L’Italia pensa all’Europeo ma prima ai bimbi malati 

Calcio. La Nazionale, arrivata a Roma dove domani sera si giocherà il primo «match point» della qualificazione contro la Grecia, ieri ha visitato i piccoli pazienti dell’ospedale Bambino Gesù



roma. Staccare il pass per Euro2020 allo Stadio Olimpico di Roma, davanti al proprio pubblico. La Nazionale azzurra di calcio del commissario tecnico Roberto Mancini conta le ore che la separano dalla sfida di domani sera (fischio d’inizio alle ore 20.45) contro la Grecia: batterla vorrebbe dire centrare il settimo successo consecutivo nel girone di qualificazione ai prossimi Campionati Europei, ma soprattutto garantirsi la qualificazione per il torneo, che per la prima volta sarà itinerante e che prenderà il via proprio da Roma con la gara inaugurale in programma il prossimo 12 giugno. La partita domani sera richiamerà sugli spalti dello stadio capitolino più di 45 mila persone, con oltre cinquemila tra pazienti, familiari, dipendenti e volontari dell'ospedale Bambino Gesù, l'ospedale pediatrico romano che è stato visitato ieri dagli azzurri al gran completo, non appena arrivati nella capitale in treno da Firenze.

La Nazionale - guidata dal ct Roberto Mancini con il team manager Gabriele Oriali, il presidente della Figc, Gabriele Gravina, e l’ex “gemello” doriano del c.t., Gianluca Vialli, ambasciatore dei volontari di Roma Euro2020 - si è intrattenuta a lungo all'ospedale situato sul Gianicolo (domenica mattina è invece possibile un incontro in Vaticano con Papa Francesco) lasciando la struttura in serata.

«La Nazionale deve essere questo, perché è di tutti gli italiani, di tutti i tifosi di calcio e di tutti gli sportivi, e soprattutto dei bambini. Queste esperienze poi sono sempre indimenticabili, forse le più belle che si possano fare - sono state le parole pronunciate dal commissario tecnico -. Sicuramente è una giornata straordinaria, e alla fine mi resta la gioia di questi bambini che nonostante tutto sono qui felici. Quando vedi un bambino malato ti domandi il perché, ma purtroppo questa è la vita... E loro insegnano a noi che non bisogna fermarsi mai, si lotta sempre».

I giocatori non appena arrivati al Bambino Gesù sono stati accolti dai piccoli pazienti e hanno posato per una foto di gruppo davanti allo striscione «Il futuro è una storia di bambini», che richiama l'anniversario dei 150 anni dell'ospedale.

Per tale ricorrenza la Figc (Federazione italiana giuoco calcio) è scesa in campo con una serie di iniziative finalizzate a sostenere la realizzazione dell'Istituto dei tumori e dei trapianti. La squadra si è quindi suddivisa in gruppi per incontrare il maggior numero di bambini e ragazzi ricoverati, entrando nei diversi reparti: dal pronto soccorso alle terapie intensive, dalla neonatologia alla pediatria, dalla cardiologia all'oncologia. Alcuni giocatori (Bonucci, Verratti, Gollini e Jorginho) hanno giocato con le carte con un bimbo di oncoematologia, mentre altri hanno servito i pasti ai pazienti. Bonucci ha firmato un autografo a un bambino che nel suo letto indossava la maglia della Juventus.

A tutti sono stati consegnati blocchi e matite per colorare e un cappellino della Nazionale. Agli azzurri è stato invece regalato un cartellone colorato dai bambini con una scritta eloquente: «Il vostro gol più bello è stato venire da noi in ospedale».

«Oggi (ieri per chi legge, ndr) siamo stati convocati per una partita impegnativa ma ricca di molte emozioni. Abbiamo ricevuto tanta energia da questi splendidi bambini - ha confessato al termine della visita il presidente della Figc, Gravina -. Queste testimonianze aiutano a crescere e fanno capire al nostro mondo quanto sia importante la dimensione del nostro calcio che riesce a dare un sorriso anche in un momento così difficile per questi piccoli».

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