi ha recitato un piccola parte.

Quale dote pensa di aver lasciato al Südtirol?

Come in tutti i posti dove ho vissuto, ho cercato di lasciare la mia filosofia, cercando di essere sempre me stesso ed indirizzare questa filosofia per aiutare le persone a migliorare. In qualche maniera ci sono riuscito e a me basta anche l’uno per cento del miglioramento per essere soddisfatto del lavoro svolto.

Il progetto del Venezia è quello dell’immediato ritorno in A?

Il progetto di Venezia è sicuramente ambizioso ma non abbiamo affrontato il confronto in questi termini. La piazza di Venezia è una piazza importante, ma non abbiamo parlato di scadenze e di termini. L'obiettivo di tornare in serie A fa parte di un progetto ambizioso che necessita del suo tempo. Come vedo la prossima stagione? Sarà la serie B più forte degli ultimi dieci anni – conclude Javorcic – Ci sono almeno sette squadre in grado di disputare un campionato di vertice, altrettante squadre hanno le potenzialità di gravitare nella zona media alta, per cui ci attende un campionato veramente difficile ed interessante. Un messaggio da dedicare alla piazza altoatesina? Non sono un tipo di grandi parole e credo anche che non ci sia bisogno che io esprima parole strappalacrime. Sono consapevole che sono andato via da protagonista e questo è comunque un peso che ho accettato di portare sulle mie spalle.













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