«Un’assemblea sconvolgente Non si poteva parlare di calcio» 

Parla il presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli. «Confronto tra i 60 presidenti, ma emotivamente è stato complicato perché ci sono realtà distrutte dal virus. Per il futuro bisognerà capire quanti club supereranno il momento»


FILIPPO ROSACE


Bolzano. Il dramma del Coronavirus sul tavolo della Lega Pro. Venerdì scorso i sessanta presidenti dei club di Lega Pro hanno spento i pc a conclusione dell’assemblea presieduta dal presidente Francesco Ghirelli e tenutasi in video conferenza. A luci spente ed a quarantotto ore di distanza, è lo stesso presidente Ghirelli a fare il punto della situazione: «È stata un’assemblea emotivamente fortissima, con un consumo di energie emotive davvero pazzesco – inizia così l’intervista il massimo rappresentante della terza serie nazionale -. Basti pensare alla drammaticità espressa nelle parole espresse da Giuseppe Pasini, presidente della Feralpisalò, ed in quelle di Cesare Fogliasca, Direttore Generale della Pergolettese, esponenti di città che presentano la più alta percentuale di morti. Al di fuori della Lombardia, del Veneto, dell’Emilia Romagna e di un pezzo del Piemonte, il resto del Paese non si rende conto della gravità della cosa. Io, Francesco Ghirelli, che abito a Roma ho nella mia testa il ricordo delle sirene ed il rintocco delle campane a morte di quelle città. Quando mi chiedono: com’è andata l’assemblea? Cosa si è deciso? Cosa avete votato? Rispondo netto: ma cosa bisognava decidere, cosa bisogna votare? Come si fa a dire a certe persone ricominciamo a giocare, per loro è irreale che si possa concretizzare una cosa di questo genere e mentre c’è una gran parte della Nazione che assiste attonita e che teme il rischio di una rivolta sociale. C’è un’Italia che sta soffrendo il dramma di un’emergenza epocale. Cosa dovevamo decidere? La speranza fa da contraltare alla disperazione. Sono stato molto felice del fatto che l’assemblea ha dimostrato una forte maturità. Non sono mai dovuto intervenire per tacitare l’inizio di una polemica o voce fuori posto. Tutta l’assemblea ha espresso molta umanità e solidarietà. È venuta fuori la domanda chiudiamo? Ma quali saranno i risvolti giuridici e legali di una simile decisione? Ho avuto il mandato di rappresentare al presidente della FIGC Gravina lo scenario umano emerso da questo incontro, e così ho fatto».

Presidente in ogni caso bisogna affrontare una serie di problematiche che non dipendono né dai calendari e neanche dalle classifiche…

«È vero – continua Ghirelli – perché quando i club chiedono la restituzione della fidejussione, segnalano il fatto che c’è un problema tremendo di liquidità. Mi segnalano il fatto che dal 21 febbraio non si è giocato, mancano i soldi al botteghino, c’è il rischio che gli sponsor non paghino, e quindi non fanno altro che segnalare che il calcio, sotto questo aspetto, è davvero fragile. Il rischio reale è che si perda questa straordinaria piattaforma sociale che c’è nel Paese, che non solo fa calcio ma che raduna gente attorno ai campi, nello stesso tempo assicura la diminuzione dell’impatto con la criminalità, migliora la salute…se si perde tutto questo il Paese diventerà più povero. Se non avessi pudore: cos’è successo nella sanità. Non dobbiamo rischiare di perdere questo tessuto ed impianto sociale, per cui bisognerà vedere con occhio che guarda lontano, per capire quali potrebbero essere i problemi che potrebbero sorgere tra venti o trenta anni. Sono il presidente di un’organizzazione che è sconvolta da questo subdolo e silente virus, ed ho il compito di accompagnare tutti al di là dei crateri che ha generato il Coronavirus. Il punto drammatico è proprio questo: quante società riusciranno a superare questa crisi? Quante società rimarranno e quante non riusciranno a saltare il cratere? Tutti dovremo fare grandi sacrifici, dobbiamo essere consapevoli che più si andrà avanti in questa situazione e più la situazione si aggraverà».

Il discorso dalle società si sposta sui calciatori, protagonisti che dovranno anch’essi fare la propria parte per affrontare adeguatamente la “guerra” silente scatenata dal Corona Virus.

«Il discorso vale anche per i calciatori – ha concluso il presidente Ghirelli -. Se la società va in crisi non serve dire scindiamo il contratto e vado in un’altra società. Ma dove vai? Bisognerà invece vedere come si metteranno a posto le cose, bisognerà vedere come si rimetteranno in piedi. Trovare un accordo? L’accordo è una terminologia sindacale che oggi non esiste più perché stiamo vivendo tempi di guerra. Tornerà in seguito, ma adesso bisognerà parlare di soluzioni comuni per ricostruire insieme le fondamenta del nostro calcio».













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