«Tornare? Vorrei... Bolzano aveva tutto per vincere la Ebel» 

HCB Alto Adige. Il tecnico canadese attende in patria la fine dell’emergenza da Coronavirus Intanto si aggiorna in vista delle prossime sfide: «Mi piacerebbe proseguire l’avventura coi Foxes Il progetto va avanti con la riconferma di tanti giocatori. Aspetto segnali da parte della società» 


Thomas Laconi


Orangeville (canada). «Quando prendi in mano un gruppo a stagione in corso, la tua priorità è quella di convincere la squadra a seguirti, a lottare per le tue idee». Ci sono frasi, pensieri, che spesso non trovano seguito nella realtà, oppure, come nel caso di Greg Ireland, rappresentano semplicemente la sintesi perfetta di un progetto che trova pienamente riscontro.

A Bolzano, il tecnico canadese, in due mesi, ha messo tutti d’accordo. Perché quando allenare è soprattutto una passione, oltre che un lavoro, è più facile toccare le corde di chi ti ritrovi di fronte. In appena 65 giorni, Greg ha saputo tradurre in fatti concreti le centinaia di appunti tracciati con la penna sul suo taccuino. Fino al quel famoso 8 marzo, giorno in cui anche quel Bolzano, fino al quel momento inarrestabile, ha dovuto alzare bandiera contro il Coronavirus. «Siamo diventati il “gruppo” più forte della Ebel, potevamo arrivare in fondo. Vorrei terminare questo lavoro, attendo un’offerta del club. Ma a Bolzano ho lasciato tantissimi ricordi esaltanti».

Greg Ireland, quanto è difficile mettere la museruola a questo avversario chiamato coronavirus?

«È sicuramente un momento spaventoso e la paura dell’ignoto è davvero ciò che ci rende così inquieti in questi momenti. Bisogna solamente stare in casa e seguire le regole. Ho appena finito la mia quarantena di 2 settimane, sono rimasto da solo nella mia stanza per proteggere la mia famiglia».

Il Bolzano prometteva molto bene, poi tutto si è fermato. Quando ha capito che la stagione sarebbe terminata anzitempo?

«Stavamo portando avanti un grande percorso, nelle ultime 20 gare della stagione abbiamo fatto passi da gigante. Questo ci ha dato tantissima fiducia e ci ha posizionato in una posizione molto confortante. Non possiamo sapere come sarebbe finita, ma avevamo battuto tutte le squadre top della lega e di certo eravamo una delle poche compagini che potevano legittimamente ambire al titolo. Eravamo il gruppo più forte, i ragazzi sono stati eccezionali e io molto orgoglioso di avere lavorato con loro».

In momenti come questo riesce a programmare il futuro e a lavorare lontano dal suo ghiaccio?

«Al momento sto facendo diverse cose per prepararmi utilizzando tutto questo tempo per migliorare diversi ambiti. Sto lavorando ai preparativi per la Nazionale, abbiamo tenuto alcune videoconferenze con tutto lo staff e abbiamo anche messo insieme un piano-video per i sistemi di gioco, incentrato anche sulla cultura di squadra. Poi ho organizzato alcune videoconferenze con un gruppo di allenatori di tutti i campionati più importanti al mondo, domani (oggi per chi legge) sarò in contatto skype con un allenatore che ha trascorso molto tempo con la squadra di rugby degli All Blacks: discuteremo della cultura della squadra».

In due mesi ha rivoltato come un calzino il Bolzano? Credeva di riuscirci così bene in così poco tempo?

«Quando sono arrivato a Bolzano avevo un piano: cambiare tatticamente diverse cose, tra cui mentalità e coesione del team, sistema, cultura e motivazione. Volevo creare una cultura strettamente focalizzata sulla squadra nel suo insieme, con tutti i giocatori trattati allo stesso modo. So anche che non può succedere senza un buon collettivo e un gruppo di giocatori che hanno fame. Per inseguire un obiettivo devi trattare le persone con gentilezza e rispetto, non importa chi tu sia e cosa tu faccia per vivere. Sono anche un uomo di passione e intensità e penso che i fan sappiano che do tutto per il club e i giocatori. Proprio come loro. Ma un allenatore non gioca: è semplicemente il direttore d’orchestra che permette al talento dei grandi interpreti di emergere».

Capitolo Nazionale. Una sfida difficile, ma anche un bel riconoscimento..

«Un orgoglio incredibile. Come Nazionale abbiamo una bella chance: dare un contributo al Paese dopo questo periodo terribile, mostrare quel carattere e orgoglio per cui l’Italia è diventata famosa nel mondo. Noi vogliamo fare parte di questo esempio, nel nostro piccolo».

Tornerà per finire il lavoro?

«Già. Credo che ci sia un lavoro da finire. Mi piacerebbe, ma questo progetto incompiuto sarà legato soprattutto alla conferma di gran parte della squadra vista in stagione. Ho lasciato grandi ricordi a Bolzano, sarei felice di tornare, aspetto un’offerta del club, vorrei rivedere tanti ragazzi che ho allenato quest’anno».













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