L'intervista

Krapf: «Südtirol, vogliamo crescere ancora. E la proprietà resterà altoatesina» 

Il dirigente che ha accompagnato passo dopo passo la crescita del club nei suoi 25 anni di storia parla di passato, presente e futuro: «La serie A è un obiettivo, ma prima bisogna lavorare per migliorarsi. Tanti soci ma nessuno si sente il padrone»


FILIPPO ROSACE


BOLZANO. «Mai mollare, sempre avanti». È il brocardo che ha accompagnato i primi venticinque anni di Südtirol di Hans Krapf…Hans “Duka” Krapf, uno tra i più longevi ed anche lungimiranti dirigenti sportivi altoatesini. Imprenditore e dirigente, il cui impegno ha griffato il mondo dello sport locale ed anche nazionale, ma tenendo sempre un occhio attento al “suo” Südtirol, ovvero a quell’idea iniziale che, passo dopo passo, è cresciuta ed è diventata grande. Quel “suo” Südtirol che, almeno agli albori, poteva essere considerato il “suo” giocattolo ma che oggi vale quanto un figlio, approdato alla maturità. «È un figlio adottivo – inizia sorridendo Hans Krapf –. Un figlio che piano piano è diventato grande e che, dopo lo svezzamento, ha cominciato a camminare sulle proprie gambe. Il Südtirol, da almeno 20 anni a questa parte, è diventato una piccola azienda e come tale dev’essere gestita. Quando si arriva a certi livelli le emozioni bisogna metterle da parte, pensando e decidendo in modo preciso ed anche, per certi versi, in modo distaccato>.

A proposito di emozioni, sapere di essere uno dei dirigenti più longevi di questo territorio quale emozioni trasmette?

Mi fa tanto piacere, perché quando si è impegnati nello sport e per i giovani non è mai tempo perso. Sono entrato nel calcio nel 1985 sostenendo il Chiusa in Terza categoria, e lo abbiamo portato sino in Promozione. Poi c’è stato il Milland dove ho ricoperto il ruolo di sponsor. Nel 1997 ebbi un incontro a Bressanone con Willy Gabalin ed Engelbert Schaller, con i quali cominciammo a lavorare all’idea del nuovo Südtirol. Difficoltà? Mi chiamò Anton Seebacher, all’epoca AD Würth, e mi disse: “Hans facciamo così mettiamo 40 milioni di lire a testa e copriamo metà del bilancio”. E così è partito tutto. Un passo dietro l’altro e, anno dopo anno, è aumentato il nostro sostegno, sino al 2000 con la promozione in C2 e da qui la trasformazione in Srl.

Quando ha iniziato nel 1997, si sarebbe mai immaginato un simile percorso?

Nella vita hai sempre un sogno ed è logico che l’impegno è quello di realizzarlo. Il nostro filo rosso, però, è stato sempre quello di fare le cose gradualmente, imparando anche da chi ha fatto queste cose prima di noi. Siamo partiti da zero con il professionismo e lì abbiamo imparato, grazie al contributo di direttore sportivi, allenatori, penso a Sannino, che ci hanno introdotto nella nuova realtà.

Quando un imprenditore decide di sviluppare l’idea aziendale pensa ad analisi e strategie di mercato. Lei ha fatto così anche per il Südtirol?

Certamente! Insieme ai vari dirigenti che si sono succeduti negli anni, abbiamo sempre posto in prima fila il concetto della solidità del club, anche sotto il profilo organizzativo e di sviluppo. Da società semplice siamo diventati una società articolata e strutturata. Stiamo continuando a crescere, ed è logico quando sei un imprenditore vuoi andare avanti…vuoi arrivare. In questo percorso devo ringraziare anche la condivisione ed il buon lavoro fatto da tutti quanti, a cominciare dal nostro AD Dietmar Pfeifer e da tutta la governance.

È più facile progettare la cabina doccia del futuro o il Südtirol del futuro?

È una domanda un po’ difficile…quando sei nel calcio ti confronti con una vasta platea di interlocutori: 26 giocatori, lo staff, tante persone che devono comportarsi come un’orchestra, dove se uno sbaglia si sente subito, quindi c’è una responsabilità collettiva. Nel mondo aziendale è l’imprenditore a rischiare in prima persona.

25 anni di Südtirol…ma si è mai immaginato un Südtirol senza Hans Krapf?

Se non ci fossi stato io, sicuramente ci sarebbe stato qualcun altro. Questa è la vita. In questi 25 anni non si è costruito solo un progetto sportivo ma si sono costruiti anche legami ed amicizie. Mi riferisco in particolare a quella che mi ha legato al compianto presidente Goller, il quale prima di lasciarci mi disse che sarebbe stato contento che questa idea fosse portata avanti.

In un quarto di secolo di impegno, vuol dire che si sono tanti ricordi, quale in particolare?

I ricordi sono tanti ma ancora pochi…comunque ho sempre in mente quando facemmo il contratto a Luca Lomi. Per noi era un altro mondo arrivare a fare un contratto di quattro anni ed a una certa cifra. Ci siamo detti che probabilmente non sarebbe stato possibile, però poi insieme a Goller capimmo che dovevamo fare questo passo, che avrebbe rappresentato l’ingresso nel nostro futuro.

Qual è stato il segreto del successo di questo Südtirol?

È facile: nel Südtirol ci sono tanti soci e nessuno di questi si sente il padrone del club. Siamo tutti sulla stessa barca, tutti siamo coinvolti, e quando facciamo riunioni anche chi detiene una piccola quota ha un valore importante.

Dopo serie B, il futuro del Südtirol sarà lo sbarco in serie A?

Questo è certamente un obiettivo, ma per raggiungerlo dovremo lavorare per migliorare ancora. Cambieremo, certo, ma dev’essere chiaro che la proprietà dovrà restare altoatesina, quindi se uno arriva da fuori ben venga ma dovrà accettare le nostre regole.

Qual è stata la decisione più difficile di questa stagione?

Siamo sbarcati una nuova realtà e subito c’è stato l’esonero dell’allenatore (Zauli, ndr). Devo fare i complimenti al nostro Ds Bravo per aver avuto il giusto coraggio di prendere la decisione che si è rivelata altrettanto giusta e precisa. Lì è stato difficile anche per noi perché avevamo opinioni differenti. Bravo invece ha fatto la sua scelta con grande coraggio. Bisoli? È l’allenatore ideale per noi!

Mai mollare e sempre avanti, è la frase che lei ha ripetuto spesso. Sempre avanti verso quale traguardo?

Si punta sempre al massimo. Se arriveremo ai playoff non ci vedo alcun problema. Cercheremo di andare ancora più avanti, convinti che apriremo una nuova pagina del nostro libro…una pagina bianca tutta da scrivere!

 













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