Il vicesindaco di Egna «Il meranese Zanella ideale per la Bassa» 

Pocher: ha la moglie di Termeno ed è graditissimo alla Svp «Il Pd ascolti più il territorio e meno le sirene romane»


di Massimiliano Bona


EGNA. «Chi definisce impropria la candidatura del meranese Diego Zanella per il collegio Bolzano-Bassa Atesina sa poco di lui. Ha la moglie di Termeno, è perfettamente bilingue ed è gradito al Bauernbund e all’ala economica della Svp. Non ci sono altri italiani con queste credenziali»: a parlare è il vicesindaco di Egna Alex Pocher, ingegnere con un avviato studio in Bassa il cui nome circola in questi giorni per lo stesso collegio. «Come primo passo io mi chiamo fuori, perché ho solo due anni di esperienza amministrativa e voglio portare avanti il mio studio».

La disturbano le continue voci che circolano sulle candidature per il collegio Bolzano-Bassa Atesina? Sembrano prevalere logiche nazionali più che locali...

«Penso sia normale che un partito faccia certe scelte tenendo conto del quadro complessivo in cui ci si muove. Queste elezioni sono quantomai delicate per il Partito Democratico e sicuramente non possiamo non ragionare tenendo conto della situazione politica regionale oltre che provinciale. L’importante è coinvolgere i territori nelle scelte e motivarle. Per quanto riguarda la “girandola” di nomi, non sono stupito: la campagna elettorale sarà breve e quindi inevitabilmente la scelta dei candidati passa attraverso un percorso anche caotico, se vogliamo. Il silenzio sarebbe ancora peggio: vorrebbe dire che qualcuno ha già deciso altrove...».

Lei dice, “coinvolgere i territori”: si sente coinvolto dal suo partito?

«Parlo regolarmente con i vertici provinciali del Pd e fino ad oggi non si sono mai sottratti alle mie domande: diciamo che anche i territori devono imparare ad imporre la loro presenza nei processi decisionali soprattutto nelle fasi concitate in cui è più facile o comodo dimenticarsi di coinvolgere la base».

Dalle sue parole non traspare particolare entusiasmo per i vertici provinciali del Pd..

«Al contrario: abbiamo un segretario giovane, appena eletto, chiamato ad affrontare in un anno un’elezione nazionale e una provinciale in un momento di innegabile difficoltà per il Pd. Direi che dargli fiducia in questo momento è davvero il minimo che si possa fare».

Allora il suo malcelato fastidio è per i nomi?

«Insomma non mi vede contento! (ride ndr). Sono solo un po’ sorpreso dai nomi che circolano: resto convinto che la politica sia una attività seria, e credo che un partito debba individuare per un collegio che, almeno sulla carta, è agevole candidati preparati e utili alla causa e non necessariamente “purosangue da campagna elettorale”».

Il sottosegretario Bressa (politico esperto con delega agli affari regionali) non coincide forse con suo il profilo?

«In condizioni normali dovrei risponderle che ha concluso il suo percorso, ma saremmo degli sprovveduti se non capissimo che con la perdita di Zeller e di altri uomini navigati ci sarà bisogno di qualcuno, amico dell’autonomia, che conosca bene l’ambiente romano. Visti da Roma noi siamo molto piccoli e confidiamo nella capacità dei nostri parlamentari di farsi valere. Io mi auguro che la partita Bressa sia chiusa, semmai vedo ressa alla camera».

Corrarati, Carlo Costa, Cagnotto, Nicoletti, Zanella...ma anche lei è stato chiamato in causa. Cosa c’è di vero?

«Qualche amico sta facendo pressing sperando in una mia candidatura, ma io credo non sia opportuno. Ci sono già fin troppi candidati. Come ho detto ritengo la politica una cosa seria: dopo soli due anni di esperienza amministrativa, senza una formazione specifica alle spalle non lo ritengo una cosa seria. Ho troppi progetti avviati ad Egna e devo occuparmi dei territori per il Pd provinciale nel 2018. E vorrei anche riuscire a portare avanti il mio studio...».

Allora, qual è il suo candidato favorito?

«Guardi ho parlato a lungo con il mio circolo e con alcuni amministratori locali, ma anche con rappresentanti di altri circoli della Bassa Atesina. La mia preferenza va indiscutibilmente a Zanella. Ho collaborato con lui in questi due anni e lo ho conosciuto come amministratore innovativo, preparato e concreto. Conosce la Bassa Atesina come le sue tasche, la moglie è di Termeno ed è persona gradita anche ai miei colleghi della Svp, sia come imprenditore che come profondo conoscitore del mondo agricolo. Lavora con il politecnico di Milano ed ha progetti internazionali avviati con università Svizzere. Sulla carta è un candidato ideale, anche se sono consapevole che le logiche della scelta non potranno essere solo quelle territoriali. Zanella, poi, ha lavorato anni fa per una società di consulenza a Roma, conosce la realtà ministeriale ed ha contribuito al lavoro dell’ex Procuratore Tarfusser sulle “best practice” in ambito di giustizia».

E Carlo Costa?

«Assolutamente no, ma Costa viene chiamato in causa ciclicicamente per ogni elezione in provincia di Bolzano. Non mi stupirei che venisse inserito anche tra i papabili per il ruolo di Obmann degli Schutzen prima o poi (e ride ancora ndr). Non sono così convinto che abbia voglia di candidare, l’ingegnere è una risorsa straordinaria per il Pd ed io mi auguro rimanga qui, perché il partito ha bisogno di persone navigate anche e soprattutto sul territorio».

Come valuta gli altri nomi in ballo?

«Non mi esprimo, perché non li conosco bene, credo che la scelta meno felice sarebbe quella di un esterno, o di un alieno catapultato qui, ma come detto queste sono elezioni nazionali e dovranno seguire logiche più ampie. Se dovessi puntare su un candidato diverso da Zanella direi Gruber».

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