Giovani

Abuso di alcol e mix di sostanze «L'età è sempre più bassa»

Sono attualmente 24 le persone ospitate nella comunità terapeutica di Hands. In arrivo altri cinque posti letto. Il direttore Bruno Marcato: «Ci preoccupa il consumo multiplo come alcolici e cocaina, crack o farmaci»


Ilaria Cagnacci


BOLZANO. Sempre più giovani sono a rischio di dipendenze per l'aumento del consumo di sostanze. Spesso si tratta di mix di alcolici e farmaci per lo sballo del sabato sera. Il bere intensivo nel fine settimana, o cosiddetto binge drinking, ha anticipato di molto l'età di sviluppo del consumo fuori controllo. I tecnici rilanciano l'allarme. «Abbiamo assistito ad un abbassamento dell'età. In questo momento in comunità ospitiamo un ragazzo di 21 anni. Beveva quindici lattine di birra al giorno», racconta Bruno Marcato, direttore generale della comunità terapeutica gestita da Hands Onlus di Bolzano, che aggiunge «purtroppo c'è un grosso elemento di sofferenza tra i giovani e grandi interessi economici dietro il consumo di sostanze».

Le strutture

Sono 24 le persone attualmente ospitate dalla struttura, presto i posti letto saliranno a 29. L'età oscilla tra i 20 e i 60 anni, il percorso di riabilitazione può durare da un minimo di tre mesi a cinque, dipende dalla situazione di partenza. Sono circa 80 gli utenti che ogni anno si rivolgono alla struttura, per la maggior parte inviati dai servizi specializzati e in alcuni casi su segnalazione da parte della giustizia.Una volta usciti la sfida è non ricaderci. «È molto più rischiosa la fase post cura, rispetto al periodo in struttura. Per questo motivo, ci siamo attivati sul tema dell'accompagnamento al termine del percorso attraverso volontari, gruppi esterni e attività ricreative di vario genere, al fine di permettere alle persone di legare con qualcuno e non sentirsi sole». In Alto Adige la comunità Hands, nata agli inizi degli anni Novanta insieme al reparto ospedaliero di Bressanone, riesce a sopperire alla richiesta, ma, quello che manca, sottolinea Marcato, «sono interventi mirati per i pazienti cronici e una maggiore offerta per i più giovani».

Le conseguenze

L'alcool oggi rimane una delle principali cause di morte. «Sono molte le persone che perdono la vita a causa di problemi ai reni, pancreas e al sistema circolatorio legati all'abuso. La media ci dice che su cento persone dieci sono a rischio e due hanno un problema», spiega Marcato, «In una situazione di dipendenza sai di farti male, ma non riesci a smettere. Non riesci più a focalizzarti su te stesso, a volte fino a lasciarti morire».Le dipendenze cambiano e richiedono un continuo aggiornamento da parte degli operatori del settore. Se negli anni '90 era la volta dell'eroina, oggi quello che preoccupa è il miscuglio che viene fatto tra alcool e altre sostanze come la cocaina. «In questo momento vediamo molte persone che assumono più sostanze insieme. La popolazione maschile giovanile tende ad associare l'alcool alla cocaina, e in alcuni casi al crack, mentre la popolazione femminile tende ad associare le benzodiazepine che rinforzano l'effetto dell'alcool», riferisce Marcato. Da non sottovalutare l'abuso di sostanze psicoattive che, secondo Marcato, nonostante si tratti di un fenomeno sempre più diffuso, continua a rimane un tema poco affrontato nel dibattito pubblico: «Per dormire ti basta un Tavor, ma per avere lo stesso effetto mesi dopo ne hai bisogno di più. Lì nasce la dipendenza». È il caso di Patrizia, 61 anni, entrata nel circolo della farmacodipendenza prima, e dell'alcool dopo. «Ho avuto un periodo di depressione e non riuscivo a dormire, così ho iniziato a prendere le gocce, poi è arrivato l'alcool», Patrizia racconta di essere arrivata quasi al punto di morire, fino a che un giorno, suo figlio, guardandola negli occhi le ha detto «io non voglio che mia madre muoia», così si è decisa a entrare in comunità.

La testimonianza

Oggi Patrizia è determinata a concludere il suo percorso. Con entusiasmo racconta che a breve rivedrà la sua nipotina dopo un anno e la sua nuova passione per la pittura e il bastone della pioggia, lo strumento da lei utilizzato durante i laboratori di musica.La comunità non è solo una struttura protetta. È un luogo accogliente e stimolante, dove si rielabora il proprio percorso di vita con il supporto di un gruppo di esperti, mentre si instaurano relazioni, amicizie e nuove passioni. Lo stare insieme fa sì che si crei questa piccola comunità, dove ci si prende cura degli spazi in un'ottica di responsabilizzazione, ci si sostiene nei momenti di difficoltà, e si condividono anche momenti belli, fatti di creatività. Qui, il pennello, l'argilla, e gli strumenti musicali hanno tutti finalità terapeutica. «La musica in gruppo riesce a stimolare e a fare liberare queste individualità inespresse, perché spesso mancano i contesti e le situazioni per farle emergere. Sentirsi parte di un gruppo è importante, solo insieme si arriva ad un risultato finale carico di energia. La musica ha questa grande possibilità, far emergere il singolo individuo emarginato a causa dei problemi che incontra», spiega Alessandro Negri, operatore del centro.Le dipendenze non sono una condanna, la comunità con le sue storie ne è la testimonianza, l'ostacolo che permane è lo stigma e la difficoltà nel far passare l'idea alla società che «una persona che ha sbagliato può recuperare, e noi ci impegniamo anche per questo, riavvicinare queste persone alla cittadinanza» conclude Alessandro Negri. Pochi giorni fa Hands aveva lanciato un appello sul rischio di abuso di alcol durante le festività. Il consumo aumenta del 29% a Natale e Capodanno, mentre la depressione sale del 25%. Durante le festività natalizie del 2022, una persona su dieci sottoposta a test alcolemico risultò positiva.













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