Sinner: «Piangere non serve, ma perdere così fa male»
Il numero 1 dopo la finale epica persa con Alcaraz a Parigi: «Siamo una famiglia semplice, mio padre non c'era perché doveva lavorare. Il successo non cambia tutto» (foto Ansa Epa)
LA FINALE Alcaraz vince il Roland Garros: Sinner battuto dopo una battaglia in 5 set
PARIGI. Un momento difficile, arrivato dopo i tre mesi di stop e quindi "ancora più difficile, perché c'era la voglia di dimostrare tanto". Per Jannik Sinner, sconfitto dopo una battaglia di 5 set in finale al Roland Garros da Carlos Alcaraz, lo sport "a volta ti da' tanto, a volte ti toglie. Oggi - dice in conferenza stampa - ho vissuto il lato triste. Ma piangere non serve a niente, adesso mi serve solo di tornare dalla mia famiglia, di avere un po' di tempo con loro e con me stesso. Poi, piano piano, si risale".
Sinner ripensa ai tanti momenti del match in cui avrebbe potuto chiudere il conto con Carlos Alcaraz e non l'ha fatto: "Sono contento della mia performance, è stato un incontro ad altissimo livello. Fin quando giochi c'è qualcosa da fare, pensi di sfruttare ogni punto, c'è sempre spazio. Dopo questo risultato c'è delusione, ma quando è finita è finita. E' difficile da accettare, non ho avuto molta fortuna, ma questo è lo sport, c'è la parte felice, oggi a me spetta quella triste".
"Torno a casa con la mia famiglia - dice Jannik - che è una famiglia molto semplice. Mio padre non era qui a vedere la partita perché doveva lavorare. Il successo non cambia tutto in una famiglia, adesso sono io che mi aspetto di prendere qualcosa da loro. Mia madre era qui, mio padre mi ha seguito in tv e ha finito di lavorare. Non bisogna continuare a piangere, succede". Sinner prova a farsi coraggio tornando alle immagini di "un match ad altissimo livello, con la palla che andava veloce ed una bella atmosfera anche per il pubblico. Mi porto via un'altra finale slam, che non è da sottovalutare, è la terza consecutiva. Ultimamente sono sempre andato lontano in tutti i tornei, è la mia ottava finale di fila. L'anno scorso avevo più alti e bassi, adesso riesco a resettare ma oggi è stato inutile. Se dicessi che sono felice perché ho giocato la finale non andrebbe bene. Perdere così fa tanto male".
E adesso? Jannik ha le idee chiare: "Con calma, mi serve un po' di tempo per me stesso, ho voglia di stare con la mia famiglia, poi andiamo avanti. La strada è questa, o la segui o ti perdi. E io non sono assolutamente il tipo che ha voglia di perdersi. Cercheremo di giocare qualche partita sull'erba prima di Wimbledon. A piangere si perde soltanto tempo. Nei mesi scorsi ho avuto momenti difficili, ma si risale". Quando si ferma, ripensa di tre match ball sprecati: "Inutile ripensarci. Carlos è il numero 2, è il giocatore migliore sulla terra in questo momento, ed è uno di quei giocatori in grado di cambiare la partita. Io ho avuto tante chances ma non sono stato in grado di sfruttarle". Con la mente, torna ai tre mesi di sospensione: "Ho trascorso un periodo difficile, in cui solo io e le persone che erano intorno a me sanno come erano andate le cose. Perché noi ne abbiamo la certezza al 100%. Sono stati 3 mesi difficili da gestire, e quando torni vuoi vincere, vuoi dimostrare, e per questo fa ancora più male perdere così".