Stelvio Marathon una gara sentita da amatori e grandi firme
Diciasette nazioni al via. Alla fine la fanno da padroni gli stranieri Marathon: Hoffman ha una marcia in più. Freitag decide tutto subito Classic: Bühler beffa Facchini grazie alle sue scarpe da running Sul podio anche un altro altoatesino, Anton Steiner
Stelvio. Fino alle 5.30 di mattina (di sabato) nessuno ancora sapeva quale sarebbe stato il tracciato della 3.a edizione della Stelvio Marathon. Tutto era nelle mani dei tecnici della Provincia di Bolzano che dovevano decidere l’agibilità della Statale 38 che da Prato sale allo Stelvio, a causa di una frana dei giorni scorsi e della possibilità di sistemi franosi oltre alla presenza della neve. Poi l’ok che ha scongiurato i piani B, C e D che Peter Pfeifer e i suoi collaboratori avevano preparato.
Così a Prato allo Stelvio scattavano alle 7.15 la MarciaStelvio non competitiva, alle 8 la Classic (29 km – 2.375 m/dsl), alle 8.10 la Marathon (42 km – 2.475 m/dsl) e alle 10 da Trafoi la Short di 14 km. Oltre 600 i partecipanti, ma la Stelvio Marathon è una gara speciale, per veri “duri”. Percorso bellissimo, hanno detto tutti, anche quelli che alle ore 14 erano ancora con le retroguardie al tornante n. 30, inimmaginabile la fatica restante. Sicuramente i panorami erano eccezionali, vista la compiacenza del tempo, qualcuno ha speso dei bei momenti ad ammirare le marmotte, altri soffermandosi ai fornitissimi ristori a scambiare impressioni con gli altri runners e con i tanti volontari. Ad ogni ristoro una sorpresa, gli svizzeri della Val Müstair con i maxi campanacci, gli schioccatori di frusta, i suonatori dei “corni svizzeri”, c’erano anche fisarmoniche e tanta musica. Una gran festa di sport e di intrattenimento.
Ma la gara era sentita. Tanti gli amatori, in lizza nella non competitiva e nella Just for Fun, ma tanti anche ben determinati a comparire in classifica con soddisfazione. Diversi i nomi forti di trail e running, ben 17 le nazioni rappresentate, e alla fine a farla da padroni sono stati gli stranieri.
LA CLASSIC
All’inizio si è formato un quartetto con Andres, Pühler, Facchini e Peter. Andres ha cercato di prendere il largo, poi l’ha ripreso e superato Facchini, ma la gara si è decisa quando - dopo la prima lunga salita e successiva discesa verso Trafoi - si è innestata dal tornante 43 sulla statale dello Stelvio, e la musica è cambiata. La prima parte in effetti era un vero trail con punti anche molto impegnativi, altri invece comodi sterrati o prati con viste da urlo. Stefano Facchini è arrivato per primo al tornante 43 ed ha affrontato la salita dello Stelvio affiancato dal fratello Alex in bici. Una quarantina di secondi e dietro c’era Pühler che, appena ha toccato l’asfalto, ha dato un’impennata all’andatura. Semplicissimo: il tedesco aveva scarpette da running, non da trail, e nello sconnesso ha fatto tanta fatica, poi l’asfalto per lui era come il velluto ed ha iniziato la sua danza tra i tornanti a suon di secondi su Facchini. Il tedesco è letteralmente volato fino al Passo, chiudendo la gara in 3h2’2”, Facchini è arrivato stremato a 6’47”, ed era il favorito dopo la vittoria 2018. Il podio è doppiamente altoatesino grazie ad Anton Steiner, autore di un concreto recupero proprio sui tornanti dello Stelvio.
Per un tedesco che vince, c’è una austriaca che festeggia. Sibylle Schild si è divincolata dalla morsa di Anna Pircher anche lei a metà gara. Sull’asfalto ha fatto valere tutte le proprie capacità e la vittoria è stata sua (3h32’31”), con la venostana a 3’21”, un arrivo in tutta tranquillità visto che la terza, l’austriaca Rosalia Zdouc, era molto staccata e giunta al traguardo a 21’28” dalla Schild.
LA MARATHON
La Marathon rispetto alla Classic aggiungeva una bella sgroppata sul fondovalle, una dozzina di chilometri sfiorando i laghetti dei pescatori di Prato, dove il marocchino Mohamed Hajjy si è reso uccel di bosco riuscendo a mettere tra sè ed il gruppetto dei migliori 1’40”.
“Troppo bello per essere vero” tant’è che dopo Stelvio il tedesco Benedikt Hoffmann prende in mano la situazione e detta le nuove regole. Dietro cercano di collaborare Niederegger e Hajjy ma il tedesco ha la classica marcia in più e comincia a macinare metri su metri guadagnando oltre due minuti. Poi sulla salita dello Stelvio la gara prende fisionomia. Hoffmann ormai si è involato con un divario incolmabile che si pesa a minuti, Niederegger bloccato dai crampi si ritira, Rungger è l’unico che resiste, anche se tornante dopo tornante si vede scivolar via il tedesco. Dietro c’è anche la sfida di Reiterer, che la Stelvio Marathon l’ha vinta lo scorso anno. La gara non ha più storia, Hoffmann vince con 3’29”56’, Rungger (che ricordiamo 4° sabato scorso alla Saslong) finisce a 9’2”, Reiterer a 13’4”.
Il marocchino non demorde, perde terreno ma è quarto a 20’2”.
La gara delle donne a metà percorso è già decisa. Karin Freitag ha già 7 minuti da giocarsi su Basilia Förster, la polacca Ewa Majer è ancora più lontana.
La Freitag non sembra sentire la fatica, sugli ultimi tornanti ha ancora la verve dei primi chilometri, arriva sul traguardo con un passo felino e vince con 4h24’9”.
Nulla da fare per la Förster 2.a a 19’44”, la Majer ancor più lontana.