crisi climatica

Poca neve, zero pioggia: rifugi a rischio siccità

Si cerca di rimediare con progetti per aumentare la capacità delle cisterne per la raccolta dell'acqua piovana e per il recupero delle acque grigie



BOLZANO. Il problema della scarsità d’acqua ha cominciato a porsi l'estate scorsa e nei prossimi anni sarà il tema dei temi, quanto meno per i rifugi in quota. Lo confermano Cai e Alpenverein.«I ghiacciai stanno esaurendosi, non nevica, non piove». Taglia corto così Sergio Massenz, responsabile dei rifugi del Cai Bolzano. «In alto l'acqua non penetra nel terreno, non arriva alle sorgenti. A valle, dove c'è un bacino di raccolta più ampio, basta che piova qui o lì e si riesce ad approvvigionarsi. Ma se il rifugio sta in cima o quasi, quando non piove resta a secco».

È accaduto l'estate scorsa al rifugio Puez, in Gardena. In pratica un mese senza acqua. Non va tanto meglio al Corno del Renon, che sta in vetta, come il Bolzano al monte Pez, sullo Sciliar. Un po' meglio va al Franz Kostner al Vallon dove, per lungimiranza, anni fa si era installato un tubo che permetteva di pescare acqua dal sistema di innevamento delle piste. La scorsa estate lo si è utilizzato, come conferma l'ingegner Claudio Sartori del Cai Alto Adige: «Salvati dagli impianti di pompaggio delle piste da sci».

«Il peggio - prosegue Massenz - è che abbiamo addirittura ricevuto lettere e email di reclami: i turisti passano, pretendono che la fontanella sgorghi, per riempire la borraccia. Vorrebbero l'acqua corrente dappertutto, non si rendono minimamente conto». È un problema ampio, «già ora, a inizio anno, la Venosta è senz'acqua, e si tratta di una valle...» dice Massenz.

E proprio ieri la Coldiretti ha lanciato l'allarme: in Pianura Padana quest'anno verranno coltivati a riso 8.000 ettari in meno, record negativo da trent'anni a questa parte.«Lo scorso fine settimana - prosegue Massenz - sono stato con i giovani del Cai Bolzano a Sarentino: per trovare neve abbiamo dovuto andare in una valletta dove non batte il sole e dal paese, a mille metri di quota, non si vedono cime innevate». Non va bene, si deve cercare di correre ai ripari. «Abbiamo avviato progetti per aumentare la capacità delle cisterne per la raccolta dell'acqua piovana e per il recupero delle acque grigie».

La Provincia sta aiutando, ma c'è di mezzo la burocrazia. L'intervento al Puez è slittato all'anno prossimo proprio per poter accedere al finanziamento pubblico. Che per fortuna c'è.L'acqua è indispensabile, in un rifugio. «Per cucinare serve acqua potabile, le riserve delle cisterne non vanno sprecate nei servizi, da utilizzare il minimo indispensabile. Noi da tempo ogni anno stiamo mettendo a posto una sorgente, in modo che l'acqua non sia inquinata. Se ci sono pascoli nei dintorni il rischio c'è». L'acqua viene trattata con raggi Uv, «per ammazzare i germi». Poi si aggiungono le bollicine. «Due servizi in contemporanea, per non dover ricorrere al trasporto di bottiglie di vetro o plastica in quota. Costa e soprattutto si inquina». In questo modo, si tentava di risolvere.

Ma adesso che non piove, tipo al Puez, che fare? Non sia mai che si debba ricorrere alle taniche trasportate dagli elicotteri, come inevitabilmente si dovrà fare in certi rifugi, tipo il nuovo Santner.   O si pompa da valle, o elicottero. «Noi siamo contrari», conclude. «Costa e poi sono decenni che insegniamo ai ragazzi come comportarsi, come muoversi senza disturbare gli animali». Finora nei rifugi Avs non ci sono stati problemi insormontabili, come conferma il presidente Georg Simeoni. «Ma quello dell'acqua nei prossimi anni sarà il tema dei temi, imminente, per l'intero arco alpino. Me lo confermano i colleghi di Austria e Svizzera».

Non solo un problema tecnico, ma anche culturale. «Si dovrebbe mettere a fuoco un discorso: in quota le persone dovrebbero usare meno acqua. Nei rifugi arriva gente che non pratica la montagna. Non c'è senso di responsabilità. Si lamentano che non ci sono le docce. Ma io dico: se siete in giro solo due o tre giorni, non occorre farsi la doccia tutte le sere». Ora si dovranno studiare nuovi sistemi: «Riciclare le acque cosiddette grige. L'acqua dei lavandini o delle cucine per far funzionare i wc».









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