«Basta liti e roghi sulla Mendola» 

Il primo cittadino di Cavareno: «Si trovino i colpevoli al più presto, quest’area ha bisogno di pace»



PASSO DELLA MENDOLA. “È tempo che chi di dovere faccia quello che deve fare, perché tre incendi con le stesse modalità e tempistiche definite non possono restare impuniti. E per trovare il colpevole (o i colpevoli) non possiamo aspettare che ci scappi l’incidente grave o addirittura il morto”. Così ieri il sindaco di Cavareno Gilberto Zani ha commentato il fuoco che nella notte tra martedì e mercoledì ha distrutto alla Mendola sei casette di proprietà comunale, “in quanto realizzate – spiega il primo cittadino – su terreno pubblico”: “Chi voleva fare un danno ai privati ha finito per danneggiare, e in modo pesante, il Comune e quindi la nostra comunità”.

Amarezza e delusione sono i due sentimenti del sindaco: amarezza per l’incomprensione che questi gesti dimostrano verso gli sforzi che l’amministrazione ha fatto e fa per chiudere dopo 40 anni la querelle delle baite abusive della Mendola e delusione per l’assenza di risultati, finora, nelle indagini.

Il problema dietro questo nuovo episodio che infiamma (è il caso di dirlo) la Mendola è come detto incancrenito in 40 anni di cause, con la parola fine arrivata nel 2016 con il Consiglio di Stato che ha sancito la “inoppugnabile proprietà comunale” delle 19 casette costruite abusivamente su terreno di uso civico e quindi rimaste fuori dalle sanatorie.

Tutto è partito nel 1977 con la ricognizione e l’inventario, anche fotografico, deciso dal Comune delle baite su suoli privati e pubblici e realizzate prima del 1967, l’anno della cosiddetta “Legge ponte” che ha disciplinato i regolamenti di edilizia comunali. In zona i servizi o non esistevano (fognatura) o erano limitati. Nei primi anni ’80, il sindaco Gilberto Zani (lo stesso di oggi) iniziò a dar corso ad alcune demolizioni di casette su suolo pubblico, poi bloccate a seguito dei condoni edilizi decisi dal Governo nel 1985 e reiterati nel 1994 che hanno permesso a chi aveva costruito una casa sul proprio terreno in modo irregolare di sanarla/regolarizzarla. Chi le aveva erette su suolo pubblico non ha potuto invece accedere al condono.

Il piano regolatore generale in vigore prevede che l’area al passo (privata e pubblica) sia riqualificata ed è stato definito un piano attuativo per le casette su suoli pubblici, simile a quello autorizzato per le case su terreni privati. “Pacificare l’area dopo 40 anni – conclude Zani - è un obiettivo doveroso a cui ognuno di noi è chiamato assumendosi le responsabilità che gli competono». (g.e.)















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