Il potere secondo Obey, paladino della Street Art



Lo sguardo moderno usando il linguaggio che pesca a piene mani nel Futurismo e nel Costruttivismo russo. E' il tocco di Shepard Fairey, il paladino della street art conosciuto con il nome d'arte di Obey diventato famoso per il poster ''Hope'' di Barack Obama mediaticamente determinante per la conquista della Casa Bianca. Una serie di sue opere ispirate al tema del potere ''come forma di tirannia politica ma anche di spinta in grado di liberare le masse dagli oppressori'' sono state scelte per la mostra 'Strategies for a revolution'' che inaugurerà a fine gennaio in via Giulia, nel centro di Roma, la nuova sede della galleria Wunderkammern, attiva dal 2008 in un quartiere della città come osservatorio sull' arte urbana e trampolino per i nuovi talenti creativi. Dopo '3 Decades od Dissent' del 2020 alla Galleria d' Arte Moderna, Fairey torna nella capitale dal 29 gennaio al 22 febbraio con una selezione di lavori, in parte inediti scelti da lui stesso, che testimoniano le tematiche più importanti della sua carriera tra cultura underground e attivismo politico.
    Giuseppe Pizzuto, curatore dell' esposizione, rimarca che l' artista americano ''punta a travolgere lo spettatore con il suo immaginario e con il suo linguaggio ironico, propagandistico, iconico. L'energia che viene sprigionata dalle immagini create da Shepard, indipendentemente da quante volte abbiamo l'impressione di averle 'già viste', è sempre sorprendente''. A fare la fortuna di Obey - e ad esserne il suo marchio di fabbrica - è lo stile inconfondibile, che attraversa la tradizione grafica dell'arte dissidente e avanguardista europea, evocando la capacità di persuasione dei manifesti murali utilizzati massicciamente nella prima metà del Novecento per la propaganda politica, dall' Unione Sovietica alla Cina di Mao.
    ''La sua versatilità non si limita, tuttavia, soltanto alla ripresa di modelli del passato, ma anche all'utilizzo di materiali e tecniche sempre diverse e uniche, collage, serigrafie su supporti diversi come legno o alluminio, le HPM su carta, fino ad arrivare alle copertine dei vinili''.
    Wunderkammern ha cominciato a muovere i primi passi nell' arte contemporanea nella sede storica, ancora attiva, nel quartiere multiculturale di Torpignattara. Nel 2016 ha aperto una seconda galleria a Milano. La scelta 'periferica' - spiegano i promotori - era legata al forte interesse di seguire le realtà artistiche più "underground" della Capitale. In pochi anni la galleria ha proposto più di 60 mostre e legato il suo nome a opere murali di artisti italiani ed internazionali comparse nel quartiere. ''Senza tradire le proprie origini, la galleria ora sente la necessità di posizionarsi più centralmente nel tessuto cittadino e di rivolgersi ad un più vasto pubblico''. 









Altre notizie



Attualità