«Nessuno nel volley intende abbassare la propria bandiera» 

Massimo Righi. «Il nostro è anche impegno sociale verso famiglie, giovani, pubblico e sponsor»


Paolo Trentini


Trento. Una stagione da traghettatore, cercando di mettere in ordine i conti dei club e terminare il lavoro avviato da Diego Mosna. Questo è il compito del nuovo presidente della Lega Pallavolo Serie A Massimo Righi. Eletto all'unanimità gli scorsi giorni dall'assemblea elettiva, Righi dovrà districarsi tra gli strascichi anche economici doviti a Covid-19 e la ripartenza della stagione che si preannuncia piuttosto complicata. Non il miglior momento per prendere in mano le redini della Lega, tra tagli agli ingaggi, introiti mancati e il prossimo campionato che inizierà a settembre, come imposto dalla federazione internazionale al fine di permettere lo svolgimento della Nation League prima e delle Olimpiadi poi.

Una partenza che più in salita non poteva essere.

Non è stata una partenza agevole, è vero, ma si sapeva. Anche fossi rimasto al mio ruolo di amministratore delegato il problema sulla scrivania l'avrei avuto lo stesso. Diciamo che tutto è molto più complicato, perché la situazione non è semplice per nessuno. La cosa più importante è mettere in salvo i conti dei club di questa stagione, perché questo è nell'immediato la questione più critica. Molte aziende e molti sponsor si sono tirati indietro, manca pure una parte cospicua di incassi derivante dai biglietti, perché senza playoff e le finali delle coppe europee è venuto a mancare molto denaro. Abbiamo avviato una trattativa serrata con i giocatori perché i loro ingaggi costituiscono una delle uscite più importanti dei club e lentamente stiamo portando tutti i club in porto. Poi affronteremo la prossima stagione, leggermente più chiara in quanto i club sapranno quello di cui potranno disporre. Il dna della pallavolo non è quello di abbassare la testa, ma pedalare e fare di ragion virtù perché il nostro è anche un impegno sociale verso famiglie spettatori sponsor e attività giovanili e nessuno vuole ammainare la propria bandiera, pensando a quanti interlocutori a abbiamo sul territorio e di quali valori sociali siamo portatori.

Torniamo un po' indietro. Come si è arrivati alla sua elezione?

Tutto è nato dalle dimissioni dell'ex presidente Mosna, dimissioni che io non ho condiviso e che ho reputato profondamente ingiuste. Appreso questo, i club hanno chiesto a me di essere presidente in questa fase di traghettamento. Sono stato felice perché sono stato eletto all'unanimità, un gesto di affetto incredibile. Il mio impegno, passata questa tempesta del Covid è traghettare la stagione fino alla primavera del prossimo anno e trovare un nuovo presidente per riprendere il comando.

Quale sarà la sua linea d'azione?

Sarà in assoluta continuità con il presidente Mosna che rimane presidente onorario. Io ho accettato la candidatura chiedendo a lui di rimanere al nostro fianco e di confrontarmi con lui e non dimentichiamo che lo stesso Mosna continua ad occuparsi delle questioni internazionali. Abbiamo ripreso il programma del cda decaduto, che in seguito è stato rieletto con gli stessi effettivi proprio per terminare il vecchio programma iniziato con Mosna e sviluppato al 70%. Il rimanente lo faremo in questi mesi.

Tra i problemi da affrontare anche l'atteggiamento della federazione che ha determinato dimissioni Mosna.

Purtroppo è stato uno sgarbo istituzionale, riconosciuto anche dalla federazione la quale però ha agito legittimamente. La decisione di sospendere il campionato era stata presa, noi volevamo tenere aprire una finestra per fine giugno e capire se potevamo fare almeno i playoff. Sarebbe stata una cosa difficile, ma ci sarebbe piaciuto tenere accesa una fiammella. Avrebbero almeno potuto ascoltarci anche senza accettare proposta, ma tutti ci siamo rimasti male perché non c'è stato confronto. Bisogna comunque tenere conto che era un periodo complicato, dove c'era poca lucidità e la decisione è stata conseguente anche alla grande paura del mese di marzo, in piena emergenza Corona Virus. Niente rotto, a ogni modo, con la Fipav continueremo a parlare, confrontarci e anche a litigare se sarà necessario, ma lo avremmo fatto anche se Mosna non si fosse dimesso.

La Fivb ha deciso di anticipare l'inizio dei campionati, non c'è il rischio di giocare a porte chiuse e determinare un ulteriore ammanco per le società?

Senza dubbio. La Fivb ha chiesto di chiudere la stagione entro il primo maggio 2021 perché poi ci saranno Vnl e Olimpiadi. Chiaro che iniziare a settembre può significare giocare a porte chiuse e stiamo valutando la cosa, ma può anche significare che si possa giocare a porte semiaperte o aperte. Dipenderà da cosa succede in futuro, magari tra 6 mesi si trova un vaccino per il virus e faremo tutto quello che vogliamo, ma per ora usiamo il buon senso. A settembre e ottobre ci saranno le condizioni per giocare con capienza ridotta, ma potrebbero sorgere difficoltà a novembre e dicembre. Solo a gennaio avremo una situazione più chiara, e gli scienziati avranno numeri e armi per domare il virus. Per questo dobbiamo essere previdenti, parlare con le società e i giocatori di quelle che sono le variabili del prossimo anno. Sicuramente ci cauteleremo rispetto a eventuali imprevisti e pandemie che dovessero ritornare. Non saremo impreparati come quest'anno, perché nessuno aveva ipotizzato una cosa di questo genere.

A proposito di contratti, tanti club hanno ridotto ingaggi, non c'è il pericolo di una fuga di talenti?

Noi abbiamo fatto una trattativa con i procuratori di tutti gli atleti della SuperLega e siamo molto vicini all'accordo. Non abbiamo chiuso perché abbiamo l'ultima parola ai club che stanno raggiungendo gli accordi per mettere in salvo i loro conti poiché in questa stagione molte squadre non hanno le risorse per chiudere i bilanci. Devo dire che giocatori hanno assunto un atteggiamento molto responsabile, chiaro che non tutti sono così, ma la grandissima parte ha capito bene la situazione e ha trovato l'accordo. Una parte residuale ha opinione differente, ma è naturale. Per la fuga d talenti è vero che qualche campione è emigrato per questioni di mercato o di scelte personali come Bruno che ha deciso di tornare in Brasile. Zaytsev, poi, ha una posizione, ha un ingaggio importante e per mantenere un guadagno ha dovuto andare all'estero. D'altro canto sono arrivati grandi campioni, penso a Lucarelli che nel suo ruolo è tra i primi 3 al mondo, a Piacenza è arrivato Grozer che è un opposto di forza e capacità stratosferica, a Monza è giunto il turco Lagumdzija e alcune società come Latina e Vibo stanno allestendo squadre molto interessanti. Credo che non perdiamo in competitività, anzi, il nostro rimane il campionato più importante e competitivo al mondo sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista organizzativo.















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