agricoltura

Donne in campo-Cia, un piano per le imprenditrici delle aree interne

L'assemblea propone novità come il co-manager per garantire la continuità durante i periodi di gestazione, maternità o assenza forzata, chiede di mantenere i punti nascita nelle aree remote e di montagna, rilanciare i consultori familiari rurali e altri servizi



Introdurre il co-manager dell'imprenditrice agricola, per garantire la continuità dell'attività durante i periodi di gestazione, maternità o assenza forzata, consentendole di scegliere personale di fiducia.

Mantenere i punti nascita nelle aree interne, come quelle di montagna, superando lo scoglio demografico che oggi ne determina la chiusura.

Rilanciare i consultori familiari rurali, come presidi di medicina di genere e sostegno psicologico per donne e giovani agricoltori.

Sono alcune delle proposte presentate da Donne in campo-Cia nella sua assemblea nazionale che si è svolta a Roma, all'Auditorium Giuseppe Avolio.

Proposte non solo politiche ed economiche, ma anche sociosanitarie, pensate per dare risposte concrete alle aziende agricole femminili, soprattutto nelle aree interne del Paese dove oltre 800mila donne che contribuiscono alla vitalità del territorio.

"Vogliamo costruire un piano d'azione che parte dalle esigenze reali delle imprenditrici - ha detto la presidente di Donne in Campo, Pina Terenzi - pilastri di un'agricoltura sostenibile e multifunzionale e motore dei territori rurali, ma troppo spesso dimenticate dalle politiche di welfare e sviluppo".

In Italia il 31,5% delle imprese agricole è guidato da donne, circa 355mila, e le lavoratrici rappresentano il 32% della manodopera, pari a 470 mila persone.

Tra le priorità, anche, valorizzare il ruolo sociale delle imprese agricole femminili, riconoscendo la loro capacità di offrire servizi educativi e di assistenza nelle comunità: fattorie didattiche e sociali, agriasili e agriturismi come centri di welfare di prossimità.

Altrettanto necessario prevedere una congrua dotazione finanziaria a livello nazionale e una legge quadro per l'imprenditoria agricola femminile, oggi marginale nei principali fondi e programmi come la Pac e il Pnrr, oltre a un riconoscimento dei bisogni delle donne nel ridisegno della politica agricola europea.   

“In un momento di grande trasformazione per il mondo agricolo, il lavoro di Donne in Campo - ha chiosato il presidente di Cia, Cristiano Fini - rappresenta un segnale concreto di innovazione e di visione. La transizione verso sistemi agroalimentari più inclusivi, resilienti e sostenibili passa dal pieno riconoscimento del ruolo delle donne.

Garantire loro pari accesso alle risorse, alla terra, al credito non è solo una questione di equità, ma una leva strategica per l’efficienza dell’intero settore.

Sostenere il contributo delle donne in agricoltura significa investire nell’energia vitale dei territori e nel futuro delle nostre comunità rurali”.









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