Il kebab di Steinmeier fa infuriare i turchi



La scorsa settimana il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier è andato ad Ankara per il centenario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra Germania e Turchia. La visita che doveva riguardare le relazioni tedesco-turche sui media tedeschi (e non solo quelli) alla fine ha visto come protagonista non il presidente ma un kebab di 66 kg di peso sul suo spiedo.

Steinmaier, infatti, lo ha portato con sé, surgelato, sull’aereo presidenziale insieme a chi lo aveva prodotto: il berlinese Arif Keleş, proprietario di un negozio che vende doner-kebab, terza generazione di quei “Gastarneiter” arrivati in Germania negli anni Sessanta quando, nel periodo di boom economico, il Paese aveva un disperato bisogno di manodopera non qualificata. Quel kebab, che Steinmeier ha collaborato a tagliare esibendosi con un lungo coltello affilato nel corso di un ricevimento a Istanbul, interpretandolo come gesto di scambio interculturale per evidenziare i risultati di successo ottenuti dai 2,7 milioni di tedeschi che hanno le proprie radici in Turchia, ha scatenato il putiferio.

Secondo molti turchi/tedeschi il presidente ha ridotto il loro contributo alla Germania a un cliché offensivo. Personaggi di spicco del giornalismo, della cultura, della ricerca e dell’economia, con origini in Turchia ma nati e cresciuti in Germania, si sono riversati sui social media criticando quello che considerano un maldestro tentativo di rappresentare i discendenti del programma dei “lavoratori ospiti”, senza prenderli sul serio o trattarli alla pari. Quasi una beffa. Ozan Demircan, corrispondente da Istanbul del quotidiano economico e finanziario Handelsblatt, ha fatto notare che Steinmeier avrebbe potuto scegliere di mettere in risalto numerosi personaggi turco-tedeschi di successo, come Uğur Şahin e Özlem Türeci, i fondatori della BioNTech, l’azienda che insieme a Pfizer ha sviluppato il primo vaccino contro il COVID-19 autorizzato in Europa, o il regista İlker Çatak, che quest'anno ha ricevuto una nomination agli Oscar. «Milioni di Gastarbeiter hanno contribuito a costruire il Wirtschaftswunder tedesco», ha scritto su X/Twitter, riferendosi al “miracolo economico” del dopoguerra, “e il presidente tedesco porta in Turchia un produttore di kebab”.

Tuncay Özdamar, dell'emittente pubblica WDR, l'emittente radiotelevisiva pubblica della Renania Settentrionale-Vestfalia, ha criticato la scelta di mettere in primo piano il popolare streetfood definendolo “roba del passato” e “banale”, aggiungendo: «Se visiti l'Italia non porti certo la pizza ». Jörg Lau, corrispondente internazionale di Die Zeit, ha scritto semplicemente: «Cringe», imbarazzante. Non è andata meglio con i politici turco-tedeschi, l’ex deputata del Bundestag dell’SPD Lale Akgün ha commentato: “ a quanto pare il kebab si è integrato meglio dei turchi che devono ricorrere allo spiedo rotante per ottenere il riconoscimento che meritano”.

Akgün è nata a Istanbul e, secondo le sue stesse dichiarazioni, è arrivata in Germania all'età di nove anni. "Mentre le persone di origine turca lottano per la propria identità e un posto nella società, il presidente federale, probabilmente con le migliori intenzioni (!), li colloca dietro il bancone degli snack bar". La deputata della Linke al Bundestag Gökay Akbulut avrebbe voluto un altro regalo di Steinmeier per il governo di Ankara: "considerando lo stato pietoso dello Stato costituzionale turco, avrei consigliato al presidente di portare a Erdogan una copia della Convenzione europea dei diritti dell'uomo in turco”.

Di fatto la stessa opinione di Deniz Yücel, il corrispondente turco-tedesco della Tageszeitung e della Welt, che dal 27 febbraio 2017 al 16 febbraio 2018 è stato incarcerato in Turchia per presunta “propaganda terroristica”, detenzione che poi la Corte costituzionale turca ha definito illegale. Yücel ha sottolineato come Steinmeier non abbia speso una parola sulla situazione dei diritti umani in Turchia, un’occasione mancata che è ben più grave della faccenda dello spiedo. Ma il kebab ha vinto su tutto: il fatto che Steinmeier fosse accompagnato anche dal sindaco di Hannover Belit Onay, dal direttore della DHL Mustafa Tonguç e dallo scrittore Dinçer Güçyeter, è finito nell’ombra dietro il simbolismo della preparazione di carne da streetfood. L’unico a gioire della situazione è stato proprio Arif Keleş,il proprietario del locale da dove proveniva il kebab, il cui nonno ha lavorato per anni in una fabbrica tedesca prima di aprire il suo ristorante nel 1986. Keleş prima ancora di partire per Ankara ha dichiarato di essere orgoglioso che Steinmeier lo portasse “nella patria dei miei antenati”, ritenendolo un “grande onore”.

 













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