crisi climatica

Ortles, ghiacciaio «ammalato». Persi sette metri in pochi anni

Fenomeno preoccupante. Glaciologi riuniti per fare il punto sullo stato di salute dei ghiacciai: «I numeri certificano l’inesorabile arretramento»

IL PODCAST. La montagna ferita. Vita e morte di un ghiacciaio



MERANO. Il ghiacciaio dell’Ortles è arretrato di circa 7 metri negli ultimi anni. Un male diffuso che porta con sé una serie di problemi, fra cui anche i pericoli per i molti alpinisti che lo percorrono e che si trovano costretti, a volte, a cambiare il loro itinerario. Al Circolo unificato dell’Esercito di Merano, i membri del comitato glaciologico italiano hanno discusso anche di questo.
«L’incontro non ha riguardato solamente i numeri che certificano l’inesorabile arretramento dei ghiacciai dell’Alto Adige e di tutto l’arco alpino, ma ha anche guardato alle implicazioni che ne derivano. Si è discusso del ruolo della comunità scientifica e del Comitato glaciologico italiano, per facilitare una corretta comprensione e consapevolezza dei fenomeni in atto, in modo da indirizzare le scelte ed i comportamenti futuri della politica, dei decisori, ma anche di ognuno di noi», ha riassunto Roberto Dinale, direttore dell’Ufficio provinciale idrologia e dighe.

L’escursione sul ghiacciaio
Il gruppo di glaciologi ha percorso il sentiero sul ghiacciaio di Solda, tra i rifugi Città di Milano e Coston. Ha partecipato all’escursione anche un gruppo di operatori glaciologici del Cai Alto Adige, condividendo le proprie esperienze pratiche nel monitoraggio delle fronti glaciali.

La parola alla politica
L’assessore provinciale Arnold Schuler: «L’arretramento dei ghiacciai ha gravi effetti sul bilancio idrico e sui corsi d’acqua. Pertanto, è importante sensibilizzare ancora di più la società sull’importanza centrale della loro protezione». Alla sessione scientifica hanno partecipato anche il sindaco di Merano, il vicedirettore dell’Agenzia per la Protezione civile, il presidente del Cai Alto Adige. È stata sottolineata l’importanza della ricerca e della comunicazione scientifica: attività che danno la possibilità di fare le scelte giuste. Inoltre, si è sottolineata l’importanza della rete, necessaria per condividere metodi e strategie e ottimizzare le risorse.

La stazione di Ponte Stelvio
Luca Carturan, dell’Università di Padova, ha presentato le recenti modificazioni dei ghiacciai del Gruppo dell’ Ortles Cevedale mentre Sara Savi, dell’Università di Potsdam, si è concentrata sull’evoluzione del ghiacciaio di Solda. Si tratta di un ghiacciaio di particolare interesse, essendo in gran parte coperto da detriti e soggetto a dinamiche differenti rispetto alla maggioranza dei ghiacciai. Del ricco programma messo a punto degli organizzatori, ha fatto parte anche la visita all’innovativa stazione di misura di Ponte Stelvio, dedicata al monitoraggio dei sedimenti trasportati dal rio Solda al fondo e in sospensione. Rudi Nadalet dell’Ufficio Idrologia e dighe, ha mostrato le peculiarità dell’impianto. Si è inoltre svolta una dimostrazione del ciclo di lavoro di campionamento e dell’analisi di campo dei sedimenti raccolti. Presso questa stazione idrometrica, è stata scoperta una targa in memoria del ricercatore Velio Coviello, tragicamente scomparso nell’aprile di quest’anno. Con il suo lavoro e la sua competenza, Coviello ha dato un contributo determinante al lavoro del consorzio impegnato nella gestione di questo sito di monitoraggio. Reinhold Messner Molto apprezzato è stato l’invito di Reinhold Messner ad una visita serale del Mountain Museum di Solda. Qui, il re degli Ottomila ha riservato una calda accoglienza ai membri del Comitato Glaciologico Italiano e li ha incoraggiati a proseguire la documentazione di un’epoca storica segnata dai cambiamenti climatici e da grandi modificazioni dell’ambiente montano.
E.D.
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