Il personaggio

Simone Giannelli e quell’oro che l’Italia del volley ha solamente sfiorato

Il bolzanino cresciuto nell’Itas e ora a Perugia può trascinare gli azzurri al trionfo che manca: "Ci sono squadre più forti di noi, ma ce la giocheremo senza paura"


Marco Marangoni


BOLZANO. Bolzano e il suo fenomeno della pallavolo, una storia giovane ma già parecchio lunga. Il fenomeno ha un nome, Simone, e un cognome, Giannelli. Un fenomeno che prima che la pandemia di Covid-19 mettesse a soqquadro la vita di ognuno di noi, era il miglior palleggiatore del mondo. Dopo non ci sono stati più confronti internazionali. Nella pallavolo italiana al maschile, sei volte medagliata olimpica, di fenomeni ce ne sono stati tanti, dall’eterno Andrea Giani ad Andrea Gardini, o per restare vicino alle montagne nostrane, il trentino Lorenzo Bernardi eletto il “miglior giocatore di pallavolo del XX secolo”.

Giannelli bolzanino di nascita, entrato nei cuori dei tifosi trentini per i tanti anni di militanza nella Trentino Volley, ha deciso di mettersi in mobilità e dalla prossima stagione sarà alla Sir Safety di Perugia. Prima, però, c’è da onorare la maglia azzurra alle Olimpiadi di Tokyo.

C’è da difendere, e perché no migliorare, l’ottimo argento di Rio de Janeiro 2016.

Punti di forza della Nazionale dell’allenatore Gianlorenzo Blengini oltre a Simone sono sicuramente l’opposto Ivan Zaytsev, lo Zar, e lo schiacciatore Osmany Juantorena.

Quello dell’Italia del volley maschile, a differenza di quello del femminile, si preannuncia un girone preliminare, quasi da vincere anche Simone preferisce andare con i piedi di piombo. Esordio contro Canada, quindi Polonia, poi la partita che sembra essere più ostica, quella contro il Giappone padrone di casa. La squadra nipponica non sarà però trascinata dal suo pubblico e quindi sarà alla pari delle altre squadre. Ultimi impegni con le qualificati in quota Asia, Iran, e Sudamerica, Venezuela.

Come ha sottolineato prima di decollare alla volta del Giappone il ct Blengini in merito alle sempre delicate convocazioni,

«Le scelte fatte si basano sulla necessità di ricerca degli equilibri in ogni singolo reparto e più in generale dalle esigenze complessive di un gruppo che dovrà sviluppare un determinato tipo di gioco».

La squadra olimpica è formata anche dall’altro palleggiatore Riccardo Sbertoli ed opposto Luca Vettori, dagli schiacciatori Jiri Kovar, Daniele Lavia e Alessandro Michieletto, dai centrali Simone Anzani, Gianluca Galassi, Matteo Piano e dal libero Massimo Colaci.

Per lei è la seconda esperienza a cinque cerchi. Dopo l’argento di cinque anni fa quali sono le sue aspettative ?

«Cerchiamo di fare del nostro meglio per portare alto il nome dell’Italia. Sicuramente è sempre una grande gioia perché sappiamo quanto sia difficile qualificarsi. Sarà la mia seconda Olimpiade, sono grato ed orgoglioso di poterla vivere, non vedo l’ora di rappresentare la mia Italia a Tokyo. Nulla è scontato perché anche la convocazione bisogna conquistarla sul campo. L’Olimpiade è sempre il sogno di tutti gli atleti».

Che obiettivi ha l’Italia del volley?

«Premettendo che alle Olimpiadi di facile non c’è nulla, siamo una squadra mista tra giovani ed esperti ma non la più forte. Ci sono squadre più forti, il Brasile con l’innesto di Leal è ancor più temibile rispetto al 2016. Francia, Stati Uniti e Russia hanno mantenuto una qualità eccellente. Sarà un’Olimpiade dal livello altissimo, già esserci è importante perché superare le qualificazioni è molto difficile e, sotto questo aspetto, basta pensare alla Serbia che è campione d’Europa in carica e che non ci sarà».

Il vostro girone di qualificazione sembra abbastanza abbordabile.

«Il Giappone ha dimostrato di mettere in difficoltà squadre più forti e il Canada ha sempre giocatori di alto livello. Certo, l’altro girone ha sulla carta Nazioni più forti. Noi dobbiamo sfruttare le partite per crescere nel corso del torneo ed arrivare al momento più importante in perfetta condizione. Abbiamo difronte un torneo su più giorni e molto importante sarà l’aspetto della tenuta psicologica e della condizione. Abbiamo ben chiaro l’obiettivo, dare battaglia a tutti, di lasciare tutto in campo ad ogni singola partita. Abbiamo grande rispetto per tutti: ce la giocheremo senza paura».

Parliamo di lei e della sua carriera. Ha lasciato la Trentino Volley, perché la decisione di andare in un’altra società?

«Sicuramente la Trentino Volley mi ha permesso di crescere, ho vissuto la pallavolo sotto un’ottica diversa. Sarò sempre grato a Trento ma adesso sento che è arrivato il momento di cambiare, di rimettermi in gioco e poi si vedrà. Il desiderio è quello di cercare di vincere il più possibile. Ho ancora una carriera davanti, ho solo 24 anni. Vivevo a Trento e ora mi trasferirò a Perugia. Bolzano? Non salirò così spesso come prima ma verrò».

Lei ha già vinto tanto e molti sono stati i riconoscimenti personali, c’è uno al quale è particolarmente affezionato?

«Tutte le vittorie sono belle. Se proprio devo dirne una, il Mondiale per club nella finale contro Macerata. Mi ricordo che ero stato premiato con miglior palleggiatore del torneo».













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