Maurizio Fagiolo dell' Arco, critico geniale controcorrente



(di Luciano Fioramonti) (ANSA) - ROMA, 21 GIU - L' esposizione di una quarantina di opere raccolte nel corso della sua lunga militanza di studioso dell' arte non soltanto italiana della seconda metà del secolo scorso accompagnata da un catalogo che è in realtà il racconto di un ''pensatore fuori dagli schemi'' attraverso le testimonianze di artisti, esperti, amici e galleristi incontrati lungo il cammino. E' l' omaggio che dal 23 giugno la Galleria Russo di Roma rende a Maurizio Fagiolo dell'Arco, storico e critico tra i protagonisti della scena culturale del dopoguerra, a vent' anni dalla morte. La mostra, curata da Laura Cherubini con la collaborazione di Maria Beatrice Mirri, moglie di dell' Arco, prende le mosse dall' autoritratto firmato nel 1665 da Giovan Battista Gaulli, il Baciccio, uno dei pezzi della collezione di dipinti del '600 romano donata dai coniugi Fagiolo al Museo del Barocco di Ariccia, nei Castelli Romani. E poi i lavori eseguiti dagli artisti che furono al centro dei suoi studi, da Carla Accardi a Balla, Boetti, Cagli, Cambellotti, de Chirico, Dorazio, Mafai, Paolini, Pascali, Fausto Pirandello, Alberto Savinio, Mario Schifano, Turcato, Warhol. C' era Maurizio Fagiolo dell' Arco (1939-2002) dietro due testi considerati fondamentali per la storia dell' arte italiana pubblicati nel 1966 dall' Editore Bulzoni: 'Rapporto 60. Le arti oggi in Italia', sulle esperienze artistiche più innovative del decennio, e 'Bernini. Una introduzione al Gran Teatro del Barocco'. Non ancora trentenne, il giovane studioso cominciò ad imporsi come lo spirito geniale divenuto in seguito punto di riferimento per un'intera generazione di colleghi. "Grandissima figura di storico dell'arte, personalità poliedrica, brillante studioso e creatore di indimenticabili mostre'' lo descrive Laura Cherubini. Fagiolo dell' Arco cominciò la sua carriera nel 1963, con la pubblicazione della tesi di laurea su Domenichino seguita da Giulio Carlo Argan. L' anno successivo cominciò a pubblicare sul quotidiano socialista l' Avanti! i commenti sulle tendenze del contemporaneo. Alla fine degli anni '60 si concentrò sulle avanguardie di primo Novecento: Balla e i Futuristi, Francis Picabia, Man Ray, di cui diventò lo studioso di riferimento. Dal 1979 fu Giorgio de Chirico a catturare per un ventennio la sua attenzione. Portò al centro della scena l'arte italiana tra le due guerre, la Scuola Romana e il Realismo Magico. "Maurizio era un grande anticipatore e indagava artisti che erano essi stessi anticipatori - osserva la curatrice -. Amava andare contro corrente''. A lui si devono l'Archivio della Scuola Romana, fondato con Netta Vespignani, e il Museo del Barocco romano nel Palazzo Chigi di Ariccia, destinatario della donazione della sua collezione di dipinti del '600 romano. (ANSA).
   









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