Il caso

Agricoltura, va in scena lo scontro sul biodinamico

Gli scienziati all’attacco del Ddl 988. I sostenitori: aziende biodinamiche più attente alla sostenibilità


Paolo Campostrini


BOLZANO. L’agricoltura, qui, sta sul confine. Ma non solo tra due mondi e due culture. Ormai anche su quello che divide le coltivazioni tradizionali da quelle biologiche e, ancor più dentro, il biologico dal biodinamico. «Voi sotterrate corna di vacca con dentro la terra e osservate la luna invece del sole», dicono gli oppositori della nuova frontiera del «cornoletame» biodinamico. E gli altri: «Ci riempite di additivi chimici». In realtà la questione è complessa.

Da un lato perché le aziende biodinamiche stanno sempre più relegando in biblioteca l’ideologia per puntare sulla biodiversità e il rifiuto delle monocolture, dall’altro perché il dibattito si è fatto politico. Il disegno di legge 988 che equipara biologico e biodinamico ha prodotto la sollevazione di migliaia di scienziati e agronomi che ritengono questa seconda tecnica «priva di fondamento scientifico e con tratti esoterici». E in Alto Adige ha scavato una profonda trincea tra gli agricoltori e i vignaioli.

«Il biodinamico è più una religione che una pratica agricola - taglia corto Michael Bradlwarter, obmann della Cantina Bolzano - mischia la sostenibilità, che pratichiamo con forza anche tutti noi, con visioni esoteriche, quasi magiche. Senza che mai nessuna ricerca ne abbia validato le pratiche». Una posizione che viene condivisa da centinaia di aziende. Ma non da quelle biodinamiche. Che sono forti e agguerrite.

«Nessuna stregoneria - ha sempre affermato Alois Lageder, con storiche tenute nella Bassa Atesina - ma semplicemente l’attenzione alla biodiversità, guardando ad una convivenza felice tra piante e animali». E anche con gli insetti.

A sua volta Myrtha Zierock, figlia di Elisabetta Foradori, eredi di una antica azienda a cavallo tra Trentino e Alto Adige, molto attiva nella diffusione di pratiche sostenibili e nella ricerca delle antiche sementi, fa un esempio pratico: «Vi siete mai chiesti perché la carota nella cucina italiana non è quasi mai protagonista nel piatto? Sono carote raccolte a macchina - spiega - prodotte su decine di ettari coprendo i costi di produzione, ma trascurando gusto e fertilità del terreno». Che invece, quando viene lavorata in modo biointensivo, con preparazione maniacale del terreno, diserbo naturale e irrigazione sembra un’altra cosa.

Ma quando si torna a confrontarsi sui riscontri la questione sembra prendere altre strade: «Il biodinamico è tutto dentro una visione esoterica dell’agricoltura, che non tiene conto della ricerca e delle indagini degli esperti. Insomma non è dimostrato nulla di quello che sostengono chi ne fa pratica» dice Massimo Tagliavini, che è docente di arboricoltura all’università di Bolzano. E che sottoscrive con decisione l’appello di quasi mille studiosi e scienziati che hanno scritto una lettera aperta per bloccare il disegno di legge che equipara il biologico (su cui esistono invece protocolli e riscontri ) e il biodinamico.

Anche sul piano della contribuzione pubblica di settore. «I biodinamici - insiste Bradlwarter - mischiano i fiori alle viti, cospargono il terreno dei vigneti con piante che non c’entrano nulla in nome della biodiversità. Con il rischio di far arrivare specie di insetti pericolosi per la coltivazione». In realtà il biodinamico nasce da un teosofo, Rudolf Steiner. Che ha teorizzato un’agricoltura in equilibrio con l’intero ecosistema, che sfiora l’omeopatia e introduce lo studio delle fasi lunari, apre al letame inserito in corna animali per vivificare il terreno e osserva il calendario astrologico con attenzione maniacale.

«Questi aspetti, come dire, esotici e esoterici della biodinamica hanno prodotto una visione quasi macchiettistica della pratica - osserva invece Angelo Carrillo, studioso di cucina, autore di libri e ricerche sulla produzione agricola - che invece oggi è molto più legata alla realtà dei nostri tempi. Che richiedono sempre più attenzione alla sostenibilità e all’integrazione delle colture».

È un fatto, dice, che la monocoltura sta producendo danni e che, invece, una maggiore attenzione alle pratiche antiche possa far recuperare gusto e cura ai prodotti agricoli. «Si dimentica - aggiunge a sua volta Lageder - che l’osservazione delle fasi lunari, le energie del cosmo sono tutti aspetti che i nostri avi hanno sempre considerato nella gestione di campi».

Il programma per una nuova sostenibilità proiettato verso il 2030 è invece al centro delle centinaia di aziende che pongono attenzione alla ricerca scientifica in agricoltura: «I mezzi per impedire la morte delle piante non vanno demonizzati - insiste Bradlwarter - e la chimica, se usata con attenzione, è un alleato prezioso per far sì che i prodotti e i cibi non vengano contaminati. Insomma, stiamo così attenti all’igiene delle nostre case e poi vorremo seguire mode non igieniche nei campi? Cerca un conciliazione Carrillo: «Ruotare le coltivazioni, agevolare le monocolture vinicole, così diffuse da noi, con immissioni sul terreno di altre sementi, come le segale, fanno solo il bene delle piante». Insomma, non porterebbe a nulla lo scontro ideologico. Soprattutto ora che anche il biodinamico tende ad abbandonarlo guardando all’approccio olistico anche dello steinerismo e le aziende tradizionali e biologiche sono molto più attente alla sostenibilità e approfittano sempre meno della chimica. Ma la pace è ancora lontana. Forse un armistizio no.













Altre notizie

Tennis

Sinner torna in campo, nel Principato primo allenamento verso il Roland Garros

Dopo le cure all’anca al J Medical, Il campione di Sesto ha ripreso in mano la racchetta a Montecarlo sotto la supervisione coach Vagnozzi e Cahill. Ma non ha sciolto le riserve sulla sua partecipazione a Parigi (foto Instagram Sinner)

LA SPERANZA Il post di Cahill che fa sperare i tifosi
IL CAMPIONE "A Parigi solo se sarò al 100%"
DOLORE Per il problema all'anca Sinner si affida al centro della Juve
GOSSIP Nuova fiamma per Jannik? Il gossip su Anna Kalinskaya

Attualità