l’analisi 

valentino beccari 

sofia, marta e le cattive ragazze



C’era una volta la Valanga Azzurra. D’Artagnan Gustav Thöni e poi i 4, 5 anche 6 moschettieri. Pierino Gros, Herbert Plank, Erwin Stricker, Fausto Radici, Tino Pietrogiovanna, ma anche Schmalzl, Bieler, e il giovane Paolino De Chiesa. Agli ordini del visionario Mario Cotelli, per 5 anni, fino al 1979, lo squadrone azzurro vinse tutto quello che si poteva vincere, mettendo alle corde il Wunderteam austriaco. Una sorta di Grande Torino con gli sci ai piedi. Era uno ancora uno sci in bianco e nero, con gli scarponi più duri dell’acciaio, i capelli lunghi e i basettoni della Beat generation. Una generazione di fenomeni, un ciclo impossibile da rivedere ed anche se lo sci italiano è passato per il campione che ha ballato un solo inverno Leo David ed il fenomeno Alberto Tomba. Ma un vero e proprio collettivo non lo si è più visto. Ma adesso, 40 anni dopo, qualcosa di simile sta accadendo a livello femminile: Federica Brignone ha vinto la Coppa del mondo assoluta, Sofia Goggia in discesa libera sembra un dittatore sudamericano degli anni ’70 e Marta Bassino ha messo al bando la democrazia nel gigante. E poi le sorelle Curtoni ed un gruppo di ragazzine terribili con in testa Laura Pirovano, una che ha 21 anni ha già collezionato più cicatrici di guerra di un reduce da Vietnam ma adesso che è guarita può anche vincere una gara di Coppa del mondo. Già, la valanga adesso è rosa.













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Valeria Frangipane

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