Quando il “pigiama” era dei “grandi”

Calcio Lega Pro. Sabato l’Alto Adige sfida la Cremonese, nobile decaduta che ha lanciato anche Vialli, Chiesa e Lombardo


di Filippo Rosace


BOLZANO. Cremonese, Pro Patria, Alessandria, Piacenza e Cittadella. La storia (o almeno una sua parte) del calcio italiano si scorre nella lettura delle prossime sfide che attendono al varco la Stroppa-band. Appuntamenti importanti non solo per il lignaggio dell’avversario, ma anche per il peso specifico dei risultati (leggi punti) che Miori e compagni saranno in grado di inserire nel carniere. Il tour tra gli scudetti della nobiltà calcistica tricolore, partirà sabato con la sfida dello Zini che opporrà ai biancorossi i “pigiamati” della Cremonese. Dici Cremonese e il pensiero biancorosso parte immediatamente a ritroso, sino a lambire i confini della stagione 2013-2014: quella della finale playoff persa con la Pro Vercelli, che gli altoatesini seppero conquistare prevalendo in semifinale sui grigiorossi lombardi. A distanza di qualche anno la sfida si ripete ma l’obiettivo è diverso, nonostante i presupposti di partenza. E’ da qualche stagione, difatti, che i “pigiamati” (furono denominati così nel 1913 a seguito dell’adozione dei nuovi colori sociali) progettano di far ritorno nell’olimpo del calcio nazionale, rinverdendo così i fasti di stagioni, non poi così lontane, che ebbero il merito di alimentare lo stellone di una società che ha saputo coltivare nel proprio orticello campioni del calibro di Zini (il portiere al quale fu poi intitolato lo stadio), Guarneri, Cabrini, Vialli e Lombardo. E poi Enrico Chiesa che con i pigiamati arriverà in Serie A a segnare la bellezza di 14 reti in una stagione (la ’94-’95) e a salvare i grigiorossi. E anche Rampulla, prima di diventare il mitico secondo portiere della Juventus per ben 7 anni difese i pali proprio della Cremonese.

I primi lapilli di storia cremonese (inizialmente in bianco-lillà) vengono eruttati nel 1903 all’interno della pizzeria Vesuvio di piazza Sant’Angelo. Lapilli di entusiasmo che soltanto negli anni settanta furono raffreddati e modellati sapientemente dal mitico presidente Luzzara, personaggio che scriverà la storia grigiorossa per i successivi tre decenni. Nella stagione 1983-84, difatti, la Cremonese approda per la prima volta nella massima serie, dopo 54 anni di attesa, guidata in panchina da Emiliano Mondonico e in campo da uno scatenato e talentuoso fromboliere come Gianluca Vialli. Palcoscenico della massima serie che, dopo l’immediato ritorno in cadetteria, la compagine lombarda riassapora 1988-1989 vincendo ai rigori lo spareggio (giocato sul neutro pescarese dell’Adriatico) con la Reggina, con il penalty decisivo realizzato da “Popeye” Attilio Lombardo. Per i pigiamati gli anni a seguire furono contrassegnati da un ulteriore periodo aureo, esaltato dalla conquista (1993) del Trofeo Anglo-Italiano, con una spettacolare vittoria al Wembley sul Derby County (3-1). Sul finire del secolo, lo stellone grigiorosso comincia ad oscurarsi, complici una serie di problemi societari e le vicende del calcio scommesse che, nella stagione 2011-2012, determinano una forte penalizzazione (-6 punti) alla partenza del campionato. Nonostante l’handicap la Cremonese conquista, per la terza volta, il sogno play-off frantumatosi nella semifinale con il Trapani. Così come in semifinale, due stagioni dopo, il sogno dei pigiamati si spezzerà sull’erba del Druso.

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