I linguaggi del Futurismo, racconto di una rivoluzione



ROMA - I primi dieci anni di vita del Futurismo furono fondamentali per gettare le basi dello stravolgimento dell'arte e della visione stessa della vita quotidiana. Ma fu nei due decenni successivi che il movimento fondato da Filippo Tommaso Marinetti trovò la propria unicità distinguendosi profondamente dalle altre avanguardie europee.
    Muove da questi presupposti la mostra di Palazzo delle Paure, a Lecco, racconto dell'esperienza artistica rivoluzionaria che ebbe in Giacomo Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Luigi Russolo, Gino Severini, Enrico Prampolini, Fortunato Depero i suoi grandi campioni. "Negli ultimi anni - ricorda la curatrice Simona Bartolena - il ruolo di primo piano nel contesto europeo di questa Avanguardia nata in Italia è stato ampiamente riconosciuto anche a livello internazionale, con importanti studi e grandi mostre nei principali musei del mondo, eppure ancora oggi la conoscenza che di esso ha il grande pubblico non è completa e approfondita". L' attenzione dei critici si è focalizzata sui primi anni del movimento ma, osserva Bartolena, ''al primo periodo che si conclude, di fatto, con la morte precoce di Boccioni, avvenuta nel 1916, seguono altri anni ricchi di spunti di riflessione, interessantissimi quanto a novità di linguaggio e originalità di ricerca''.
    La vitalità del Futurismo, è la linea suggerita nel percorso espositivo, si propagò in Italia da nord a sud superando ''di gran lunga i confini in cui di consueto si muovono i linguaggi delle avanguardie storiche, necessariamente elitari''. Gli artisti del movimento si tennero distanti dal sistema dell' arte ufficiale elaborando una ricerca che avrebbe investito tutti i campi della creatività e dettando in decine di manifesti programmatici le nuove regole per la pittura, l' architettura, il teatro, la musica, la letteratura, la grafica, la moda.
    ''Futuristi. Una generazione all' avanguardia'', fino al 18 giugno, si sviluppa in in sette capitoli, dalle origini del movimento, a partire dal 20 febbraio 1909 quando sul quotidiano francese Le Figaro, Filippo Tommaso Marinetti lanciò il suo proclama contro il ''passatismo'' per lasciare spazio al "nuovo", al dinamismo e alla velocità. L' indagine affronta anche la relazione tra il Futurismo e il primo conflitto bellico mondiale, il richiamo alla ''guerra sola igiene del mondo'' dalla quale non tornarono Boccioni e Antonio Sant'Elia. Un focus è dedicato al rapporto con gli altri linguaggi artistici, in particolare con il Cubismo, anche attraverso Gino Severini, trait d'union tra i due mondi. Spazio poi all' aspetto, finora poco indagato, della produzione astratta, primo fra tutti Giacomo Balla, con una parentesi dedicata agli astrattisti comaschi come Manlio Rho, Mario Radice e Carla Badiali. E ancora il dinamismo nella pittura, il movimento trasposto sulla tela, le sensazioni dinamiche attraverso i lavori di Luigi Russolo, Roberto Iras Baldessari, Giulio D'Anna. La sezione 'Un universo futurista', fulcro della mostra, documenta l'interazione con le arti applicate, il design, il teatro, la danza, la musica. Per la pubblicità 'parla' il lungo rapporto di Fortunato Depero con Campari (sua la mitica bottiglietta del Bitter) mentre per la musica sono esposti gli Intonarumori di Luigi Russolo. Infine, il capitolo dell' Aeropittura, il nuovo punto di vista del mondo che si affermò con l' evoluzione del volo aereo, e la visione "cosmica", caratteristica della ricerca più tarda, aperta a suggestioni spirituali ed esoteriche, con opere di autori come Tullio Crali, Gerardo Dottori, Giulio D'Anna, Fillìa, Thayaht, Alessandro Bruschetti. (ANSA).
   









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