L’omaggio

Leggende dell'Hockey Bolzano: diciannove grandi capitani, un solo cuore biancorosso

In occasione dei suoi 90 anni di storia, l’Hc Bolzano ha omaggiato i giocatori che hanno  indossato la “C”. In pista pure Topatigh a rappresentare l’amico Pasqualotto
PHOTOGALLERY Quante emozioni sul ghiaccio


Paolo Gaiardelli


BOLZANO. La Storia sfila sul ghiaccio. Quella gloriosa della squadra della città, fatta di successi, imprese, trofei, ma soprattutto di uomini straordinari, che hanno saputo portare in pista la passione di un popolo, trascinando i compagni verso i traguardi più prestigiosi. E quale occasione migliore se non i 90 anni dell’Hc Bolzano per celebrare nel migliore dei modi 19 giocatori che hanno portato la “C” di capitano sul petto, rappresentando la formazione biancorossa ed incarnando i valori della società.

È così che la serata di martedì 7 marzo, ribattezzata la “Captains’ Night”, ha regalato ai tifosi presenti alla Sparkasse Arena, ancor prima dell’ingaggio iniziale della prima gara dei quarti di finale tra i Foxes e i Black Wings di Linz, un susseguirsi di emozioni fortissime. Quelle che solo il Bolzano è capace di regalare. Da quasi un secolo, senza mai tradire la passione che il pubblico del capoluogo culla, da sempre, per stecca e disco.

Diciannove grandi capitani, un solo cuore giallorosso

Vibrazioni che toccano nel profondo e che gonfiano gli occhi di lacrime, ricordando chi non c’è più, i numerosi momenti di festa, trascorsi tra via Roma e via Galvani, fino all’ultima affermazione in ordine di tempo, rappresentata dalla EBEL vinta nel 2018. Per la grande festa, il club del capoluogo ha deciso di concentrarsi sugli ultimi 70 anni.

Quello che va dal 1933 al 1953 è infatti considerato il periodo pioneristico: in quegli anni dovrebbero avere vestito la preziosa “C” Ernst Ebner, Giovanni “Hans” Lux, Siegfried Mech e Artur Pernstich; un elenco che è però sicuramente incompleto e che può essere integrato anche con le importanti figure rivestite dai factotum Roman Gasser e Bruno Stenico, che, oltre a svolgere il ruolo di giocatore, hanno ricoperto anche cariche dirigenziali in seno alla società.

Dal 1953 l’Hockey Club Bolzano arriva nel nuovo palaghiaccio di via Roma ed è da questo momento che inizia il cosiddetto periodo professionale su pista artificiale, che dà il via anche alla storia dei capitani che la società biancorossa ha abbracciato ieri: 19 nomi da urlare a squarcia gola, tra applausi scroscianti. A partire dal primissimo, Bruno Morlacchi, passando per Uberto “Hubert” Ludescher, Giorgio Zerbetto, Giuliano Frigo (capitano del primo scudetto, targato 1963), fino a Enrico “Heini” Bacher, tutti rappresentati dai familiari.

Ed ecco poi arrivare sul tappeto rosso steso sul ghiaccio Arnaldo “Nano” Vattai, che festeggiò il secondo titolo italiano della storia bolzanina, l’amatissimo Rolando “Rolly” Benvenuti, Hubert “Hubi” Gasser e Herbert Strohmaier, questi ultimi per quattro e due stagioni con i gradi di capitano.

Poi tocca al boato più significativo, quello che ti resta dentro, per Gino Pasqualotto, che sfila idealmente con la maglia indossata dal figlio Alex, accompagnato per l’occasione da Lucio Topatigh, amico fraterno del “33” biancorosso. Arrivano poi Norbert “Nori” Gasser e Moreno Trisorio, seguiti da Robert Oberrauch, un altro che fa aumentare i decibel all’interno del palaghiaccio, così come Martin Pavlu, il fedelissimo, per 25 stagioni in biancorosso. Ed ecco ancora Christian “Kiki” Timpone, che esordì in prima squadra al fianco di alcune leggende a soli 16 anni, l’inossidabile Roland “Rolly” Ramoser, attaccante di razza, Alexander Egger, l’ultimo ad alzare un trofeo per l’HCB, e infine Anton Bernard, sul ghiaccio da protagonista fino alla scorsa stagione. Alla fine sono tutti lì, schierati, di fronte ad una curva sensazionale, che omaggia i suoi eroi riproducendo le maglie di ognuno di loro, per una chiusura di festa da brividi.













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